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MAKING MOVIESAL CINEMA
Copperman
Eros Puglielli
2019  (Raiplay, Prime Video, Notorius Pictures)
COMMEDIA
6/10
all MAKING MOVIES
13/10/2025
Eros Puglielli
Copperman
Copperman è la storia tenera di un ragazzo autistico che cresce diventando un uomo ancora bambino, rinchiuso nel suo amore d'infanzia e con in testa l'idea di essere un supereroe.

È sotto gli occhi di tutti l’invasione che i supereroi, diciamo dai primi anni Duemila circa, hanno progressivamente portato avanti, film dopo film, all’interno della programmazione delle sale di tutto il mondo. Prodotti Marvel, DC Comics, personaggi provenienti da case editrici indipendenti o “minori”, hanno quasi monopolizzato l’immaginario del blockbuster statunitense dividendosi i grossi introiti con l’animazione e poche altre cose.

Nel nostro piccolo, senza l’ambizione di competere con i prodotti analoghi d’oltreoceano e a volte ottenendo risultati più che dignitosi, anche in Italia abbiamo sfornato i nostri super: i due episodi de Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores, Freaks out e Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti e in maniera più trasversale anche questo Copperman di Eros Puglielli, che in fondo un film di supereroi proprio non è.

Il regista romano non pare infatti troppo interessato a questo aspetto, (e per fortuna viene anche da dire) focalizzando i suoi sforzi e la sua attenzione sulle figure di due bambini cresciuti in situazioni difficili in famiglie segnate da assenze e figure di riferimento sbagliate se non addirittura tossiche (non tutte per fortuna). Con i suoi protagonisti ben in mente Puglielli, senza eccedere, mette la sua regia dinamica a servizio di una storia tenera e delicata dove l’ingenuità di due anime candide e sfortunate si scontra con il mondo, spesso sbagliato, degli adulti.

 

Anselmo (Sebastian Dimulescu) è un bambino autistico che odia il giallo e trova conforto nelle figure circolari; vive con la madre Gianna (Galatea Renzi): il padre li ha abbandonati alla nascita del figlio ma Gianna ha sempre raccontato ad Anselmo che il papà è un supereroe, partito per ripulire il mondo. Così il ragazzo cresce sfogliando albi a fumetti cercando di capire quale tra quei personaggi possa essere suo padre, legando a filo doppio la figura del padre al concetto dell’eroe.

Un giorno Anselmo incontra la piccola Titti (Angelica Bellocci), figlia dell’usuraio che tiranneggia tra gli altri anche Gianna, e se ne innamora di un amore innocente ed eterno. Quando Titti sarà costretta a lasciare il paese, Anselmo continuerà a coltivare dentro di sé quel primo amore romantico.

Anni dopo Anselmo (Luca Argentero) è un uomo adulto, convive ancora le sue difficoltà, ha però un lavoro in una casa di cura per malati mentali, pochi amici e la sua fissazione per i supereroi. Con l’aiuto dell’amico Silvano (Tommaso Ragno), un fabbro rude ma affettuoso, Anselmo assume l’identità segreta di Copperman, l’uomo di rame, e inizia a raddrizzare torti nel suo paese.

Quando una Titti ormai adulta (Antonia Truppo) torna improvvisamente a casa con tanto di padre degenere al seguito, in Anselmo si riaccende un sentimento mai sopito e, forse, anche la possibilità di diventare davvero un eroe.

 

Puglielli mantiene nel tono del racconto l’innocenza di un uomo che è rimasto fermo alla sua infanzia e che continua a vedere il mondo con gli occhi di un bambino. Questa visione, unita ai temi dell’autismo e della difficoltà dei bambini protagonisti nel crescere in famiglie disfunzionali o semplicemente colpite da un’assenza importante, scatena nello spettatore una naturale empatia e una tenerezza nei confronti dei protagonisti che fanno accettare di buon grado anche alcune ingenuità di costruzione.

Si intuisce come la regia vivace di Puglielli sia finanche frenata da un contesto dove all’azione (fiabesca, mai troppo credibile) è doveroso anteporre l’attenzione al personaggio, alle relazioni, ai temi.

Non ci sono elementi tali da rendere questo Copperman un film da ricordare: l’incedere è abbastanza programmatico, le interpretazioni di Argentero e della Truppo, a tratti un poco ingessate, potrebbero anche cogliere nel segno, il “fiabesco” è forse un po’ troppo spinto. Ciò nonostante la visione rimane sempre gradevole, ne esce un film piccolo ma capace di restituire con dignità uno sguardo sull’eroismo quotidiano di chi si trova a convivere con fragilità che non gli rendono facile la vita, una condizione della quale i più fortunati dovrebbero sempre tenere conto con rispetto e solidarietà.