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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
06/06/2024
Live Report
Blonde Redhead, 05/06/2024, Alcatraz, Milano
I Blonde Redhead, che siano o meno considerati italiani, costituiscono un'eccellenza mondiale che sul palco dell'Alcatraz ha dimostrato di essere ancora in grande forma. Questo il racconto della serata, con in apertura la sempre bravissima Marta Del Grandi.

I Blonde Redhead non sono mai stati considerati un gruppo italiano: Amedeo e Simone Pace crescono in Canada e a New York e, lo dico con amara ironia, sarebbe stato ben difficile, se fossero partiti da qui, poter incontrare Steve Shelley dei Sonic Youth, esordire per la sua etichetta, dopodiché pubblicare dischi per due etichette leggendarie come Touch And Go e 4AD.

Resta il fatto che, se volessimo essere orgogliosi di quanto combinato dal trio in questi trent’anni di carriera, potremmo anche farlo, a patto di essere convinti che, appunto, nessuna band italiana potrebbe mai arrivare a certe altezze partendo dall’Italia (ok, i Mäneskin, ma credo che la storia se li ricorderà come un’eccezione inspiegabile).

Comunque sia, la band dei gemelli Pace e di Kazu Makino è tornata lo scorso settembre con un disco, Sit Down For Dinner, che li ha riportati quasi ai livelli dei loro lavori migliori, suscitando un interesse attorno alla band che dopo le ultime, non riuscitissime prove, pareva un po’ scemato.

 

L’Alcatraz, sede prescelta per la data milanese (l’altra è stata il giorno prima a Ravenna) è in modalità capienza ridotta, col palco sul lato lungo, ma l’affluenza risulta comunque molto alta, tanto che gli effetti dell’aria condizionata, che avevamo salutato con gioia al nostro ingresso, svaniscono ben presto per lasciare posto ad un caldo torrido.

Il pubblico è piuttosto variegato per età, anche se i reduci dell’epoca d’oro dell’Alternative e dell’Indie Rock costituiscono ovviamente la maggioranza.

 

In apertura c’è Marta Del Grandi, ed è per il sottoscritto una bellissima notizia. Di Selva, il suo secondo disco, ho già scritto (qui la recensione) e non mi ripeto, ma è stato senza dubbio tra le cose più belle del 2023, per qualità delle canzoni e per come ha saputo andare oltre la formula del “cantautorato al femminile”, incorporando e sintetizzando tutta una varietà di influenze.

Questa sera è da sola e non in trio come al solito ma la performance, pur perdendo inevitabilmente qualcosa, non ne risulta troppo inficiata. Alcuni brani (“Mata Hari”, “Selva”) vengono eseguiti utilizzando accompagnamenti vocali preparati attraverso la loop station, altri (“Eye of the Day”, “Somebody New”, “Totally Fine”) con l’ausilio della chitarra e di qualche Synth mandato in base. Ripeto, in trio funziona meglio ma l’esecuzione vocale splendida ed il livello assoluto delle canzoni fanno sì che ne esca ugualmente un buon live, anche se decisamente troppo corto.

 

I Blonde Redhead sembrano aver voluto dimenticare il passato remoto, quello dei primi dischi prodotti da Steve Shelley, dove i rimandi ai Sonic Youth erano molteplici, ma anche quello recente, con una sola traccia (“Here Sometimes”) estratta dai non proprio riuscitissimi Barragàn e Penny Sparkle. La setlist è infatti incentrata, oltre che sul nuovo lavoro, sui due album della metà degli anni Duemila, Misery is a Butterfly e 23, che sono forse quelli che meglio si collegano al suono attuale del gruppo, nel passaggio dall’aggressività rumoristica a quella di un Indie Rock a tratti straniante e contaminato da influenze Dream Pop.

I tre girano che è una meraviglia e mettono in piedi un concerto intenso e privo di sbavature, dimostrando ancora una volta che le carriere ultradecennali qualche cosa su come si sta sul palco di solito la insegnano.

Inizio con “Falling Man”, in una versione con linee vocali leggermente modificate, e prosieguo con pezzi da novanta come “Dr. Strangeluv”, “Doll Is Mine”, “Elephant Woman”, prima che la suadente “Snowman” inauguri la sezione dedicata a Sit Down For Dinner.

Tutti e tre in grande spolvero, Simone Pace alla batteria a dettare i tempi, Amedeo e Kazuo Machino a dividersi le voci (anche se lei, a conti fatti, canta molto di più) e gli strumenti, il primo soprattutto la chitarra, la seconda più che altro basso e Synth.

 

Pur essendo solo in tre il suono risulta comunque bello pieno, anche se qualche traccia preregistrata ogni tanto la utilizzano (inevitabile, dato che il loro suono possiede una certa componente “digitale”). L’unica pecca, se possiamo definirla così, è che dare spazio solamente a tre dischi ha reso il set un po’ troppo uniforme, col Dream Pop e i ritmi down tempo in prevalenza, sebbene tutto sia suonato magnificamente.

Proprio per questo, uno dei momenti più belli coincide con l’esecuzione di “Bipolar” (tra le loro canzoni migliori, senza dubbio) e “Spring and by Summer Fall”, con chitarre più aggressive, ritmi più tirati, una certa atmosfera malsana soprattutto nella prima traccia, ed un notevole lavoro sulle code strumentali (cosa che hanno fatto più o meno per tutto il concerto, soprattutto nelle introduzioni, costruendole poco a poco a partire da poche note che gradualmente andavano a formare la melodia principale). Ci fossero stati più episodi così sarebbe stato meglio, ma anche in questa veste ci sono piaciuti parecchio. Da segnalare anche la chiusura, con la nuova “Kiss Her Kiss Her”, romantica ed ipnotica allo stesso tempo.

Un’eccellenza mondiale, che siano o meno considerati italiani, i Blonde Redhead hanno dimostrato di essere ancora in grande forma. Da rivedere al più presto.