Dei lavori di Steven Soderbergh abbiamo parlato a più riprese sottolineando l'ecletticità di questo autore (sessant'anni il prossimo gennaio) che ancora non è stanco di sperimentare e provare soluzioni nuove. Con Contagion il regista prova a ipotizzare cosa sarebbe potuto succedere se l'umanità avesse dovuto affrontare l'arrivo di una pandemia globale, come questa si sarebbe potuta gestire lavorando sulle reazioni che le persone e i governi avrebbero adottato in una situazione per l'epoca nuova e potenzialmente molto letale. Il regista non fallisce nemmeno questa volta, con il senno di poi e la conoscenza attuale che abbiamo del problema, il film è del 2011 decisamente precedente la pandemia di Covid-19, si potrebbe affermare: "Soderbergh come Nostradamus!". Il regista riesce a prevedere con una buona precisione gran parte di ciò che realmente si è poi verificato qualche anno più tardi, nessuna dote da veggente ovviamente ma tanta ricerca e una buona dose di intuizione portano Soderbergh e lo sceneggiatore Scott Z. Burns a confezionare un film che rivisto oggi non può che essere letto in chiave profetica. Contagion è un raro caso di film che acquista valore con il passare del tempo, visto oggi, alla luce dei fatti noti a tutti, è proprio la sua capacità predittiva l'aspetto più interessante di un'opera ben realizzata ma a conti fatti poco coinvolgente se non vista appunto attraverso gli occhi della consapevolezza odierna; Contagion avrebbe potuto essere un instant movie ma è arrivato con quasi un decennio di anticipo, una cosa quasi incredibile, più interessante oggi che nel suo anno d'uscita.
Beth Emhoff (Gwyneth Paltrow) torna da un viaggio di lavoro a Hong Kong con dei sintomi influenzali. Quella che da principio sembra una brutta influenza inizia a peggiorare fino a portare la donna ad attacchi convulsivi e infine alla morte. Poco dopo la stessa sorte tocca al figlioletto della Emhoff, la preoccupazione del secondo marito della donna, Mitch (Matt Damon) sale alle stelle, non tanto per lui quanto per la salute della figlia Jory (Anna Jacoby Heron). Nel frattempo il numero di contagi sale, i morti iniziano a essere un buon numero, il dottor Cheever (Laurence Fishburne) del CDC organizza delle squadre d'azione per scoprire il più possibile sul virus, si affida sul territorio americano alla dottoressa Mears (Kate Winslet) per studiare i primi casi, la ricercatrice Orantes (Marion Cotillard) si recherà invece in Cina alla ricerca delle origini della malattia. Mentre il virus si rivela più letale del previsto si aprono i canali di ricerca e informazione: la dottoressa Hextall (Jennifer Ehle) e il dottor Sussman (Elliot Gould) lavorano a un possibile vaccino, il blogger cospirazionista Alan Krumwiede (Jude Law) promuove invece una cura alternativa a base di forsizia, una pianta molto comune anche alle nostre latitudini. Con il passare dei giorni aumenta l'escalation di casi, l'informazione diventa martellante, il panico dilaga.
Soderbergh e il suo gruppo di lavoro ci narrano con anticipo molto di quello che avremmo vissuto da lì a pochi anni: si parte dai mercati in asia dove vengono venduti animali vivi, c'è il passaggio intraspecie del virus, si identifica con discreta precisione anche l'area geografica di una possibile nascita della pandemia, si mettono sul piatto i sistemi di informazione e controinformazione, le immagini dei futuri ospedali da campo richiamano alla mente quelle che tutti abbiamo visto centinaia di volte, si esamina la paranoia e l'isolazionismo della gente in seguito all'esplosione del panico. Quella che racconta Contagion è una forma influenzale molto più letale di quella che abbiamo vissuto nella realtà, colpisce l'accuratezza predittiva di molti particolari, per la realizzazione del film Soderbergh ha dichiarato di essersi appoggiato a medici di fama e alle ricerche dell'Organizzazione Mondiale della Sanità andando a ricreare degli scenari che si reputavano realmente possibili (non è che alla fine, magari, ci ha portato pure un po' di sfiga?). Contagion non è un film elettrizzante, sicuramente accurato, ben studiato ma piuttosto freddo e frammentato, se non fosse stato per l'esperienza con il Covid l'interesse suscitato dal film non sarebbe stato per chi scrive così alto, oggi come oggi una visione però la vale tutta, inoltre il regista ha l'intelligenza di non offrire soluzioni, tutto si ferma un passo prima che si arrivi a sapere del reale esito della pandemia, di certo ci sono l'opportunismo di chi sta in alto e la sofferenza di chi sta in basso. Soderbergh lavora in digitale, gioca un poco con la saturazione, un poco con il montaggio, ma nel complesso costruisce un film molto diligente e molto classico; nonostante il cast di primissimo livello proprio il vasto numero di attori e di linee narrative messe in campo impediscono un avvicinamento empatico ai protagonisti, anche a livello di recitazione nessuno dei grandi nomi posti sulla scacchiera emerge con una prova degna di nota. È un film discreto Contagion, parecchio buono se visto oggi, come detto in altre occasioni però, non si sa bene come, in questo caso anche fortuitamente, alla fine Soderbergh riesce sempre e comunque a offrire almeno un valido motivo per guardare i suoi film, questa volta il motivo è arrivato quasi dieci anni dopo, eppure siamo qui oggi a parlare del regista ancora una volta con un certo grado di interesse.