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REVIEWSLE RECENSIONI
13/10/2020
Thurston Moore
By the Fire
Con “By the Fire”, il suo settimo album solista, Thurston Moore continua nell’esplorazione del sound che ha caratterizzato la sua intera carriera, dimostrando che si possono raggiungere le mete di sempre (e anche superarle) percorrendo strade diverse.

Nel 2021 saranno passati dieci anni dall’ultimo concerto dei Sonic Youth, quaranta dalla loro formazione e ancora non è chiaro quanto la band di New York stia mancando alla scena Alternative. In questi due lustri è sostanzialmente cambiato tutto e nonostante stia proprio ora iniziando un timido revival relativo ai primi anni Novanta (soprattutto nel Pop, con l’esempio eclatante di Future Nostalgia di Dua Lipa), quanto sia attuale la lezione dei Sonic Youth e cosa possa oggi insegnare una band del genere, è ancora tutto da verificare. Chi – in questo 2020 – ne ha in un certo qual modo ereditato l’etica e l’estetica sonora? E ancora: se un gruppo così celebrato non ha passato il testimone a nessuno, si può affermare che abbia fallito?

Domande, queste, destinate a rimanere senza risposta, almeno per ora, e che sembrano non toccare più di tanto gli ex membri storici dei Sonic Youth, che in questi anni hanno continuato a fare più o meno quello che ci si sarebbe aspettato facessero. Kim Gordon, la più engagé, ha scritto l’autobiografia Girl in a Band, si è data al noise con il duo Body/Head e poi all’elettronica con No Home Record. Lee Ranaldo ha continuato a flirtare con la psichedelia e a giocare con le accordature, realizzando album dove misticismo e poesia beatnik si sposano con atmosfere elettroacustiche, diventando una sorta di George Harrison dell’Alternative Rock. Mentre Thurston Moore, a eccezione del disco à la Nick Drake prodottogli da Beck (Demolished Thoughts), alla fine dei conti è quello che più di tutti ha continuato nel solco della band madre, alternando dischi più sperimentali (vedi l’ultimo Spirit Counsel) ad altri in un certo senso più canonici, dalla chiara matrice Rock, dove alla base di tutto ci sono gli intrecci tra le chitarre e le canzoni sono aperte alla jam session, al free form e alla contaminazione con il jazz, con uno spirito che non sarebbe dispiaciuto ai Grateful Dead della metà degli anni Settanta.

Registrato assieme al gruppo di musicisti che da qualche anno formano assieme a lui la Thurston Moore Band – il chitarrista James Sedwards, la bassista dei My Bloody Valentine Debbie Googe e l’ex batterista dei Sonic Youth Steve Shelley –  e che hanno contribuito ai recenti The Best Day e Rock N Roll Consciousness, By the Fire – il settimo “vero” disco solista di Thurston Moore – è forse quello che meglio di tutti rappresenta la filosofia musicale del sessantaduenne chitarrista, in costante equilibrio tra la sperimentazione e il rock & roll senza fronzoli, tra la musica d’avanguardia e la forma canzone.

Il disco, infatti, comincia con due brani tipicamente à la Thurston Moore come “Hashish” e “Cantaloupe”, tanto che entrambe sembrano uscite da album dei Sonic Youth come Dirty e Murray Street. Ma l’album, poi, prende subito delle pieghe inaspettate, più avventurose, come dimostrano i generosi minutaggi di “Breath” (dieci minuti) e “Siren” (dodici), fino ad arrivare a “Locomotives” e alla conclusiva “Venus”, che con i loro diciassette (la prima) e quattordici minuti (la seconda) sembrano voler contenere tutte le molteplici personalità musicali di Moore, in un continuo saliscendi emotivo, tra muri di chitarre e sezioni più dilatate e sognanti, dove la struttura della canzone si fa più liquida e l’ex Sonic Youth può mettere in pratica quanto imparato da un’esteta del rumore come Glenn Branca. E anche se non mancano momenti più placidi e riflessivi come l’autunnale “Dreamers Work”,  dove la voce per una volta è accompagnata solo dalla chitarra, e “They Believe in Love (When They Look at You)”, più vicina a certo post-rock, è chiaro che sono i momenti in cui può lasciare briglia sciolta alle sue ambizioni musicali quelli in cui Moore e la sua band danno il meglio, dove il suono del rock più canonico incontra il feedback e il rumore bianco. È vero, qualcuno potrebbe dire che queste cose Thurston Moore le ha già fatte in passato con i Sonic Youth – e album come A Thousand Leaves sono lì a testimoniarlo –, ma raramente con la compiutezza di By the Fire.


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