Questo artista dell’underground, a noi noto dal 2018 per l’EP Varenne e svariati singoli che lo collocano nel panorama indie pop seppure con uno stile più peculiare e meno debitore delle mode del momento, dopo esser tornato di recente all’autoproduzione cala questo asso. Un pezzo breve, appena 2 minuti e 26 secondi, ma che si fa ricordare.
Una intro in sordina dove spicca soprattutto la voce che racconta quasi in tono confessionale, gli strumenti che arrivano pian piano ad arricchire la narrazione, la chitarra elettrica che solleva il brano, poi la batteria, a scandire un testo incentrato sul mancato raggiungimento di un obiettivo, sul senso di perdita verso qualcosa/qualcuno che forse non abbiamo mai avuto e che preferiamo appassisca per desiderarlo un po’ meno.
Il ritornello, ripetuto 2 volte, ci fa riflettere sulla ineluttabilità di alcune situazioni e sui compromessi che si fanno con sé stessi per mantenere un proprio equilibrio interiore, per convincersi che in fin dei conti va bene così. Finito il pezzo lo si mette subito in repeat.