Un album discontinuo questo debutto dei catanesi Cube, penalizzato dalla voglia di fare troppe cose e in cui non tutto viene sempre valorizzato a dovere. Un peccato perché le qualità ci sono e se ci limitassimo ad analizzare solo alcuni brani del disco il voto sarebbe ben superiore.
La qualità maggiore dei Cube è il songwriting e con quello riescono a costruire un mondo sonoro molto solido, con singoli che sarebbero potuti essere anche hit radiofoniche; una line-up basilare e classica formata da Andrea Di Blasi, voce, synth e programmazioni, Antonio Gangemi, batteria acustica ed elettronica, Leandro Blancato, chitarra e Luigi Cannata al basso.
L'insieme guarda molto a quella stagione rock a cavallo tra novanta e duemila, sia internazionale sia italiana. Se volessimo prendere come riferimento le influenze anglofone potremmo parlare di Depeche Mode come di New Order e Pet Shop Boys, con una scelta sonora coerente con il genere.
Se invece ci troviamo a valutare le canzoni nel loro insieme non possiamo non affrontare l'aspetto legato al cantato in italiano e che questo genere di contaminazione lo avevano già fatto prima del 2000 i Subsonica e i Bluvertigo anche se la parentela è più con la band torinese che non con il gruppo di Morgan.
I testi sono intimisti, personali ed anche ben scritti. Questo genere di pop potrebbe essere ancora attuale ma, allo stesso tempo, le innovazioni rispetto a un disco datato duemila sono praticamente nulle e i generi legati in qualche modo a strumenti elettronici e tecnologia tendono ad invecchiare di più di quelli tradizionali ed analogici, che sopravvivono al di là delle mode.
Il pop di oggi non è quello di vent'anni fa, così come non è quello di trenta, non i Van Halen o i Fleetwood Mac o quello sixties delle Ronettes. In qualche modo il disco è pervaso di una malinconia retrò, ma sempre e comunque con grande stile.
I brani in inglese, forse eredità di una precedente incarnazione della formazione, gli Stereonoises suonano qui come dei riempitivi e anche se non sono un fan degli EP, in questo caso, sarebbe forse stato meglio fare una selezione e lasciare fuori qualche brano per realizzare un lavoro inattaccabile.
Difficile prevedere cosa riserverà il mondo per i Cube, proprio perché in mezzo tra alternative e mainstream, possiamo consigliare l'ascolto di alcuni brani, soprattutto le prime tre tracce del disco, a chi ha voglia di leggerezza, di una playlist radio-friendly da una radio che non esiste...
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