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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
23/10/2025
Live Report
Bar Italia, 22/10/2025, Santeria Toscana, Milano
I Bar Italia tornano nel nostro paese e si dimostrano più cresciuti, coesi e generosi nei confronti del pubblico, che a questo giro ha quasi riempito il Santeria. A marzo ritorneranno, se ve li siete persi potete recuperare.

I Bar Italia li abbiamo conosciuti nel 2023, anno della firma per la Matador e l'uscita di Tracey Denim, comunemente noto come il loro disco di debutto, anche se avevano già all'attivo due lavori con la World Music, usciti in piena pandemia e passati quasi del tutto inosservati.

Un nome che ovviamente ha suscitato interesse immediato nel nostro paese, ma che loro hanno preso da un locale piuttosto famoso nel quartiere di Sono, nella loro Londra.

Vero comunque che Nina Cristante, cantante e fondatrice del gruppo assieme ai chitarristi Sam Fenton e Jezmi Tarik Fehmi, italiana lo è davvero, visto che è nata e cresciuta a Roma e si è trasferita in Inghilterra nel 2007, dove ha lavorato come nutrizionista e personal trainer, prima di incontrare gli altri due ed iniziare a fare musica con loro.

Nelle loro canzoni, tuttavia, non c'è nulla che possa essere ricondotto alla nostra tradizione: il mix di Indie Pop, Post Punk e tutte le declinazioni possibili rubricate sotto l'etichetta “alternative” proviene senza dubbio dal mondo anglosassone e, pur senza nessuna pretesa di originalità, ha saputo ritagliarsi uno spazio di una certa importanza, grazie soprattutto ad una scrittura sopra alla media.

 

Dall'ultima volta che li ho visti dal vivo, esattamente due anni fa al Biko, sono usciti altri due dischi, sempre per la Matador: Some Like It Hot, che oggi sono in giro a promuovere, ha segnato un  notevole salto di qualità, con canzoni migliori, arrangiamenti più complessi, e una varietà stilistica portata avanti con disinvoltura e personalità. Potenziali hit le avevano anche prima, ma questa volta l'impressione è quella di un album coeso, che funziona dall'inizio alla fine e che riesce nell'impresa di rileggere il passato con uno sguardo il più possibile contemporaneo.

È una ricetta che funziona e infatti, per quella che è solo la seconda data di questo giro europeo, sono approdati in un locale più capiente, con il pubblico che ha risposto benissimo (niente sold out ma ad occhio e croce c'eravamo quasi).

L'età media dei presenti è piuttosto bassa, tra universitari fuori sede e stranieri in Erasmus, la sensazione è che i Bar Italia siano, nonostante le influenze datate, una band “nuova” a tutti gli effetti, che ha saputo intercettare più di altre i bisogni delle giovani generazioni.

 

Sorvoliamo rapidamente sui Corporate Finance, un duo fautore di un Pop delicato, infarcito di Synth e punteggiato di influenze Folk, che si è esibito a luci spente, qualche visual e con l'unico ausilio di basi preregistrate. Alcuni spunti nei vari brani sono anche sembrati interessanti, ma non si può definire “live” una performance del genere, che oltretutto è stata inficiata da una prova vocale piuttosto deficitaria. Probabilmente mi sono perso qualcosa io, ma non ho proprio capito il senso di una cosa così.

 

Bar Italia sul palco sulle note della nuova “Fundraiser”, con le sue atmosfere simil Cure e le chitarre taglienti ad allietare i presenti. Le successive, più datate, “My Little Tony” e “I Make my Own Dust”, mettono in luce una delle caratteristiche che più ci piacciono di loro: se Nina Cristante può essere considerata la frontwoman del gruppo, in realtà a cantare sono tutti e tre, con la divisione delle parti che dona maggiore fluidità e varietà ai pezzi, facendoli spesso evolvere in maniera interessante e mai scontata.

C'è poi quell'atmosfera languida, quell'indolenza ora decadente, ora romantica, visibile in episodi come “Sarcoustica”, “Plastered”, “Lady Vanishes” o “Marble Arch”, che ne fa risaltare ancora di più l'abilità compositiva, unitamente ad una verve ironica e all'attitudine scazzata che li rende ideali continuatori di act come Pavement o Blur (sentire “Eyepatch” o “Rooster”, entrambe dall'ultimo disco, per avere un'idea).

Per il resto, la prova offerta è ottima, decisamente meglio di quella di due anni fa, dove avevano suonato pochissimo ed erano apparsi più volte slegati, imprecisi e poco comunicativi. Stavolta è diverso: sul palco appaiono tutti a loro agio, soprattutto Cristante, che adesso si muove parecchio e balla con gusto, pur con qualche atteggiamento da “diva” che ho trovato eccessivamente costruito (non mi è neppure piaciuto il gesto un po' maleducato con cui ha fatto abbassare un cartello a dei fan un po' troppo insistenti).

La sezione ritmica, coi nuovi entrati Liam Toon (batteria) e Mathilde Bataille (basso) se la cava egregiamente e dona un tiro efficace a quei brani che lo richiedono, per il resto la prova chitarristica di Sam e Jezmi è pure ottima, e in generale tutto scorre più fluido e compatto, con alcuni episodi che vengono dilatati e impreziositi da piacevoli improvvisazioni.

 

Il pubblico, a parte i soliti irreprensibili molesti che chiacchierano per tutto il tempo e fanno avanti e indietro dal bar carichi di birre (giuro che non capirò mai quale strano impulso spinga questi individui a frequentare concerti; l'essere umano è decisamente più misterioso di quanto si pensi) è attento e molto partecipe, accoglie con enormi boati quei titoli che sono ormai divenuti classici (“Nurse!” e “Punkt” in particolare, ma anche “Changer”, suonata nei bis) e si scatena più volte in un pogo liberatorio.

Un'ora e venti di concerto, da parte di una band enormemente cresciuta e divenuta anche più generosa nei confronti del pubblico.

A marzo saranno di nuovo dalle nostre parti per tre date aggiuntive, a Torino, Roma e Bologna. A questo giro vale davvero la pena di vederli.