Lo fa dopo quattro anni passati in Europa a raccontare altrettante storie: Match point, Scoop, Sogni e delitti e Vicky Cristina Barcelona. Giunto al quarantesimo film forse non è più lecito chiedere al regista newyorkese grossi slanci d'originalità, in più il progetto nasce da una sceneggiatura imbastita da Allen già sul finire dei Settanta e poi accantonata a causa della morte dell'attore Zero Mostel scelto all'epoca per interpretarne il protagonista e così rimasta nel cassetto fino alla fine del primo decennio del nuovo millennio, tornano quindi i temi di quegli anni che poi sono quelli che hanno accompagnato Woody per gran parte della sua carriera. Il film potrà quindi non essere del tutto originale, l'amante del lavoro del regista lo vivrà come un ritorno, una ripetizione piacevole e confortante, ma come afferma spesso il protagonista Boris Yellnikoff, dopo tanto tempo non è forse più possibile produrre il guizzo inaspettato o la perfezione, le cose basta che funzionino e Basta che funzioni alla fine funziona (scusate, non ho saputo resistere). Funziona nel senso che è divertente, i tempi delle battute sono noti, i rapporti tra i personaggi anche, le ipocondrie pure, di New York abbiamo già detto, le fisime del protagonista sono sempre quelle, sono solo portate in giro dalla faccia di Larry David invece che da quella di Allen stesso, tutto risaputo ma comunque si ride e ci si diverte lo stesso.
Boris Yellnikoff (Larry David) è un uomo che ha ormai passato la mezza età, ex professore di fisica e candidato al Nobel soffre di un complesso di superiorità verso tutti quei "vermetti" con i quali viene in contatto quotidianamente. Ipocondriaco, un po' misantropo e con un matrimonio naufragato alle spalle (complice anche uno sfortunato tentativo di suicidio malriuscito), Boris si mantiene dando lezioni di scacchi a bambini che non manca di maltrattare per le loro scarse capacità di apprendimento. Una sera, rientrando a casa, Boris si imbatte in Melodie (Evan Rachel Wood), una bella e giovane ragazza scappata da casa e giunta in città da un paesotto di provincia del Mississippi alla ricerca di un rifugio, in attesa di far decollare la sua nuova vita da newyorkese. Dopo un'iniziale ritrosia Boris si lascia convincere da Melodie ad ospitarla, la ragazza in fondo non è male, Boris trova così qualcuno su cui sfogare le sue pretese di superiorità, qualcuno da educare, Melodie un posto dove stare e un uomo che a conti fatti, sotto la scorza da scorbutico, non è poi nemmeno così male. L'equilibrio tra i due, che troveranno sempre maggiore sintonia tra loro, verrà spezzato dall'arrivo in città di Marietta (Patricia Clarkson), la bigotta mamma di Melodie, appena lasciata dal marito John (Ed Begley) e affatto contenta della relazione della figlia con lo sciatto e anziano Boris.
Negli anni 70, quando questa sceneggiatura fu scritta, Allen era troppo giovane per interpretare Boris, nel momento in cui il film si è potuto fare Allen era invece già troppo vecchio e magari anche un po' stanco. Larry David (tra gli autori di Seinfeld e protagonista di Curb your enthusiasm) ha il volto giusto e le giuste movenze per portare sullo schermo quello che altro non è se non un alter ego del classico personaggio alleniano, cucito sulle sue idiosincrasie, sulla sua cultura, sulle origini ebraiche e sulle fisime che questa volta guardano al passare dell'età; a fare da contraltare a questo nonostante tutto simpatico brontolone c'è una splendida Evan Rachel Wood, altra scelta femminile indovinata da Allen, radiosa, positiva, affatto succube della cultura di Boris e capace di ponderare le sue scelte. Le dinamiche tra i due attori/protagonisti sono il motore di confronti sempre divertenti, per carità, già visti, tutto quello che volete, ma dai tempi comici comunque sempre giusti (quando si entra nel discorso degli Yankees per l'ennesima volta non ci si può trattenere), preziosi tutti i personaggi di contorno che arricchiscono la vicenda di situazioni comiche e sentimentali e ai quali è riservata anche qualcuna delle battute meglio riuscite del film. Basta che funzioni ha il pregio di sfoggiare un "sostituto" di Allen che non fa rimpiangere Allen, credibile e centrato, capace di ovviare a uno dei principali problemi dei film recenti del regista (la sua mancanza davanti la camera da presa) e farlo girare per tutta la sua durata con la giusta leggiadria e brillantezza, non male dopo esiti sicuramente meno interessanti come Sogni e delitti o Vicky Cristina Barcelona.