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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
28/05/2025
Live Report
Calibro 35, 27/05/2025, Teatro Parenti, Milano
Nell'ambito della popolare rassegna culturale La Milanesiana, con un unico biglietto la serata al Teatro Parenti ha proposto Calibro 35 e il reading/talk di due popolari scrittori come Jeffrey Deaver e Donato Carrisi. Il tasso di Noir è fortissimo, nonostante chi sia venuto principalmente per ascoltare i Calibro 35 ne esca uno spettacolo impeccabile ma sacrificato nella tempistica.

Non me ne voglia La Milanesiana, la popolare rassegna culturale ideata da Elisabetta Sgarbi, che esiste da 25 anni e che ha sempre proposto programmi di ampia varietà e ospiti di valore; il problema, nello specifico, è organizzare, nell’ambito della stessa serata, con un unico biglietto d’ingresso, il concerto di una band “illustre” come i Calibro 35, e il reading/talk di due popolari scrittori come Jeffrey Deaver e Donato Carrisi.

Al di là di quelle che possono essere le mie opinioni in proposito (lo dico per onestà intellettuale: li trovo tremendamente sopravvalutati e ho sempre fatto fatica a capire come sia possibile che siano letti e amati da così tanta gente) non l’ho trovata una combo particolarmente azzeccata. Per carità, il nesso tematico c’era, e pure accattivante (Deaver e Carrisi scrivono thriller, sono dunque in qualche modo accostabili al più vasto universo del Noir, i Calibro 35 sono nati rifacendo brani delle colonne sonore di importanti film italiani appartenenti a questo genere) ma è stata la declinazione a non funzionare.

Troppo lunga l’introduzione della Sgarbi e decisamente corposa la prima parte, in cui i due romanzieri hanno dapprima letto consistenti estratti dalle loro opere, e si sono poi sottoposti alle domande dei curatori del Noir inFestival. Il tutto per un’ora e mezza di durata che, sebbene non priva di contenuti piacevoli e interessanti (Deaver, in particolare, si è rivelato essere molto simpatico e le domande rivolte agli ospiti hanno dato il la a riflessioni non banali sul processo di scrittura e sul rapporto tra letteratura e cinema) da sola avrebbe potuto e dovuto bastare.

La band è infatti salita sul palco alle 22.40 e, nonostante l’ottima risposta del pubblico, anche di quelli che davano l’impressione di essere venuti solo per gli scrittori, nonostante la pazienza di tutti coloro che, al contrario, erano venuti solo per vedere il concerto, non ho potuto allontanare la sensazione che, si fossero scorporati i due momenti, il tutto sarebbe stato vissuto con maggior leggerezza.

 

Detto questo, l’esibizione è stata impeccabile come sempre. I Calibro 35 dal vivo sono una macchina precisa e perfettamente collaudata, anche dopo l’innesto del nuovo bassista Roberto Dragonetti che, entrato in formazione un paio di anni fa, appare del tutto inserito all’interno delle dinamiche del gruppo.

Suoni al limite della perfezione, nonostante il Parenti non sia proprio una location destinata agli eventi musicali, come sempre merito del gran lavoro di Tommaso Colliva, a tutti gli effetti quinto membro del gruppo. Preziosi, al solito, i visual di Matteo Castiglioni, che arricchiscono e completano l’esposizione tematica dei vari brani proposti, fondendosi con un gioco di luci semplicissimo ma molto efficace.

I quattro filano come al solito: niente improvvisazioni, code aggiuntive o virtuosismi vari, il focus è posto costantemente sulle esecuzioni dei brani, precise e senza fronzoli, molto vicine alle rispettive versioni in studio. Fabio Rondanini funziona da autentico centro propulsore, il suo drumming è potente ma sa anche essere dinamico e straordinariamente colorato, soprattutto quando il quartetto vira sul Jazz. Massimo Martellotta si divide tra chitarra, Synth e piano elettrico, ed è sempre magnifico nel tessere le sue melodie e nel richiamare i vari temi.

Gli assetti del gruppo sono fondamentalmente due: il primo privilegia i tasti, suonati dalla coppia Martellotta/Gabrielli, mentre l’altro vede quest’ultimo (che è anche una sorta di direttore musicale del collettivo) da solo ad occuparsi delle tastiere, mentre il suo compagno si destreggia alla chitarra. Speciali sono poi i momenti in cui Enrico Gabrielli passa ai fiati, sassofono e flauto, funzionali all’arricchimento delle canzoni.

 

Settimana prossima uscirà Exploration, ulteriore omaggio alla nostra tradizione cinematografica, con un’attenzione particolare a quelle musiche (sigle, colonne sonore) dall’impianto Jazz, e l’aggiunta di due composizioni originali. Il gruppo aveva presentato in anteprima questo progetto lo scorso ottobre, in una splendida serata al Teatro Dal Verme, nell’ambito del JazzMi (ne avevamo scritto a suo tempo) ma questa sera, pur essendo la data inserita nel calendario del nuovo tour, i brani del disco sono solo due: “Gassman Blues”, firmato da Piero Umiliani per I soliti ignoti di Monicelli, e “Mission Impossible”, l’iconico brano di Lelo Schifrin scritto nel 1967 per la serie tv originale, e successivamente utilizzato in tutte le versioni cinematografiche.

Il resto del set, pur non disdegnando altre incursioni nel Jazz, è incentrato sul repertorio Noir e su quelli che sono i pezzi più rappresentativi del gruppo, probabilmente per accordarsi meglio col tema generale della serata: l’iniziale “Pioggia e cemento”, “Harlem Nocturne”, “Ascensore patibolo”, la morriconiana “Trafelato” (durante la quale i nostri indossano dei passamontagna da rapina), “Gatto a 9 code”, sono alcuni dei titoli in cui il potenziale della band ha modo di esprimersi maggiormente, e tanto per cambiare godono di esecuzioni superlative. È presente anche la cover di “Vitamin C” dei Can, già proposta al Dal Verme, con Enrico Gabrielli ad occuparsi delle parti vocali. Teoricamente fuori concept, ma del tutto coerente per quanto riguarda le sonorità. In chiusura arriva “Notte in Bovisa”, vero e proprio manifesto, richiesto in precedenza dal pubblico ed interpretato con rabbia ed intensità notevolissime.

Dura poco meno di 50 minuti e si sarebbe tentati di dire che sia stato troppo poco. È così, in effetti, ma è anche vero che la qualità offerta e il ritmo serrato con cui hanno messo in fila i vari brani ha fatto sì da renderci tutto sommato soddisfatti. Magari non del tutto appagati ma senza dubbio contenti.

Necessario tuttavia rivederli in azione al più presto, possibilmente senza diversivi in mezzo.