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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Dancing In The Dark
Bruce Springsteen
1984  (Columbia)
ROCK
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14/12/2022
Bruce Springsteen
Dancing In The Dark
Una canzone ritmata e accattivante, che nasconde, però, un significato cupo e parecchi litigi.

Dancing In The Dark è la classica canzone che hanno ballato tutti, anche i rockettari più incalliti, partendo dal presupposto che se a farlo è un rocker come Springsteen, allora non è peccato concedersi alle lusinghe della danza. Merito anche dell’iconico video che accompagnò il lancio del brano, quello in cui il Boss sceglie una ragazza dal pubblico per sgambettare insieme sul palco, scandendo a colpi di bacino quel ritmo seducente.

Eppure, nonostante il clima di leggerezza che induce l’ascolto di questa divertente canzone, le liriche di Dancing In the Dark, la sua genesi e la creazione del video che l’accompagna, nascondono litigi e molta insoddisfazione.

Questa fu l'ultima canzone scritta per Born In The USA, quando l’album era praticamente pronto per la pubblicazione. Jon Landau, che era il manager di Springsteen, non era contento del risultato finale, e sosteneva che alla scaletta mancasse un singolo di successo che facesse da triano a tutto il disco. In tal senso, Landau era un vero e proprio martello, al punto che gli alterchi tra lui e Springsteen cominciavano a farsi sempre più frequenti. Alla fine il Boss, un po' per mettere a tacere l’insistente manager, un po' perché forse aveva compreso le ragioni di quest’ultimo, obbedì agli ordini di scuderia e scrisse Dancing In The Dark nel corso di una sola notte.

Springsteen stava vivendo un momento importante della carriera, grazie a sei album di successo già pubblicati e alla reputazione di essere uno dei più grandi performer in circolazione. Nonostante avesse a disposizione ben settanta canzoni, scritte durante le sessioni di registrazioni dell’album, Landau, voleva, però, un brano che garantisse definitivamente a Springsteen lo status di superstar, e Dancing In The Dark fornì proprio quel lasciapassare: pubblicato come primo singolo, è stata la scintilla che ha acceso il fuoco di Born In The U.S.A, le cui canzoni divennero oggetto di infiniti passaggi radiofonici e implementarono le già considerevoli schiere di fan di un pubblico completamente nuovo, senza che questa svolta, peraltro, creasse reazioni negative fra gli appassionati della prima ora.

Ironia della sorte, quello che è stato uno dei maggior successi commerciali di Springsteen, ha in realtà delle liriche molto cupe, in cui il Boss (memore dei diverbi con Landau) racconta le sue difficoltà a scrivere delle hit e la sua frustrazione nei confronti dell’industria discografica, che pretendeva da lui di piegare la propria ispirazione per compiacere il pubblico.

E per esprimere tutto il suo disprezzo per le logiche del mercato, il Boss non usa mezzi termini: “Dicono che devi rimanere affamato, ehi piccola, sto morendo di fame stanotte” e ancora “Amico, non vado da nessuna parte, sto solo vivendo in una discarica come questa”. Solo nell’ultimo verso, c'è un tocco di esistenzialismo, che mette le cose in prospettiva: "Non puoi accendere un fuoco preoccupandoti che il tuo piccolo mondo vada in pezzi".

Tuttavia, il messaggio profondo e filosofico non venne compreso dalla maggior parte degli ascoltatori, che rimasero estasiati dal ritmo orecchiabile del brano, infischiandosene dei contenuti. La cosa lasciò Springteeen parecchio infastidito, come successe in seguito anche per Born In The U.S.A. (la storia di un veterano del Vietnam che torna a casa tra le ostilità e il disprezzo altrui) il cui messaggio politico venne completamente assorbito dal taglio mainstream della musica.

La canzone, come detto, fu accompagnata da un video famosissimo, ma anche questo ebbe una genesi abbastanza turbolenta. L'idea originale del video musicale prevedeva che Springsteen ballasse letteralmente nel buio, inquadrato davanti a uno sfondo nero. Jeff Stein doveva essere il regista, e Daniel Pearl, famoso per la fotografia di Every Breath You Take, il direttore della fotografia. Le cose, però, si complicarono subito a causa delle divergenze fra Springsteen e Pearl riguardo alle inquadrature: il Boss voleva utilizzare dei filtri, mentre il fotografo insisteva per una luce intensa. Dopo un furibondo litigio, il musicista abbandonò gli studi e l’incarico per il video fu dato a Brian De Palma.

Alcuni anni dopo, nonostante i suoi sforzi per evitare Springsteen, Pearl si ritrovò a lavorare al video Human Touch. In quel caso, però, le cose andarono per il verso giusto, anche perchè il Boss si scusò per il comportamento tenuto, ammettendo che il fotografo aveva perfettamente ragione sull’illuminazione.

Il video che tutti conosciamo, fu, dunque, diretto Brian De Palma, e girato durante il concerto di Springsteen al St. Paul Civic Center in Minnesota, il 29 giugno 1984. Springsteen eseguì Dancing In The Dark a metà dello spettacolo, quando il pubblico era già caldissimo. Tuttavia, per una migliore realizzazione delle riprese, il Boss dovette suonare la canzone due volte, consentendo a De Palma di riposizionare le telecamere dopo la prima ripresa.

A questo punto manca solo un’ultima domanda a cui dare una risposta: chi è la ragazza che viene scelta fra il pubblico per ballare con il Boss? Quella ragazza si chiama Courtney Cox e quel cameo (allora aveva solo vent’anni) le portò molta fortuna, dando l’abbrivio alla sua carriera d’attrice: la saga horror Scream, la sitcom Family Ties e la popolarissima serie TV, Friends, sono solo alcune delle produzioni a cui ha preso parte.