Lo si potrebbe definire una versione più drammatica e più altolocata di Desperate Housewives.
Lo si potrebbe definire anche una versione più seria e meno confusa di The Affair.
Ma la verità è che Big Little Lies è Big Little Lies, e riesce lì dove i paragoni scattano spontanei, ad imporsi, e diventare sicuro modello per future serie TV che di misteri parlano, che ricche famiglie hanno per protagoniste.
Se così è, lo si deve ai nomi coinvolti, perché ovunque si guardi ci sono nomi che fanno girare la testa: Nicole Kidman, Reese Witherspoon, Shailene Woodley, Laura Dern, Alexander Skarsgård tra i protagonisti e pure tra i produttori esecutivi, David E. Kelley (sì, quello di Ally McBeal) per finire col botto con la regia di tutti e sette gli episodi della miniserie firmati da Jean-Marc Vallée.
Non bastassero i nomi, allora, c'è la trama, o meglio, non c'è ma c'è per fortuna anche molto di più.
Perché siamo sì a Monterey, nella ricca Monterey dove le ville non si contano, dove le famiglie sembrano tutte perfette, siamo sì all'interno di famiglie imperfette, tra tradimenti e ombre nere, siamo in un circolo chiuso, quello composto da genitori preoccupati e moderni, uniti e divisi in fazioni all'interno di una scuola privata tra le più rinomate. Siamo a Monterey, si diceva, e c'è un morto, un assassino, forse, che aleggia fin dal primo episodio. Piccoli flash, brevi spezzoni di interrogatori, ci mostrano il dietro le quinte di questa perfezione, le malelingue, i pensieri, mentre resta un mistero chi sia chi, chi la vittima, chi il colpevole che hanno il loro palcoscenico in una festa in maschera.
Lo si scoprirà come nei migliori gialli solo alla fine, in un coup de théâtre che fa così perdonare gli altri misteri più semplici da intuire e da risolvere, tra bulli e vecchi stupri.
Perché, sì, nella trama c'è davvero di tutto, ci sono crisi di identità, adolescenti problematiche, tradimenti e nuovi amori, per cui la passione scatta spontanea.
Ma quel qualcosa in più di cui sopra, lo fa come questa trama si sviluppa, in flash, in un andare avanti e indietro, nel mostrare e nel coprire, in un montaggio confuso a tratti, ma decisamente magistrale che fa la differenza.
Il più, lo fa anche una colonna sonora di quelle portanti e di quelle da invidia -che va di pari passo con l'invidia che quelle ville, quegli outfit e in generale quelle vite fanno scattare- una colonna sonora spesso e volentieri presentata da una 6enne che in quanto a cultura musicale ci seppellisce tutti.
Ed è anche qui, che la differenza si fa marcata, nei personaggi che compongono Big Little Lies, che vivono a Monterey, personaggi femminili forti e fragili, sfaccettati, soprattutto, che mostrano senza troppi filtri verità amare, reali. A dargli vita, attrici in stato di grazia, e se la Woodley si toglie quella patina antipatica e giovanile, se la Witherspoon è irresistibile e da idolatrare come non mai, e la Dern è uno spettacolo di stronzaggine tanto quanto Skarsgård è bello e violento, è la Kidman, ad emergere, una Kidman di nuovo in forma, che con l'andare degli episodi si mostra di più, si limita a sguardi penetranti e pieni di dolore, a confessioni dallo psicologo che fanno rabbrividire, ed è lei, nel mostrare con tanta sincerità la realtà della violenza domestica a meritare più applausi, comprendendo quelli a una sceneggiatura che sa bene inquadrare non solo la quotidianità famigliare e parentale, ma anche di queste ombre scure difficili da affrontare.
HBO ci regala così un nuovo gioiellino dove giallo, rosa e nero si mescolano alla perfezione. Se ci sarà una seconda stagione ancora non si sa, la possibilità, pur a mistero risolto, c'è.
Ma Big Little Lies potrebbe rimanere così, pietra splendente e sfaccettata, piena di talenti e di profondità.