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REVIEWSLE RECENSIONI
11/05/2018
Dirtmusic
Bu Bir Ruya
Hugo Race, Chris Eckman e Chris Brockaw continuano con la loro contaminazione tra rock e world music, in una nuova stagione particolarmente creativa.

Non è facile fare parlare di te quando hai fatto parte dei Bad Seeds (Hugo Race) sei stato elemento centrale dei Walkabouts (Chris Eckman) o puoi vantare nel tuo curriculum i Codeine e i Come (Chris Brockaw).

Dirtmusic si conferma in questo caso qualcosa più di un side project e questo “Bu Bir Ruya” segna l'undicesimo anno di attività del gruppo, con importanti novità sonore.

Se la contaminazione con il blues Touareg degli esordi ha rappresentato qualcosa di nuovo, oggi il genere sembra essere diventato una ripetizione di schemi fin troppo semplici ed anche nomi storici come Tinariwen iniziano a dare segni di cedimento, e promesse come Bombino non mantengono fino in fondo le premesse.

I Dirtmusic risolvono la cosa guardando altrove, e questa volta l'obiettivo è puntato sulla Turchia, grazie alla collaborazione con Murat Ertel  dei Baba Zula, gruppo che nasce già come band di confine tra psichedelia e tradizione  ed il percussionista Umit Adakale.

Le chitarre sono sempre presenti ma meno centrali che in “BKO”, qui il disco è costruito più su bassline e groove, tra funk e dub, ricordando a tratti le contaminazioni dei Transglobal Underground.

Nel guardare alla Turchia il gruppo sembra volere trasformare in suono i tempi cupi e lo stato oppressivo che sta vivendo il popolo di quel paese, senza per forza volere essere un disco “manifesto”, in senso strettamente politico, come poteva essere “Zombie” di Fela Kuti, o ancora meno un album di combat rock;  più affine invece come spirito alla lezione del dub: narrazione e non slogan.

“The Border Crossing” può essere il brano più diretto per entrare in sintonia con questa band, termine che penso sia più adatto per descrivere i Dirtmusic, nella speranza che la prossima volta in cui vengono nominati i singoli membri, il nome Dirtmusic possa apparire prima di altri, perché a conti fatti è una collaborazione di ben più lunga durata rispetto ad altre nelle carriere dei singoli musicisti.