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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Biko
Peter Gabriel
1980  (Charisma)
ALTERNATIVE
all TRACKS
19/05/2018
Peter Gabriel
Biko
A Pretoria, vive un giovane attivista di colore che si dà un gran da fare per combattere la segregazione. Si chiama Stephen Biko e lo conoscono tutti, perché nel 1970, a soli 24 anni, ha fondato il Black Consciousness Movement

Nel 1973 le Nazioni Unite votano all'unanimità una convenzione con cui l'apartheid viene proclamato crimine contro l'umanità. E' un passo avanti fondamentale per il riconoscimento dei diritti dei neri, che viene recepito in tutto il mondo, tranne che in Sudafrica, dove il razzismo è così radicato che quella convenzione vale meno della carta straccia.

A Pretoria, vive un giovane attivista di colore che si dà un gran da fare per combattere la segregazione. Si chiama Stephen Biko e lo conoscono tutti, perché nel 1970, a soli 24 anni, ha fondato il Black Consciousness Movement (movimento per la consapevolezza nera), tramite il quale opera a livello politico, sindacale e studentesco, coagulando intorno a sé anche i consensi dell'opinione pubblica internazionale e, quel che più conta, le simpatie dei sudafricani bianchi e progressisti.

E' un personaggio scomodo, Stephen, inviso ai nazionalisti del National Party non solo perché è nero, ma soprattutto perché è colto, pacifista e determinato. Biko è uno che non molla mai, organizza manifestazioni e comizi, visita le bidonville, fa proseliti ovunque. E poi, scrive, e le sue parole sanno convincere, toccano il cuore della gente, distribuiscono, appunto, consapevolezza.

La sera del 18 agosto 1977, Stephen sta tornando a casa dopo una giornata passata nella sede del movimento, quando ad un posto di blocco viene fermato dalla polizia sudafricana. Forse aspettano proprio lui, o forse lo fermano quando lo riconoscono dai documenti. Perché quel nome, Biko, per un bianco razzista suona come il nome di un eversore, di un criminale. Lo arrestano con la scusa di un controllo di routine e lo traducono nella prigione di Walmer Street a Port Elisabeth.

Qui, c'è una stanza, la numero 619, dove la polizia interroga i sospettati. Con Stephen ci vanno pesante: per più di venti giorni lo torturano, lo picchiano a sangue, lo privano del sonno e del cibo. Lui non si arrende, anche perché, in realtà, non ha nulla da nascondere e niente da confessare: non è un terrorista ma un attivista, quello che fa, lo fa alla luce del sole, pacificamente.

L'incubo, tuttavia, non cessa e le torture continuano, in un'escalation di privazioni e violenze, che ha un tragico epilogo. Biko, infatti, morirà il 12 settembre del 1977 durante il trasferimento dal carcere di Port Elisabeth verso un'altra prigione. Ha la teca cranica sfondata, probabilmente da un colpo di spranga o di manganello.

Le fonti ufficiali della polizia parlano di decesso dovuto a un volontario sciopero della fame, ma tutti conoscono la verità, tutti sanno che Biko è stato torturato a morte. Lo sa il popolo nero sudafricano, che trasforma il suo funerale in una manifestazione epocale di sfida al regime e di protesta; lo sa l'opinione pubblica internazionale, che condanna duramente il governo di Pretoria; e lo sa Peter Gabriel, che oltre a essere un raffinato musicista è anche un uomo che si spende in prima persona a favore dei diritti civili.

Quando nel 1980, l'Arcangelo Gabriele pubblica il suo meraviglioso terzo album, il cuore pulsante del disco è una canzone intitolata proprio "Biko". Non usa mezzi termini, Gabriel, perché vuole che il ricordo di ciò che è successo all'attivista sudafricano si imprima in modo indelebile nella testa e nel cuore di chi ascolta. Cita le date, parla della stanza 619, racconta le torture, inserisce nel testo un'invocazione in xhosa, la lingua di Nelson Mandela: Yihla Moja, Yihla Moja! ("Vieni spirito!").

E soprattutto, dal vivo, esegue la canzone a chiusura della scaletta, in modo che il pathos del racconto e lo struggimento della memoria siano l'ultima sensazione che il pubblico porti con sè prima di tornare a casa. In piedi, tutti in piedi, il pugno chiuso rivolto verso il cielo, e un'unica voce che canta:

“You can blow out a candle
But you can't blow out a fire
Once the flames begin to catch
The wind will blow it higher
Oh Biko, Biko, because Biko
Yihla Moja, Yihla Moja!
The man is dead”