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REVIEWSLE RECENSIONI
18/11/2021
Santana
Blessings and Miracles
Un album inaspettato, caleidoscopio della carriera, ricco di spunti, ma fragile e scontato in alcune scelte. Comunque, ricordando un suo vecchio disco di successo, Santana rimane uno sciamano, generoso nel darci stimolo in un’epoca oltremodo complessa.

Luce, Spirito e Anima, insieme agli Angeli, sono figure ricorrenti nella musica e filosofia di Carlos Santana, nella sua visione ottimistica di un mondo migliore, a cominciare dalle piccole buone azioni che devono essere compiute da ogni singolo individuo. Questo messaggio di speranza pervade anche Blessings and Miracles, un disco dalle mille sfaccettature, che può essere visto come un tentativo di riassumere tutta la carriera, senza però sciorinare nostalgia o puntare a commemorazioni infauste del passato. Dopo il successo di Corazón, la piacevole reunion di Santana IV e l’ottimo innovativo Africa Speaks, finito troppo presto nel dimenticatoio, ci troviamo di fronte a un lavoro del gruppo sorprendente per contaminazione e attualità, pur se non del tutto riuscito a livello di amalgama e qualità di canzoni.

Un’analisi attenta e profonda dell’album fa emergere la divisione in temi ed è intrigante, utilizzando questo particolare punto di vista, argomentare le varie scelte a riguardo.

Così ci troviamo catapultati cinquant’anni indietro, per capirci si torna alla trilogia iniziale Santana/Abraxas/Santana III - tra fine anni sessanta e inizio settanta - ascoltando le prime tracce strumentali "Ghost of Future Pull/New Light" e "Santana Celebration", che si connettono verso la fine del disco a "Mother Yes", dove tutta la band, fra cui un assatanato Benny Rietveld, partecipa senza sosta alla celebrazione moderna dei tempi che furono, con la chicca del chitarrista ritmico Tommy Anthony nei panni di lead vocalist, per un pezzo carico di spunti ed energia.

Dopo il “tema revival”, un’indiavolata mescolanza di rock, jazz, folk e musica afro-caraibica, vi è quello “familiare” e allora ecco imperversare i “pargoli” Salvador e Stella, rispettivamente per l’ipnotica "Rumbalero", moderna danza latina ritmata, e la bellissima ballata strappalacrime "Breathing Underwear", dove si evidenziano le doti canore e compositive della figlia, accompagnata nell’interpretazione da Avi Snow.

"Song for Cindy" chiude questo capitolo (l’istrionico Narada Michael Walden contribuisce nell’ideazione di quest'ode alla moglie Cindy Blackman, inseparabile compagna di vita, di palco e studio di registrazione) e diventa stuzzicante individuare il successivo, che collima con l’idea di far rifiorire Supernatural e le conseguenti opere collegate.

La concezione di abbinare una canzone a uno o più ospiti importanti, che generalmente partecipano pure alla sua stesura, rivive quindi in "Joy", forse alla lunga il brano di riferimento di tutta la raccolta, in cui Chris Stapleton accompagnato dall’ineffabile Paul Reed Smith di Carlos e da un’introduzione stupefacente di violino baritono merito di Tommy Rogers, ci racconta della possibilità di raggiungere la redenzione e, naturalmente, cita gli angeli…

 

“Now that I Have joy, flying on the wings of angels (Joy)

Rattling the chains untangled (Joy)

I see me from a different angle

Now I have joy”.

“Ora che ho gioia, volando sulle ali degli angeli (Gioia), facendo tintinnare le catene sbrogliate (Gioia) mi vedo da un’angolazione differente, ora provo gioia.”

 

Le comparsate proseguono con uno degli eroi dell’album storico del 1999, il redivivo Rob Thomas, che colora da par suo, insieme agli American Authors, una "Move" con l’argento vivo addosso, arricchita da una folgorante sezione fiati.

Santana con i suoi fantastici assoli è onnipresente, toglie tutti i paracadute al proprio estro e accompagna brillantemente in questi episodi pure i momenti meno riusciti, come la parentesi dedicata al sentimento, con due pezzi della songwriter per eccellenza, “The Queen of the ballad” Diane Warren, che qui stonano con la restante parte del disco: la zuccherosa e insipida "Break", featuring Ally Brooke e l’inutile "She’s Fire", alimentata dal rap di G-Eazy.

Va un po’ meglio, sempre nel filone delle ospitate, in "Peace Power", dove Corey Glover dei Living Colour colora di funk metal la canzone, mentre si sale finalmente di tono per l’invettiva di "America For Sale", grazie alla grinta di Mark Osegueda. Il vocalist dei Death Angel sputa fuori l’anima con un cantato veramente aggressivo, mentre il ritorno di Kirk Hammett dopo "Trinity", presente in All That I Am (2005), è piacevolmente devastante: negli oltre sei minuti lui e Santana ci danno una potente lezione di cosa significhi saper padroneggiare la chitarra e tirar fuori suoni spropositati.

 

“Nel Luglio 2018 eravamo entrambi al mega concerto di Hyde Park, a Londra, e Carlos mi propose un duetto per Whiter Shade of Pale. Mi disse subito “Dobbiamo farla sexy, con le congas” e aveva ragione: la sua genialità, d’altronde, deriva in gran parte dalla meravigliosa contaminazione tra rock e ritmi latino-cubani.” (Steve Winwood)

                                                    

Siamo arrivati all’ultimo tema rappresentato nel progetto e con un titolo del genere, “Benedizioni e Miracoli”, non poteva mancare l’amarcord/tributo: eccoci quindi alla cover del celebre brano dei Procol Harum. Sinceramente si tratta di una versione flaccida del trito e ritrito classico del gruppo di Gary Brooker. "Winwood", comunque, nella sua dichiarazione evidenzia ciò che smorza un poco la delusione per questa incisione, in cui sorprendentemente si dedica solo al canto, lasciando al membro della band David K. Matthews il compito di suonare l’indimenticabile riff di organo.  Infatti la scelta di un arrangiamento morbido, sexy, per usare proprio le parole di Santana, alleviano il disappunto, grazie anche alle delicate percussioni di un altro personaggio importante per la band, il geniale Karl Perazzo.

Fortunatamente il “medley” "Angel Choir/All Together" riporta in alto il piacere dell’ascolto, per merito del coro atavico della dolce Gayle Moran, subito seguito da una bellissima composizione del compianto marito Chick Corea, che compare alle tastiere e al Fender Rhodes, probabilmente in una delle ultime registrazioni prima della triste dipartita lo scorso febbraio.

Blessings and Miracles è proprio dedicato a lui, mago della fusion, legato da profonda amicizia con Carlos, che con immensa commozione ricorda pure il fratello Jorge, anch’egli partito troppo presto per il paradiso dei musicisti.

Il viaggio nell’universo magico dei Santana termina con la ripresa del motivo iniziale "Ghost of Future Pull II", a chiusura di un percorso tutto sommato illuminato e illuminante, a parte alcune deviazioni in sentieri bui. Alla fine gli Angeli ci conducono dove c’è Luce, Spirito e Anima.

 

“Non bisogna avere paura di sognare l’infinito.” (Carlos Santana)