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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Biglietto di sola andata
Muriel Spark
2025  (Adelphi)
LIBRI E ALTRE STORIE
all THE BOOKSTORE
08/09/2025
Muriel Spark
Biglietto di sola andata
In Biglietto di sola andata, Muriel Spark racconta il viaggio di Lise, una donna eccentrica e sopra le righe, decisa a portare a termine un progetto inspiegabile. Tra personaggi stravaganti e situazioni assurde, la trama procede in modo volutamente enigmatico, ma il rischio è che il lettore rimanga più perplesso che coinvolto.

“«Bisogna sempre essere gentili,» dice Lise «perché potrebbe essere la nostra ultima possibilità di esserlo. Potremmo rimanere uccisi attraversando la strada, o anche sul marciapiede, in qualsiasi momento, non si sa mai. Perciò bisogna essere sempre gentili». Taglia con grazia il suo tramezzino e se ne mette un pezzetto in bocca.”

 

Muriel Spark, all’anagrafe Muriel Sarah Camberg, è nata a Edimburgo il 1°febbraio del 1918, da padre ebreo e madre cristiana. Nel 1937 sposò Sidney Oswald Spark e si trasferì con lui in Rhodesia (l’attuale Zimbabwe). Il matrimonio, però, durò pochissimo: il marito, paranoico, soggetto a profondi sbalzi d’umore, alternava momenti di quiete a scatti d’ira, rendendo il rapporto tra i due insostenibile. Dalla loro unione nacque Robin, che di fatto venne cresciuto dai genitori della Spark. Un rapporto madre-figlio conflittuale, per non dire inesistete, fatta eccezione per il lato materiale.

Nel 1944 la Spark tornò in Gran Bretagna, dove ebbe inizio la sua carriera letteraria come critica e poetessa. Durante la Seconda guerra mondiale lavorò per i servizi segreti e nel 1957 pubblicò il suo primo romanzo, The Comforters, anche se fu il suo secondo romanzo, Gli anni fulgenti di Miss Brodie (1961), a portarla al successo.

Visse a New York per alcuni anni e poi si trasferì a Roma, dove conobbe Penelope Jardine, artista e scultrice, con cui, in seguito, si trasferì in Toscana, a Oliveto, dove ha vissuto fino alla sua morte, nel 2006.

Agli inizi degli anni '50, a causa dell’assunzione del Dexedrine come pillola dimagrante, ebbe un crollo nervoso. Nel 1954 si convertì al cattolicesimo, circostanza che innescò in lei un cambiamento profondo. Credeva fermamente in Dio, anche se il suo modo di vivere la fede era decisamente anticonformista.

Attraverso i suoi racconti si è divertita a esplorare le contraddizioni e le bizzarrie del mondo, mettendo in scena storie che si spingono ai limiti del paradosso, trasformando la vita dei suoi protagonisti in una sorta di commedia, in precario equilibrio tra reale e surreale.  

Infatti, se dovessi scegliere un solo aggettivo per descrivere Biglietto di sola andata (1970), penso che paradossale sarebbe quello più calzante.

 

Devo essere sincera: le uniche due cosa che ho amato di questo libro sono state la bellissima copertina (Lettura di Kenton Nelson) e la furbissima e intrigante sinossi (che, ahimè, è stata determinate per indurmi all’acquisto), per il resto, mi dispiace essere così brutale, ci troviamo dinnanzi a una lettura che, a parere di chi scrive, è del tutto prescindibile. Non mi ha lasciato assolutamente nulla.

Lise, la protagonista, che “non è né bella né brutta”, che “potrebbe avere ventinove anni come trentasei, ma è improbabile che sia più giovane o più vecchia”. Ama indossare abiti sgargianti e appariscenti, mettendo insieme tra loro colori improbabili, che la espongono a critiche e derisione da parte delle altre donne, a cui lei, però, sembra non dare alcun peso. Anzi, per certi versi, quelle critiche nutrono il suo ego, come se tra le righe vi leggesse una forma di invidia e gelosia.

È una donna fragile, malinconica e solitaria, che sta pianificando la sua prima vacanza dopo molto tempo, che ha come destinazione una città del sud Europa (si desume che possa trattarsi di Napoli), all’apparente ricerca del “suo tipo” di uomo.

Fin dalle prime pagine si sa che Lisa è stata uccisa. Da chi e perché, lo si scoprirà strada facendo, grazie ai salti temporali e agli indizi disseminati qui e là, che tra l’altro, chiariscono inequivocabilmente il senso del titolo.

Lise è sfacciata, imprevedibile e sopra le righe, mostra comportamenti ambigui e inquietanti, che riflettono uno stato mentale instabile. La narrazione rispecchia l’andamento dei suoi pensieri caotici. Si passa il tempo a inseguirla, cercando di dare un senso alle sue azioni completamente prive di senso (e scusate il gioco di parole).

Ogni pagina svela un piccolo tassello della storia. Il punto, però, è che tutta la trama sembra non avere né capo e né coda e la mia speranza, pagina dopo pagina, è stata quella di riuscire, finalmente, a trovare un senso a ciò che stavo leggendo.

 

Biglietto di sola andata può essere definito un thriller psicologico, una sorta di percorso esistenziale, un viaggio nell’animo della protagonista. L’obiettivo di tutto il suo agire viene svelato solo alla fine, ma riguardo alle sue motivazioni, nulla è dato sapere. Un po’ come quando non si riesce a individuare il movente di un reato. Le conclusioni a cui sono giunta è che Lise, palesemente disturbata, desiderasse avere il pieno controllo sul suo destino, mettendo in scena il copione che aveva costruito nella sua testa.

La Spark scrive benissimo, questo va detto. La caratterizzazione dei personaggi è impeccabile ed efficace. Il suo stile, per certi versi, mi ha ricordato un po’ Georges Simenon e un po’ Madeleine Bourdouxhe. Anche il ritmo della narrazione è giusto, così come l’impostazione del racconto, che fa affiorare nella mente del lettore svariati interrogativi. Ma a parte questo, nulla più.

Alla fine di tutto, la sensazione è quella di aver letto un qualcosa che rimane sospeso, come se il non detto prendesse il sopravvento su tutto il resto. Tutto troppo vago… Non esiste un substrato, così come non esistono i “confini” della trama. Va benissimo lasciare il lettore libero di immaginare, ma in questo caso, forse, appare tutto eccessivo, esattamente come la protagonista e le sue risate isteriche, insensate e senza fine.

Non esistono le mezze misure: o lo si odia o lo si ama.