Creed - Nato per combattere è per i fan della saga di Rocky una sorta di ritorno a casa, una passeggiata lungo una strada nota, una strada già percorsa in passato. Vista da un'angolazione diversa, con un altro taglio di luce, da un'altra prospettiva, riesce ancora a regalare emozioni e un senso diffuso di appagamento per un viaggio sempre piacevole, pur nella consapevolezza che in fondo si stia seguendo la strada di sempre e che questa ci porterà proprio lì dove ci aspettiamo che ci porti, in qualche modo, appunto, a casa.
Questo è Creed, con le sue varianti, le sue deviazioni, i suoi piccoli spostamenti, nient'altro che il racconto del mito, sempre lo stesso: quello del riscatto, della fatica, della lotta contro le avversità e a dispetto di tutte le probabilità contrarie. E' ancora il mito di Rocky Balboa, quello che sta tanto a cuore all'ormai invecchiato Sly, traslato dentro altra carne, dentro altri colori, immerso in una situazione diversa ma per molti aspetti simile. E' un'eredità, nominalmente quella del mitico Apollo, in realtà anche, sempre e soprattutto, quella dell'indimenticabile Stallone Italiano di Philadelphia che al settimo capitolo della sua saga ancora non mostra cenni di cedimento (qualitativo, quello fisico c'è ed è mostrato con ammirevole orgoglio e grande dignità).
Senza grandi novità, sebbene non manchi qualche elemento interessante, la saga di Rocky infila un ulteriore capitolo, a quarant'anni dal primo, che ancora si lascia guardare con molto piacere. Inoltre l'arrivo alla regia di Ryan Coogler, direttore di uno dei film più "black" di sempre, il successo enorme Black Panther, offre una prospettiva diversa anche dal punto di vista razziale finalmente senza forzature e con una costruzione del tutto naturale.
Adonis Johnson (Michael B. Jordan) è a sua insaputa il figlio illegittimo del grande campione dei pesi massimi Apollo Creed, cresciuto tra orfanotrofi e riformatori viene in seguito accolto dalla moglie di Apollo, Mary Ann (Phylicia Rash?d) quando questa viene a conoscenza dell'esistenza del bambino.
La donna garantisce al ragazzo una vita agiata e un'ottima istruzione, una volta adulto Adonis trova un ottimo lavoro e sembra essere ben avviato a una carriera finanziaria. Ma la sua infanzia difficile, quella che l'ha reso un combattente duro, non si dimentica facilmente e Adonis sfoga la sua rabbia partecipando a degli incontri clandestini in Messico nei quali verrà fuori il suo talento naturale per la boxe, una passione che lo spingerà a lasciare un lavoro sicuro e ben retribuito per seguire il suo sogno.
Ma al ragazzo mancano le basi, c'è del talento grezzo, c'è la fame del voler dimostrare a sé stesso, e poi al mondo inconsapevole, di poter meritare quell'eredità così ingombrante tenuta nascosta a tutti, ma mancano la tecnica, la velocità, la sapienza. Ed è per questo che Adonis si presenta al ristorante Adrian's (già visto in Rocky Balboa) e chiede al vecchio Stallone Italiano (Sylvester Stallone) di allenarlo, di renderlo un vero pugile.
Dopo le prime ritrosie, scoperta l'identità del giovane, Rocky decide di accettare l'offerta di Adonis, le strade di Philadelphia che erano state di un giovane Balboa diventano piano piano quelle di Adonis, un ragazzo promettente che il mondo imparerà a conoscere come il figlio di Apollo Creed.
Creed - Nato per combattere ha tutte le carte in regola per piacere ai fan della saga di Rocky (si può anche iniziare da qui ma ci si perde parecchio), pur non proponendo grosse novità se non qualche variazione sul tema.
Il film di Coogler si distingue per un'onestà di fondo davvero apprezzabile, sposta l'attenzione dalla comunità italoamericana dei primi Rocky a quella nera, si aggiunge alla parabola sportiva quella della malattia di un Balboa ormai anziano e provato dal tempo e dal ricordo della sofferenza dell'amata Adriana ormai dipartita (che tenerezza la lettura del giornale davanti alla tomba sua e di Paulie), e nel farlo non traspare mai la pretesa che il film possa essere altro dall'ennesimo e rispettoso nuovo capitolo di una saga amata da milioni di persone, a partire dagli inseguimenti alle galline per finire in cima a quella scalinata che tutti voi conoscete molto bene.
Ed è ancora Rocky a entrare nei cuori, nonostante Michael B. Jordan sia un ottimo discendente del grande Apollo, il volto ormai sfatto di Stallone accompagna in maniera perfetta il tramonto di un'icona, di un uomo che è diventato mito che torna a essere uomo e che affronta l'ultimo tratto di esistenza con tutte le difficoltà che questa comporta, aggravate dal peso sempre presente di non aver fermato per tempo quel maledetto incontro di tanti anni prima.
La regia di Coogler è piana (ma mai noiosa), asseconda il racconto con classicismo per poi esplodere sull'incontro finale, anche questo intriso di una buona dose d'amore per il passato. Nulla di nuovo sotto il sole, solo l'ennesimo ottimo capitolo di una saga che sembra non stancare e non stancarsi mai.