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REVIEWSLE RECENSIONI
Boy Crazy And Single(s)
Lydia Loveless
2017  (Bloodshot/Ird)
AMERICANA/FOLK/COUNTRY/SONGWRITERS
7,5/10
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28/11/2017
Lydia Loveless
Boy Crazy And Single(s)
Passionaria e viscerale, Lydia imbraccia la chitarra e parte dritta come un fuso, suonando con gagliardia e senza fronzoli un alt-country imbastardito col rock (e viceversa)

Lydia Loveless prima di essere Lydia Loveless. O quasi, almeno. Questo disco rilasciato dalla Bloodshot Records, infatti, non contiene materiale nuovo, ma un intero Ep, Boy Crazy, uscito nel 2013, alcune cover e singoli sparsi. Non siamo agli albori della carriera della songwriter dell’Ohio (The Only Man è del 2010 e Indestructible Machine è del 2011), ma sicuramente queste canzoni rappresentano molto bene il punto di partenza di una sensibilità artistica che sfocerà nel 2016 in Real, disco inviso ai fans della prima ora (questa raccolta sembra quasi una sorta di risarcimento danni per il precedente album) eppure, a ben vedere, frutto di una maturità più complessa e di una scrittura incredibilmente solida ed efficace.

La canzoni di Real, è questo il motivo che fece gridare allo scandalo molti aficionados, erano canzoni pop; il che, però, non significa necessariamente un abbassamento della qualità della proposta. Anzi. Meno impetuoso, e di certo più ragionato, Real era un disco che allontanava la Loveless dalla cifra estetica che informava i primi dischi e che ci offriva, invece, l’immagine di un artista alle prese con il suo lato più cantautorale, elegante e catchy.

Il pop, d’altra parte, è sempre stato nelle corde di Lydia e questo Boy Crazy And Single(s), pur nella sua foga chitarristica, testimonia di un gusto per il mainstream coltivato fin dagli anni giovanili. Basti ascoltare la melodia diritta (e diretta) dell’iniziale All I Know, uncinante power pop da classifica, o la cover di Blind di Kesha, scelta audace di un brano smaccatamente mainstream, che la Loveless innerva di inaspettata tensione.

Certo, oltre al pop c’è molto altro e in questi primi anni questo “altro” fa la parte del leone. Forse più per ingenuità che per scelta artistica, più per incontenibile furore che per consapevolezza compositiva.

Passionaria e viscerale, Lydia imbraccia la chitarra e parte dritta come un fuso, suonando con gagliardia e senza fronzoli un alt-country imbastardito col rock (e viceversa): c’è la freschezza dei vent’anni, c’è urgenza, c’è un indole punk che talvolta tracima impetuosa (Lover’s Spat) e c’è il roots, l’humus, cioè, che ha dato sostanza alla musica della Loveless.

E poi, ci sono quelle ruvide ballate, come The Water e una Allison, dal repertorio di Elvis Costello, scarnificata all’osso, che arpionano il cuore con un’immediatezza che lascia senza parole.

Se il country di Falling Out Of Love With Me è una delle classiche portate della casa, stupisce davvero, invece, la scelta di reinterpretare I Would Die 4 You di Prince, artista separato dalla Loveless da una distanza siderale. Eppure, questa cover, che tiene botta nei confronti dell’originale, testimonia della grandezza di un’artista abile a vestire panni diversi e sempre con incredibile fascino.

Un disco non indispensabile per coloro che seguono Lydia fin da inizio carriera (salvo avere raccolto in un unico full lenght materiale altrimenti sparso), imprescindibile, invece, per tutti quelli che vogliono approcciarsi a una delle artiste più interessanti dell’attuale panorama rock americano. Qui troveranno di che innamorarsi, a partire dalla copertina più bella del 2017.