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MAKING MOVIESAL CINEMA
06/10/2021
George A Romero
Creepshow
Tra la fine degli anni '40 e l'inizio degli anni '50 del secolo scorso, nel mondo del fumetto andavano diffondendosi nuovi gusti e tendenze che andarono a eclissare un poco il successo del genere supereroico in voga negli anni della guerra per andare via via a sostituirlo quasi completamente.

Furono molte le case editrici di quegli anni a provare nuove vie, prima tra tutte la Timely Comics (Atlas Comics da fine '50) già con un giovane Stan Lee come timoniere e che poi nei 60 diverrà la celebre Marvel Comics che tutt'ora amiamo (almeno chi scrive), più avanti negli anni arrivò la Warren Publishing con serie molto note ancora oggi (Creepy, Eerie, Vampirella), c'era poi ovviamente la National Allied Publications (antesignana della D.C. Comics) e altre ancora, ma il vero cambio di marcia per l'enorme successo di fumetti a genere horror, weird, science fiction e crime lo diede in misura sostanziale la E.C. Comics di Bill Gaines (e Al Feldstein).

Tra tutti i generi su cui puntare l'horror e in generale tutto ciò che era weird sembravano essere le migliori potenzialità da sfruttare, i primi tentativi arrivarono sulle serie crime con storielle a tema per poi esplodere, visti i risultati incoraggianti, su alcune delle serie più famose della casa editrice come The crypt of terror, The vault of horror, The haunt of fear, Tales from the crypt per andare poi anche sulla sci-fi con Weird science e tornare al crime con Crime SuspenStories.

Fu una piccola rivoluzione per vari motivi: i racconti a tema zombi toccavano le corde dell'inconscio degli americani e la paura che questi provavano a causa della tensione da guerra fredda legata alla minaccia della bomba, nelle storie criminali veniva spesso demolita l'istituzione della famiglia felice e del matrimonio così preponderante nella società dell'epoca, soprattutto nei '50, presentando storie con mogli assassine e senza scrupoli, l'asticella delle situazioni orrorifiche si alzava senza remore creando soluzioni intriganti, inoltre funzionava bene la costruzione di molte delle storie che con un twist finale, molto spesso prevedibilissimo una volta capite le meccaniche, volgeva la situazione in favore di una certa giustizia anche se questa spesso premiava azioni criminose e non virtuose.

Insomma, materiale che poteva sicuramente intrigare adolescenti e non solo, spesso i disegni erano tirati via, non tutte le storie erano confezionate a regola d'arte, ma dalla E.C. passarono anche dei veri talenti, oltre ai due creatori citati prima anche gente come Johnny Craig poi su Iron Man della Marvel, John e Marie Severin entrambi più avanti a lavorare su Hulk, il grande Wally Wood poi su Devil, Harvey Kurtzman al quale si deve il successo della storica rivista satirica Mad, una delle più celebri in assoluto, e altri ancora.

Purtroppo in parallelo al crescente successo dei comics avanzava un'isteria di massa che vedeva nel fumetto i motivi di fenomeni legati alla delinquenza giovanile, istigazione alla violenza e altre scelleratezze simili, aggravate dalla posizione intransigente di alcune commissioni d'inchiesta statunitensi che andarono a nozze con la pubblicazione dello psichiatra Fredric Wertham che con La seduzione dell'innocente riuscì a tagliare le gambe a moltissime case editrici che furono costrette ad aderire a protocolli di autocensura prima e alla chiusura di numerose testate in un secondo momento, la E.C. Comics ad esempio sopravvisse praticamente solo grazie alla rivista Mad mentre il grosso delle pubblicazioni a tema horror e weird vennero cancellate. Furono molti a rimpiangere queste chiusure come molti i giovani ragazzi, futuri autori dell'horror degli anni a venire, a formarsi sui fumetti della E.C. Comics, tra questi un tal George Romero e un certo Stephen King.

 

Creepshow, regia di Romero, soggetto e sceneggiatura di Stephen King (anche protagonista di uno degli episodi del film), altro non è che una dimostrazione d'affetto e un sentito omaggio a quel tipo di narrazione, ai fumetti horror della E.C. Comics e a quel gusto per l'orrore e per il weird dal sapore così marcatamente retrò. L'intento dei due autori è dichiarato ed è così che va letto il film se ci si vuole realmente trovare dei motivi di interesse, Creepshow va visto come un tuffo nel passato, come la trasposizione di quelle emozioni un po' estreme e allo stesso tempo un po' ingenue che i giornalini della E.C. sapevano suscitare, usciti da quest'ottica il rischio che Creepshow possa perdere gran parte del suo interesse è davvero molto alto.

Proprio come accadeva negli albi a fumetti anche qui si avvicendano più episodi, cinque per la precisione, più un prologo e un epilogo. Molte sono le strizzate d'occhio e le scelte di stile e narrative che rimandano ai vecchi fumetti; intanto gli episodi sono introdotti da una figura simile allo Zio Creepy che qui da noi ebbe anche un suo show come Zio Tibia negli anni a cavallo tra gli 80 e i 90 e che in realtà guardava più a un personaggio della Warren, ma il succo rimane lo stesso, i vari fumetti della E.C. erano spesso introdotti proprio da queste figure orrorifiche che parlavano direttamente al lettore, in più Romero sceglie di ricorrere spesso a inquadrature contornate da bordi colorati simili a vignette, anche alcuni passaggi di sequenza ricordano il susseguirsi delle vignette grazie all'uso di cambi di scena bordati da una cornice bianca.

L'estetica degli effetti speciali artigianali richiama quella dei vecchi comics, parallelo evidente nella creatura usata nell'episodio La cassa o nella resa visiva dello zio morto di ritorno alla vita in cerca della sua torta ne La Festa del Papà. Proprio in episodi come questo o come in Alta marea ricorre quel ritorno dalla morte in cerca non tanto di vendetta quanto di una giustizia postuma che si ritrovava in spirito in tanti comics della E.C., in questo l'operazione nostalgica è indubbiamente riuscita.

Se valutiamo il film in sé stesso, ignorandone lo scopo, Creepshow non ha questo valore intrinseco così elevato, pur tenendo conto della regia di Romero, che ha sicuramente prodotto esiti più interessanti, e del contributo di King il progetto rimane un semplice divertissement, un b-movie senza picchi verso l'alto. Piccola curiosità, il bimbo del prologo e dell'epilogo è Joe, figlio di Stephen e futuro scrittore horror anch'egli, molto divertente la citazione sui vari oggetti che era possibile acquistare per posta dalle pagine dei comics E.C., tra tutti i famosi occhiali a raggi X ambiti da tutti i giovani adolescenti con gli ormoni in giostra.