Arriva dalla Croazia, e nello specifico da Buzet, la new sensation targata Ruf Records, l’etichetta che, negli ultimi vent’anni è stata terreno fertile per giovani talenti blues, avendo già aiutato eccezionali artisti femminili, come Samantha Fish, Erja Lyytinen, Ana Popovic e Joanne Shaw Taylor, a raggiungere il successo internazionale.
Questa ragazza con la chitarra a tracolla e il cuore votato al verbo rock blues, ha iniziato a suonare la chitarra solo cinque anni fa, dopo aver assistito a un concerto in un locale di musica dal vivo vicino alla sua città natale. Così inizia la storia artistica di Vanja che, dopo quella sera, ordinò una chitarra economica su internet, iniziò a prendere lezioni, e quindi abbandonò il suo lavoro di pasticciere per dedicarsi alla musica.
Circa due anni dopo, se ne andò di casa per unirsi a una banda nella capitale della Croazia. Concerti in Serbia, Slovenia, Germania e nella sua nativa Croazia le hanno permesso di affinare le abilità sia come cantante che come chitarrista.
Nel 2017, più veloce di quanto avrebbe potuto immaginare, Sky è già in studio per registrare il suo disco d’esordio con alcuni dei più grandi nomi della scena blues. La sua carriera da professionista inizia, dunque, ai Bessie Blues Studios di Stantonville, nel Tennessee, la “casa” del produttore vincitore del Grammy, Jim Gaines. Lì, ha registrato per primo il frizzante road blues Low Down and Dirty di Luther Allison insieme ai chitarristi Mike Zito e Bernard Allison.
Per Zito, una delle figure più autorevoli del rock blues contemporaneo, è stato amore a primo ascolto: ha prodotto il disco, vi ha suonato la chitarra ritmica, e ha affiancato a Vanja un gruppo di abili sessionisti per registrare altri undici brani. Il risultato è un disco che riserverà molte sorprese per tutti gli appassionati (e, meglio chiarirlo, farà storcere il naso ai puristi). Perché dopo aver dato un’occhiata alla copertina patinata e alle altrettanto patinate foto contenute nel booklet, ci si aspetterebbe una scaletta di ben altro tenore. Mentre, appena parte Bad Penny, title track e cover riuscitissima di un grande brano di Rory Gallagher, la prima impressione è che qualcosa stoni, ma in senso positivo.
Dimenticatevi le seducenti fattezze della Sky e le raffinatezze stilistiche che avreste potuto immaginare giudicando il libro dalla sola copertina. Vanja, infatti, è sgraziata, rude e diretta, la sua chitarra ha un suono virile ed essenziale, e le canzoni, tutte belle, sono davvero poco accomodanti. Inutile girarci intorno: si sente che questa ragazza ha una storia recentissima alle spalle, che non ha frequentato scuole né ha avuto una formazione professionale; peraltro, non ha nemmeno una gran voce, debole nell’estensione e povera nelle sfumature e nelle tonalità.
Eppure, Vanja, che non è un fenomeno da un punto di vista tecnico, possiede quelle qualità di passione ed entusiasmo che fanno di Bad Penny uno dei migliori dischi di genere usciti quest’anno. L’approccio è decisamente più rock che blues, le esecuzioni sono irrorate di sangue sporco, non vengono lesinati sudore e grinta, e qui e là affiorano anche asprezze garage (la trascinante Do You Wanna) e proto-punk (il graffio di Don’t Forget To Rock And Roll, trova come nume tutelare la Patti Smith del CBGB). Ottime le due cover in scaletta, le citate Bad Penny (Rory avrebbe apprezzato tanta maleducata sincerità) e Low Down And Dirty, ma di pregio sono anche tutti i pezzi originali, con particolare riguardo al trascinante funky rock di All Night e alla conclusiva Crossroads Of Life, delta blues al sapore di ruggine e slide.
Che sia nata una stella, è presto per dirlo; sta di fatto che, rispetto a più attrezzate colleghe, quelle citate a inizio articolo, ad esempio, Vanja possiede la veracità incondizionata del neofita, e quella forza primitiva e selvaggia che fa vibrare le corde della chitarra e quelle dell’emozione. Inelegante, forse, ma incredibilmente vera.