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REVIEWSLE RECENSIONI
16/11/2023
Duran Duran
Danse Macabre
Dopo lo splendido Future Past del 2021, l'iconica band inglese torna con un concept album dedicato ad Halloween, un divertissement con alcuni momenti davvero riusciti.

Se si guarda agli ultimi dieci anni di carriera, ci si rende conto che i Duran Duran tutto sono fuorchè un relitto degli anni ’80, tanto che il loro Future Past del 2021 può essere, a buon diritto, considerato come uno degli episodi meglio riusciti della loro discografia. Questo nuovo Danse Macabre, però, non è un disco di materiale inedito, almeno non del tutto, ma, ispirandosi a una loro esibizione tenutasi a Las Vegas il 31 ottobre dello scorso anno, si compone di una serie di brani, prevalentemente cover e riletture, ispirate ad Halloween. Così, se è vero che ogni traccia in scaletta può essere ascoltata singolarmente, senza che venga meno la propria identità artistica, l’ascolto sequenziale dei brani svela un insieme coeso come un concept, in cui a prevalere è un mood oscuro e tenebroso, sebbene, talvolta, attraversato da raggi luminosi di esaltante groove.

Come spesso accade nei dischi in cui sono le cover a farla da padrone, non tutto risulta centrato, sia perché l’ascoltatore può essere assuefatto alla versione originale dei brani, sia per l’oggettiva difficoltà di restituire la magia di classici immortali. E qui, ce n’è più d’uno.

Che la band capitanata da Simon Le Bon abbia i piedi ben piantati nel presente, a dimostrazione di un’inaspettata vitalità artistica, è evidente dalla sorprendente reinterpretazione di "Bury A Friend" di Billie Eilish, riletta con magistrale sapienza, rendendo il groove più intenso, pungente e carico di synth.

Danse Macabre, però, guarda anche, e soprattutto, al passato e contiene reinterpretazioni di grandi, anzi grandissimi, classici quali "Paint It Black" dei Rolling Stones, "Spellbound" di Siouxsie and the Banshees, "Psycho Killer" dei Talking Heads, con Victoria De Angelis dei Måneskin ospite al basso, e "Ghost Town" degli Specials.

"Paint it Black" ha sempre posseduto un'atmosfera oscura, ma i Duran Duran fanno un ulteriore passo avanti e spingono il brano nelle tenebre con sintetizzatori glitch simili a clavicembali, per renderla più gotica possibile. A parere di chi scrive, però, questa resta la rilettura meno riuscita del lotto, troppo sopra le righe, priva di mordente, e troppo distante, forse, la sensibilità fra le due band. Decisamente più riuscita "Psycho Killer" dei Talking Heads, reimmaginata come una delirante tirata funky, in cui la tensione nervosa dell’originale diventa propulsione per il dancefloor.

Ancora meglio è l’interpretazione impetuosa di "Spellbound" di Siouxsie And The Banshees, in una versione che non sfigura rispetto all’originale, ma che anzi è in grado di servire alle nuove generazioni, su un piatto rilucente, un frammento di storia del post punk inglese. Non lascia, invece, il segno la rilettura un po' casuale di "Ghost Town" degli Specials che, sebbene sia rimasta ragionevolmente fedele all'originale, ha perso la grinta che rende l'originale così avvincente.

Danse Macabre non si limita, tuttavia, al solo gioco delle cover, dal momento che i Duran Duran hanno inserito in scaletta anche una manciata di inquietanti rielaborazioni di canzoni dal loro stesso songbook, oltre a nuove tracce.

"Black Moonlight", uscito anche come singolo, possiede un groove elegante e nostalgico, che vede la band riunirsi all’amico e collaboratore di lunga data Nile Rodgers, in un’esibizione senza tempo di glamour dance rock. L’eccitante combinazione dei sintetizzatori di Nick Rhodes e degli abbaglianti riff di chitarra di Rodgers creano una melodia incredibilmente orecchiabile, anche se suona un po’ fuori contesto rispetto al tema dell’album, ripreso invece magnificamente dalla title track, i cui sintetizzatori inquietanti e distorti, combinati con molta spavalderia, il bizzarro cantato rap, l’hook ipnotico e le percussioni inquiete, sono il più riuscito biglietto da visita dell’album.

I Duran Duran colgono anche l’occasione per rivisitare un paio di loro brani risalenti ai primi anni '80, come "Nightboat", dal loro omonimo debutto del 1981, e "Secret Oktober 31st", che originariamente era il lato B del loro singolo del 1983 "Union Of The Snake". Entrambe le tracce hanno un suono più fresco e sembrano più strutturate, specialmente "Nightboat", in cui i sintetizzatori dal suono ultraterreno e il riverbero minaccioso elevano la traccia a livelli ancora più inquietanti. Non male, per concludere, anche la ripresa di "Lonely In Your Nightmare" da Rio, che mixata in modo assolutamente inaspettato con l’irresistibile "Super Freak" di Rick James, si trasforma in "Super Lonely Freak". 

Danse Macabre è un disco in un certo senso inaspettato, che vede gli iconici Duran Duran cimentarsi con una sorta di concept ibrido dedicato a Halloween. Lo scopo, in tal senso, è perfettamente raggiunto, e questa colonna sonora elegantemente oscura, che miscela, con senso compiuto, horror e funk, ha perfettamente centrato l’obbiettivo che si era proposta. Artisticamente, però, il disco potrebbe anche essere considerato un semplice divertissement, una tappa irrilevante nel percorso artistico di una band che sembra, comunque, vivere un’entusiasmante seconda giovinezza. Ai posteri, l’ardua sentenza. Nel frattempo, non resta che mettere sul piatto questo stiloso esperimento gotico e godersi l’ascolto, senza troppi preconcetti. Il divertimento è, in ogni caso, assicurato.