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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Cop Killer
Body Count
1992  (Warner)
METAL BLACK / SOUL / R&B / FUNK / HIP-HOP
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04/08/2025
Body Count
Cop Killer
La storia di Cop Killer dei Body Count, una canzone che ingenerò infinite polemiche e che divenne l'inno afroamericano durante i disordini successivi al processo per il barbaro pestaggio di Rodney King.

Multimilionaria star del rap e acclamato attore, tanto cinematografico quanto televisivo, il sessantaseienne Ice-T potrebbe godersi una ricca pensione sotto il sole della sua Los Angeles. E invece, questo ragazzaccio, che ha più polemiche alle spalle che capelli in testa, continua a tenere viva la propria carriera attraverso i Body Count, il suo progetto più ostico, militante, rabbioso e decisamente meno appetibile da un punto di vista commerciale.

Dai tempi di quella "Cop Killer" (1992), singolo che sollevò uno tsunami di critiche, coinvolgendo addirittura l’allora Presidente degli Stati Uniti, George Bush, il rapper californiano non ha smesso di stare sulle barricate, di polemizzare con il potere, di professare il suo credo antagonista senza mezze misure, a volte esagerando, ma sempre con invidiabile coerenza.

Ultima traccia dall’omonimo album d’esordio dei Body Count, "Cop Killer" venne in mente a Ice-T quando, una mattina, entrando negli studi di registrazione canticchiando "Psycho Killer" dei Talking Heads, qualcuno gli suggerì di cambiare il verso del ritornello in "Cop Killer", un titolo che esprimeva perfettamente la rabbia dei cittadini afroamericani nei confronti della polizia. Da quell’estemporaneo suggerimento, il rapper trovò l’abbrivio per una composizione che aveva in testa da tempo, una canzone che dicesse senza mezzi termini ciò che il titolo cristallizzava in due parole: uscire di casa, cercare un poliziotto e ucciderlo.

Ice-T, tuttavia, in seguito precisò il senso del brano, sostenendo che lui non odiava i poliziotti, ma era arrabbiato solo con la polizia brutale. “Non ho mai odiato i poliziotti” disse durante un intervista a NPR “Quando infrangevo la legge, i poliziotti erano i miei avversari, pensavo solo di poterli superare in astuzia. Chiunque superi il limite di velocità pensa di poter superare in astuzia i poliziotti. Cop Killer era una canzone sulla polizia brutale…vivevo in un mondo in cui i poliziotti strappavano le persone dalle loro auto e le picchiavano. Quindi ho pensato, e se qualcuno si scatenasse contro i poliziotti brutali, come ti sentiresti?"

Il musicista losangelino, è storia nota, ha spesso avuto a che fare in passato con le forze dell’ordine. Ice-T, infatti, ha fatto parte di gang e ha commesso molti crimini in gioventù, finendo più di una volta nei guai con la legge, ma attribuendo alla musica rap il merito di averlo aiutato a fare "il mio primo passo nel mondo della legalità".

Sia quel che sia, quando la canzone venne pubblicata, si scatenò un putiferio.

Il dipartimento della polizia del Texas, qualche mese dopo l’uscita del singolo, chiese un boicottaggio nazionale di "Cop Killer", richiesta che sollevò problemi di censura e generò infinite polemiche. La conseguente attenzione mediatica portò le vendite di Body Count alle stelle, altrimenti il disco sarebbe stato un mezzo flop. Infatti, l'album era già uscito da tempo (31 marzo del 1992) quando scoppiò la bagarre (per la precisione il 10 giugno dello stesso anno), e le polemiche contribuirono a un inaspettato successo commerciale. Il disco, infatti fu certificato disco d'oro (500.000 copie vendute) il 4 agosto, e il 15 agosto raggiunse il ventiseiesimo posto nella classifica degli album. Nel numero del 20 agosto di Rolling Stone, poi, Ice-T è addirittura apparso in copertina, indossando un'uniforme da poliziotto.

La canzone fu messa in circolazione quando era passato circa un anno dalla brutale aggressione ai danni del taxista Rodney King, un uomo di colore disarmato, picchiato a sangue da quattro agenti bianchi della polizia di Los Angeles. Quando il 29 aprile 1992, i poliziotti vennero assolti, scoppiarono violente rivolte, e "Cop Killer" divenne una sorta di inno dei manifestanti, espressione di rabbia nei confronti di un sistema che protegge la polizia razzista a discapito di persone di colore colpevoli solo di aver incrociato la sua strada.

Ice-T divenne, così, parte della storia e si dimostrò un interlocutore di sostanza durante il dibattitto pubblico. In numerose interviste, spiegò cosa significasse vivere come un uomo di colore nel centro di Los Angeles, dove la polizia veniva percepita come il nemico. Nonostante i numerosi precedenti, il rapper era anche un veterano dell'esercito (ha prestato servizio per quattro anni) e si era sempre tenuto lontano dalla droga, presentandosi così all’opinione pubblica come parte coinvolta credibile e di indiscussa esperienza. A dimostrazione della sua buona fede, il 28 luglio del 1992, Ice-T chiese alla Warner di rimuovere la canzone dall'album, sostenendo che non voleva apparire come se stesse cercando di trarne profitto. L'etichetta acconsentì, sostituendola con un brano intitolato "Freedom of Speech". 

Come già accennato, le polemiche intorno alla canzone coinvolsero anche l’allora Presidente degli Stati Uniti, George H. W. Bush, che stava facendo una campagna per le imminenti elezioni contro lo sfidante democratico Bill Clinton. Bush non menzionò mai Ice-T o la canzone per nome, ma il 29 giugno 1992 disse: "Mi oppongo anche a coloro che usano film o dischi o televisione o videogiochi per glorificare l'uccisione di ufficiali delle forze dell'ordine. È da malati. Non mi interessa quanto sia nobile il nome dell'azienda, è sbagliato per qualsiasi azienda rilasciare documenti che approvino l'uccisione di ufficiali delle forze dell'ordine". 

E’ curioso che a partire dal 2000 Ice-T abbia recitato nella famosa serie tv della NBC Law & Order: Special Victims Unit come detective della polizia. Ciò significa che otto anni dopo aver scritto ed eseguito una famosa canzone sull'omicidio di un poliziotto, ne interpretava uno in TV. E non era la prima volta: lo aveva già fatto nel film New Jack City del 1991. Un anno prima del caos esploso con "Cop Killer".