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MAKING MOVIESAL CINEMA
C'è ancora domani
Paola Cortellesi
2023  (Prime Video)
COMMEDIA DRAMMATICO
7,5/10
all MAKING MOVIES
06/10/2025
Paola Cortellesi
C'è ancora domani
Esordio intelligente e riuscito per Paola Cortellesi, che con un omaggio al neorealismo italiano sottolinea in maniera chiara malesseri ancora presenti nel nostro oggi.

A clamore depositatosi ormai da tempo e accantonata la naturale diffidenza che in genere mi pervade di fronte a fenomeni improvvisi acclamati pressoché ovunque e da chiunque, devo dire che, pur lontano dall’essere una pietra miliare del cinema (anche solo italiano), il film della Cortellesi mi è sembrato un ottimo esordio, pervaso da un acume che rispecchia quello che ci si poteva aspettare dall’attrice (e ora regista), una tra i professionisti più briosi e intelligenti della televisione nostrana.

Ciò che più conforta in questo C’è ancora domani, è la capacità di distinguersi, per stile e contenuti, dalla gran parte della produzione della nostra commedia, spesso (non sempre, per fortuna), prevedibile anche quando più o meno riuscita e divertente. Invece il film della Cortellesi, pur pervaso da qualche forzatura, da alcune ingenuità e da un impianto a tesi “didattico” e scopertissimo, riesce in più di un passaggio a stupire, mostra buone idee e uno sviluppo ben studiato, il tutto inserito all’interno di una produzione che sembra sapere esattamente come e dove andare a recuperare un proprio pubblico di riferimento, evitando ogni nicchia e puntando direttamente ai grandi numeri.

Tutto sommato, tenendo conto che il cinema è pur sempre un’industria oltre che un’arte, questo è l’ennesimo indizio dell’intelligenza cui si accennava poc’anzi.

 

Roma, poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Delia (Paola Cortellesi) - madre di tre figli, due maschi ancora molto giovani e la più grande, Marcella (Romana Maggiora Vergano), già in età da fidanzamento - si prodiga per racimolare un poco di soldi da portare a casa barcamenandosi tra diversi lavori: riparazioni sartoriali, montaggio di ombrelli, somministrazioni di iniezioni a domicilio.

A tutto questo si aggiungono le incombenze domestiche, la cura dei figli, le colazioni, i pranzi, le cene, l’assistenza al suocero incattivito; eppure tutto questo sembra non bastare mai a suo marito Ivano (Valerio Mastandrea), un uomo umorale, violento, che non perde occasione di umiliare la moglie pubblicamente e di riempirla di botte a ogni piè sospinto. Una tavoletta di cioccolata regalata dai soldati americani, un piatto rotto, qualsiasi cosa scatena l’ira del marito prepotente e profondamente ignorante.

Delia incassa, sopporta, ma nella testa coltiva un pensiero fisso: il bene dei figli, almeno quello di Michela alla quale vorrebbe risparmiare la povertà e le brutture della vita che lei stessa conduce; così Delia “fa la cresta” ai soldi guadagnati, che ovviamente devono entrare “in casa”, per comprare l’abito da sposa alla figlia, ormai prossima al fidanzamento con Giulio (Francesco Centorame), figlio di benestanti proprietari di un bar pasticceria che gira molto bene.

Tuttavia, pur nella miseria della sua vita, Delia può contare anche su qualche raggio di luce: l’amicizia sincera con Marisa (Emanuela Fanelli) e sulla presenza discreta del meccanico Nino (Vinicio Marchionni), innamorato di lei da tempo immemore. Saranno i comportamenti degli uomini che le stanno attorno e i continui rimproveri della figlia a convincere Delia che è giunto il tempo, finalmente, che qualcosa davvero cambi.

 

C’è ancora domani si apre con un formato in 4:3 (che cambierà dopo alcuni minuti) e con un bianco e nero espressivo, segni di stile che vogliono omaggiare (più che richiamare) il neorealismo italiano del dopoguerra, corrente che all’epoca viveva del contemporaneo, cosa che ovviamente non fa e non può fare il film della Cortellesi che ci riporta a un ambiente del secolo scorso, pur mettendo in tavola temi purtroppo ancora oggi dibattuti e irrisolti (la violenza maschile, la parità tra generi, il rispetto, i diritti acquisiti). Limiterei quindi le affinità di C’è ancora domani con quello che è stato forse il periodo più apprezzato e fecondo del nostro cinema al mero omaggio, pur se alcune caratteristiche del film possono senz’altro richiamarne i modelli.

Al centro dell’opera il tema, didascalico e scoperto ma mai stucchevole, del patriarcato e della violenza maschile, così il film della Cortellesi diventa strumento utile per dibattiti, visioni scolastiche, propedeutica alla parità e al rispetto, tutte cose lodevoli realizzate anche con guizzi inventivi che, dal punto di vista meramente cinematografico, non è cosa da poco, soprattutto per un film capace di veicolare un messaggio e raggiungere una platea così ampia (e a posteriori soddisfatta).

La violenza è stemperata, le soluzioni intriganti anche se non sempre riuscitissime (la storia dell’americano e del bar, insomma…), le situazioni colpiscono, non solo quelle che vedono protagonista il bruto Ivano, ma anche quelle inerenti la figura del più “gentile” Giulio, personaggio in nuce inquietante. Inoltre la Cortellesi, pur con qualche trucchetto spinto, riesce a ingannarci su un finale che si risolve con un’ode al senso civico ma che per la bistrattata Delia avremmo forse preferito diverso.

Diversi i momenti divertenti, la Cortellesi in questo è maestra, bella rivelazione (almeno per chi scrive) la Romana Maggiora Vergano, inappuntabili gli intenti. Ne esce un film in equilibrio tra commedia e impegno che può accontentare davvero più o meno ogni tipo di pubblico.