“Desert rose,
dreamed I saw a desert rose”
(“In God’s Country” – U2)
La Rosa. Il Sogno. Il Deserto.
L’immagine più prossima di Chrysta Bell è quella dell’agente Tammy Preston in “Twin Peaks - The Return” (2017), mentre all’interno di una stanza si nota alle sue spalle un ritratto di Franz Kafka. Il sodalizio con David Lynch non è solamente cinematografico bensì musicale e dura da molti anni, fin dai tempi di “Strade Perdute”, il film che rilanciò la carriera del regista e - a quanto pare - contribuì a ‘dare il la’ a quella della cantante nata a San Antonio, nel Texas. Forte presenza scenica, abbinata a una voce potentissima che per estensione richiama quella di Annie Lennox, anche se con un mood a volte più violento.
In questo EP che porta il suo nome si propone con quattro brani dallo stile variegato e apparentemente disomogeneo, che in realtà celano un tratto comune: la metafora dell’acqua, delle onde rapportate all’intensità delle relazioni amorose, con tutti i rischi che comporta il calarsi “in acque profonde”. (1)
Si parte con “Undertow”, la risacca per l’appunto, dall’incedere declamatorio e sinuoso, con alcuni movimenti di suono che occhieggiano a Bryan Ferry e ai Roxy Music. Il riferimento non è casuale, dato il tema amoroso trattato e la sensualità che Chrysta Bell emana non solo per la sua bellezza. La frequenza “52hz” (titolo del secondo brano) emessa dalla balena più solitaria del mondo (scoperta nel 1989) si addice perfettamente all’altezza sonora che la sua voce è in grado di raggiungere per il grido: “52hz I’m here all alone […] come in […] 52hz then you disappear, screaming…” sono alcune delle parole con cui inizia la canzone…”They say that you’re the lonely swan, I don’t know, I’m just waiting for your call”.
“Everest” è il terzo brano che ricomprende il tutto, tornando alla risacca, vale a dire a quel ritorno dell’onda, respinta da un ostacolo. Da questo picco (peak, sempre per non perdere il link con David Lynch) si vedono le onde di cui Chrysta Bell canta nella prima parte del brano. Sembra di vedere il “Viandante sul mare di nebbia” del pittore Caspar David Friedrich, raffigurante un uomo su di un picco avvolto in una dimensione misteriosa e aperta sull’infinito, nonché sull’interiorità di ognuno di noi. (2)
“Lost. I feel lost.”
Ecco allora che il rifrangersi delle onde, più sensibile su coste frastagliate e in acque profonde, ci porta al termine di questo viaggio con “Blue Rose” (3), pezzo dalle sonorità tipicamente lynchiane, che introducono a una dimensione altra, quasi una sospensione spaziotemporale, dove non resta che godere di un’immaginesuono. Immaginiamo, allora, un palco in fondo al mare dove una bellissima donna canta e si muove sinuosamente, come una sirena. Le sonorità della canzone aprono ad un’atmosfera mistica che, conoscendo il suo mentore, esperto praticante della meditazione trascendentale, non possono che confermare una piena sintonia artistica tra i due.
"Tanto più una donna ci apparirà in forma di onda, tanto più una foresta ci arriverà in forma di sonata, quanto più esse saranno pregne del maremoto e della musica interiore di chi le ha generate. Allora esse ci appariranno più vere della realtà. (4)
EP-ilogo
“Desert rose, dreamed I saw a desert rose,
Dress torn in ribbons and in bows,
Like a siren she calls to me”
Camminando nel deserto, potrebbe anche capitare di incontrare una rosa del deserto. Una rosa texana che si chiama Chrysta Bell (5), che viene dalle stesse terre di Cormack McCarthy, anche lei portatrice di quel fuoco di cui parla lo scrittore nel suo “The Road”. Lo stesso fuoco che Kafka chiedeva all’amico Max Brod di utilizzare per eliminare (“Eraserhead” è il titolo del primo film di Lynch) tutti i suoi scritti.
Fuoco, cammina con me.
Note