Ci sono momenti nella vita dove il passato sfuma nel presente e il futuro non ha ancora contorni ben definiti. Un po’ come il “Boosta” nella copertina dell’ultimo lavoro di Davide Dileo, musicista, compositore, artista poliedrico e soprattutto un uomo in carne ed ossa.
Nel Teatro Studio Borgna, una delle sale più intime del complesso concertistico, primeggia il pianoforte Yamaha immerso nel set elettronico della seconda data del live Soloist Tour. L’elettronica fa compagnia ai lati del piano oltre a un theremin frontale, ed è tutto ben visibile grazie al fatto che non c’è un palco o meglio è tutto “flat” allo stesso livello degli spettatori più vicini. Minimalismo perfetto.
Buio in sala ed ecco Dileo che si presenta al pubblico, il suo, che nonostante il mega ponte, c’è con fede e immenso amore per il Nostro. La sua voce, rotta leggermente dall’emozione, invita i presenti a compiere tutti assieme un viaggio nei propri pensieri, ed è così che l’equipaggio di Soloist si sintonizza per la partenza cosmica. Un continuum di oltre un’ora, brevemente interrotto da un applauso del pubblico che non resiste, verso il terzo brano, ad arrivare fino alla fine dell’intera esecuzione senza scaricare la forte emozione. I fan sono fan e va bene così.
Davide inizia il concerto tuffandosi come un meccanico della Fiat nel motore del pianoforte, piazzando presumibilmente sulle corde una sorta di trasmettitori che dialogano con l’elettronica ed avviano il primo brano con suoni vibrati di sottile percezione. Poco dopo si passa al theremin con postura autorevole da Tai Chi Chuan per realizzare una coreografia sonora di grande effetto. La magia del theremin!
La scaletta non segue esattamente l’ordine della sound track dell’album ma procede nell’ordine mentale ed emotivo stabilito dall’autore, trasportando senza indugio gli spettatori nel viaggio musicale dei liberi pensieri.
Il pianoforte è cuore dell’approccio compositivo e l’elettronica, discreta e mai invasiva, sottolinea più che altro interferenze e disturbi (esistenziali?) che l’autore prova nell’esperienza sonora. La tecnica d’esecuzione non sottolinea virtuosismi superflui, ma cerca quasi sempre un approccio materico allo strumento, vigore e carnalità arrivano spesso diretti sui tasti e quindi sui martelletti, a percuotere le corde nei brani più tumultuosi. Talvolta anche dalla cassa armonica con una bacchetta con feltro. Percussione, abrasione, frizione, suono in qualsiasi modo occorra per andare ad indagare ogni potenziale emozione. Parlando di ritmica, non c’è mai la sensazione della scorciatoia facile o dell’effetto di mestiere, anzi tutt’altro.
Solo ad un certo punto, mentre Matteo, l’autore delle foto di questo articolo, era alla sinistra del palco, appostato come un cecchino sopra un blocco di ampli, il mio orecchio, il peggiore come sensibilità, percepiva comunque dei “click”, solo da quel lato e non era chiaro se era parte della tessitura sonora o la sua macchina fotografica reflex dalla meccanica industriale primo Novecento. Fatto sta che si spera che Davide non abbia sentito, ma onestamente il tutto era a tempo con l’esecuzione e non era neanche così decontestualizzato. Chissà che in futuro non si possa immaginare una composizione per click e orchestra.
Le luci essenziali ed eleganti, alternano giochi di linee e curve perfette per la musica. En passant un omaggio alle note de “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli ed Ennio Morricone, una pennellata di viola elettrico sulla nostra retina uditiva. Il concerto si è concluso con un brano contenuto in Soloist, omaggio ai Soundgarden e a Chris Cornell, "Black Hole Sun", a riscaldare il cuore di tutti, magicamente back to ’90’s.
Soloist suggerisce un nuovo inizio per Davide Dileo, sempre meno legato al passato dei suoi inizi da solista e proiettato verso una dimensione artistica più vicina alla costruzione di istallazioni sonore, carburante per immagini della mente, senza scorciatoie e ammiccamenti di facile presa.
Last but not least a fine concerto, dopo almeno tre uscite di sonori applausi, al momento di salutare i fan, non si può dimenticare il vecchio cuore granata: qualcuno mette al collo di Dileo una sciarpona del Toro, ed è subito la magia intramontabile del grande Torino.
Le fotografie della serata, a cura di Matteo Nasi
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