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REVIEWSLE RECENSIONI
22/09/2025
Bleach Lab
Close To The Flame EP
È un vero peccato che Close To The Flame non sia un album. Se già con il disco d’esordio i Bleach Lab avevano convinto, l’ascolto dei cinque brani del nuovo EP lascia davvero senza fiato.

Lost In A Rush of Emptiness, album d’esordio dei Bleach Lab, è stato uno dei dischi migliori del 2023. Un’opera prima pressoché perfetta, frutto di un’ispirazione compositiva incredibilmente matura di una band dalla spiccata personalità, nonostante solo agli inizi. Restava il dubbio, a fronte di così tanta qualità e originalità e a seguito di un avvicendamento nel gruppo dovuto al forfait del chitarrista Frank Wates a ridosso della pubblicazione di un disco dallo stile profondamente guitar-based, di come proseguire e mantenere un livello già così alto in partenza.

Ma si è trattato di un non-problema. Louis Takooree, subentrato già a partire dal tour promozionale di Lost In A Rush of Emptiness, oltre a essere un ottimo chitarrista si è confermato anche un produttore di gusto. Con il risultato che, a distanza di un anno e mezzo, i Bleach Lab sono tornati con Close To The Flame, un EP autoprodotto di (purtroppo solo) cinque tracce, pienamente in linea con l’album che lo ha preceduto e altrettanto sublime.

 

La formula resta invariata ma con alcuni accorgimenti che conferiscono maggiore solidità ai brani. Il toccante timbro di Jenna Kyle si muove etereo su basi indie e dream pop, una voce splendida che ci accompagna lungo suadenti melodie, spesso dai toni più bassi nelle strofe ma pronte a spiccare il volo verso inebrianti aperture nei refrain. Alla chitarra sono riservati meno riff solisti e, tra suoni puliti e distorti, si amalgama perfettamente sullo sfondo, una sorta di guida per tappeti di pad e synth che con discrezione arricchiscono l’atmosfera, a volte algidi, altrove più corroboranti. La sezione ritmica qui è molto più delineata, e contribuisce a far emergere meglio la personalità di ciascuna canzone. 

Lo stile della band ricalca ancora quell’impronta sognatrice e malinconica di cui certa new wave e dream pop si sono intrisi verso la coda degli anni ottanta, un fine stagione irripetibile di un’esperienza oramai agli sgoccioli in cui il disorientamento di alcuni dei protagonisti (gli Smiths, Morrissey e i Cocteau Twins su tutti, nello stile dei Bleach Lab fonte di ispirazione per sviluppi assolutamente originali) ha inconsapevolmente dato vita a un genere ad oggi unico.

 

Cinque brani, quelli di Close To The Flame, simili ma diversi. “Drown” è un incipit da manuale, veloce e deciso. “Feel Something” fugge via allo stesso modo ma ammorbidita da parti di synth, a partire dalla sequenza che la introduce, e da un intreccio vocale che si snoda per tutta la durata della canzone. “In Your Arms” è un brano di una bellezza struggente che alterna voluminosi tappeti di tastiere a vuoti intermezzi acustici. In “Close To The Flame” la chitarra graffiante e le parti di batteria accentuano il contrasto tra l’approccio ruvido del brano e la soavità della melodia. Chiude l’EP “If I Could Be Anything”, in cui l’intenzione si fa ancora più provocatoria, un brano diversamente pacato con punti di cattiveria che a tratti sfiorano il grunge.

I Bleach Lab superano con successo il momento più a rischio per una band, anche se cinque brani - pur convincenti - sono solo un assaggio per chi ne ha apprezzato l’esordio e sperava nel potere taumaturgico di un nuovo long playing. Restiamo così in attesa di quello che sarà il vero sophomore di Lost In A Rush of Emptiness e speriamo di vederli live dalle nostre parti. Nel caso, mi troverete in adorazione sotto il palco, in corrispondenza dell’asta portamicrofono di Jenna Kyle.