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MAKING MOVIESAL CINEMA
12/06/2020
Jameson Brooks
Bomb City
Il film di Jameson Brooks ricostruisce i fatti, in modo leggermente di parte (e duole ammetterlo, pure un filo troppo retorico in alcuni punti), rimanendo appresso a Brian, a suo fratello e i suoi amici. Mostrandoci scorci della loro vita anarchica, sì, ma non troppo.

Amarillo, Texas, 1997

Da una parte abbiamo i giovani punk, quelli scapestrati, artisti e artistoidi.

Con i loro covi caotici, con i graffiti a portare il loro tag, con la musica sparata a tutto volume.

E l'alcool.

E la follia.

Quella dei diversi.

Dall'altra abbiamo i giovani liceali della squadra di football.

Quelli che si rivolgono a Dio ma poi si offendono e si sfidano.

Quelli dall'apparenza perfetta, con le loro feste/falò.

E l'alcool.

E la follia.

Quella dei privilegiati.

In mezzo, la polizia e l'opinione pubblica.

Che non ha problemi a scegliere con chi schierarsi se da una parte ci sono creste, catene, tatuaggi, dall'altra camice inamidate e pantaloni kaki.

Lo scontro, fra i due gruppi, è inevitabile.

Si rimanda.

Fatto di piccoli incidenti, di piccole provocazioni.

Finché nella notte del 12 dicembre tutto esplode.

E a rimetterci è Brian Deneke.

19 anni.

Una cresta color verde.

Un futuro come artista.

O come produttore musicale.

Chi lo sa.

Non lo sapremo mai.

Il film di Jameson Brooks ricostruisce i fatti, in modo leggermente di parte (e duole ammetterlo, pure un filo troppo retorico in alcuni punti), rimanendo appresso a Brian, a suo fratello e i suoi amici. Mostrandoci scorci della loro vita anarchica, sì, ma non troppo.

Con genitori presenti e amorevoli.

La colonna sonora, va da sé, è punk. Quello vero, quello crudo, che solo i veri punk possono amare.

La ricostruzione dei fatti di quella sera è così cruenta che si fatica a tenere gli occhi aperti.

Si fatica a credere, poi, alle parole spese in tribunale, a giustificare quell'omicidio, ad accusare non un omicida a sangue freddo ma uno stile di vita, una scelta musicale.

Il caso di Brian Deneke in America è salito alla ribalta delle cronache, facendo di Amarillo una vera e propria bomb city, non solo perché probabile obiettivo per le sue scorte nucleari.

Concerti sono stati fatti in memoria di Brian, canzoni composte per ricordarlo, e a salire sul banco degli imputati ancora una volta l'ingiusta giustizia americana.

A fare da narratore esterno alla vicenda, e a dare un più al film, è nientemeno che Marilyn Manson, che analizza, riflette e ci fa riflettere su quella diversità che non dovrebbe mai portare alla violenza.


TAGS: BombCity | cinema | JamesonBrooks | Lisa Costa | recensione