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REVIEWSLE RECENSIONI
28/11/2018
Caravita
Come Sempre
Se il cantautorato italiano nella sua declinazione “classica” non ha più nulla di nuovo da dire da un bel po’, non rimane probabilmente altro che continuare a suonarlo, puntando tutto sulla storia personale e sulla necessità che si ha di fare musica, di rendere partecipi gli ascoltatori dei passi che si sono compiuti.

Icio Caravita, dalla provincia di Ferrara, ha avuto un percorso lungo e impegnativo fatto di demotape, di trasmissioni nelle radio libere, di lavori come commesso di dischi, animatore e dj. Poi gli studi in conservatorio, l’attività di insegnamento che si affianca a quella di scrittura.

“Come sempre” è il suo secondo lavoro in “full length”, dopo tre ep ed un esordio, “È così che va”, uscito nel 2015.

Si avvale del prezioso aiuto di Musicraiser e della produzione di un grande come Lele Battista, ormai un’assoluta garanzia anche per dischi che esulano dalla sua specifica proposta musicale; ad affiancarlo c’è poi Massimo Germini, amico di lunga data e già produttore del disco precedente.

Ne sono uscite dieci canzoni dal suono limpidissimo, dove la chitarra acustica, perno attorno a cui si muovono queste composizioni, viene coadiuvata egregiamente dalle tastiere e da una base ritmica leggera ma costante (ad opera di Leziero Rescigno), che talora sfrutta i beat ed altre soluzioni elettroniche, sempre comunque piuttosto rarefatte.

C’è un po’ di Fossati, tanto De Gregori ma in generale c’è Caravita con la sua passione, con la sua voglia di raccontare incontri e comunicare suggestioni. Un disco che trasuda amore per la vita (“Non perdo un’altra buona occasione per dire al mondo che faccio del mio meglio e spero ancora di sperare”, canta in “Per ora”), attenzione alle circostanze e all’attrattiva della realtà (“Poi ti basta un sorriso, un soffio, una luce, una lieve pendenza (…) il dettaglio è una piccola cosa che fa la differenza e ti cambia di colpo tutto il nero che c’è”, così in “Le piccole cose”) e che ha quella capacità tutta cantautorale di dipingere ritratti umani vivi e credibili, come quello del barbone di “Anima d’asfalto” o canzoni d’amore delicate e commoventi, come avviene in “Scarabocchio”.

Nulla di nuovo sotto il sole ma canzoni ben scritte, con melodie vocali sempre vincenti e un grado di intensità notevole, con un grande equilibrio tra la componente per così dire Folk (visibile soprattutto in “Filastrocca” e “Qui) e quella più virata verso il Pop (“Colori”, “Per ora”).

“Mai felice fino in fondo, ma coerente con me stesso, talvolta mi stupisco!”. Tendere sempre alla felicità, mai rinunciare allo stupore. Questo è Icio Caravita e fosse anche solo per queste parole varrebbe la pena di dare una chance a questo disco. Non sposterà gli equilibri ma mette in chiaro una volta per tutte come deve essere un artista vero.