Nel 1994, gli Heroes Del Silencio sono quasi arrivati all’apice del successo. Non sono più solo una delle realtà musicali più interessanti del panorama rock iberico, ma con il loro El Espiritu Del Vino, pubblicato l’anno precedente, e il successivo estenuante tour, hanno scalato le classifiche di tutta Europa, conquistando anche l’attenzione di MTV, all’epoca, vera cartina di tornasole della popolarità raggiunta da una band. Mancano solo due piccoli passi per diventare stelle di prima grandezza: conquistare il mercato americano e quello giapponese.
I rapporti all’interno del gruppo, però, non sono più quelli di una volta: la morte in un incidente d’auto del road manager, Martin Druille, vero collante fra i componenti della line up, ha fatto riemergere criticità caratteriali, prima tenute a bada, e ora pronte a esplodere in violenti litigi. Il successo inaspettato, la difficoltà nel gestirlo e la stanchezza derivante dai numerosi impegni mediatici (oltre a centinaia di concerti tenuti in tutta Europa) hanno spremuto tutte le energie psicofisiche di quattro ragazzi che sembrano anzi tempo invecchiati.
Quando, sul finire del 1994, Enrique Bunbury e soci si ritirano a Benasque, piccola comunità montana dell’Aragona, per ritrovare l’ispirazione e la serenità perdute, gli Heroes Del Silencio sono una band sull’orlo di una crisi di nervi. L’isolamento forzato e la presenza di Alan Boguslavsky, nuovo chitarrista arruolato per il precedente tour, sembrano, però, riportare i rapporti in un alveo di fattiva collaborazione e unità d’intenti. Nelle gelide lande aragonesi, i cinque incidono diversi demo di quelle che saranno le canzoni che confluiranno nel nuovo album.
Il materiale è praticamente tutto pronto, quando la Emi mette i cinque ragazzi su un aereo, destinazione Los Angeles. E’ arrivato il momento del grande salto di qualità e bisogna conquistare il mercato americano: la casa discografica non bada a spese e mette a disposizione degli Heroes, in veste di produzione, il leggendario Bob Ezrim, uno che ha collaborato con Pink Floyd, Peter Gabriel, Kiss e Lou Reed, tanto per citare dei nomi.
Avalancha (Valanga), questo il titolo del nuovo disco che vede la luce nell’ottobre del 1995, rappresenta una sorta di piccola rivoluzione nel suono della band che, fin dalla copertina, veste abiti decisamente più iconici e rock. Messe da parte le fascinazioni latine, che avevano trovato una solida sponda nel precedente produttore (Phil Manzanera), le canzoni di Avalancha suonano decisamente più dure e dirette, e sono attraversate da quel respiro internazionale necessario a conquistare il mercato statunitense.
Apre la sognante Derivas, intro di un solo minuto, prima che il disco parta rapido e aggressivo, con l’hard rock impetuoso di Rueda, Fortuna!: il riff adrenalinico, la sezione ritmica martellante e il cantato potente e teatrale di Bunbury sono il biglietto da visita che apre agli Heroes Del Silencio una nuova, ma purtroppo breve, stagione di successi. Privato di ogni inutile orpello e indirizzato su un binario che spinge sulla potenza e la velocità, il suono degli Heroes si fa ruvido e asciutto, e mostra i muscoli, alternando il rock ‘n’ roll irrequieto di Parasiempre e l’hard rock rabbioso di Dias De Borrasca a vibranti ballate elettriche (Morir Todavia, scritta in memoria di Martin Druille e di Rafael, fratello di Bunbury, accoltellato in una rissa da bar) e appassionate e seducenti digressioni romantiche (la splendida La Espuma De Venus). La dolcezza acustica La Chispa Adecuada e l’epos travolgente di Iberia Sumergida diventeranno veri e propri cavalli di battaglia nelle performance live della band, che di lì a breve partirà per un lungo e intenso tour, da cui verrà tratto un doppio live, intitolato Parasiempre (1996).
La storia della band, però, è al capolinea: Enrique Bunbury e Juan Valdivia sono ai ferri corti, i litigi sono all’ordine del giorno. Il cantante è stufo della strada imboccata dalla band, trova obsoleta la musica e la strumentazione usata, scrive un decalogo a cui tutti dovranno attenersi, se vogliono continuare a suonare insieme. La risposta piccata degli altri quattro non tarda ad arrivare e, poco prima di organizzare un lungo tour in Giappone, la band implode e si scioglie, lasciando i fan attoniti e gettando al vento l’occasione per conquistare, definitivamente, il mondo.