Cerca

logo
RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
14/07/2025
Deep Purple
Deep Purple In Rock
Grazie alla nostra macchina del tempo torniamo nel 1970, dove in un piccolo negozio, il Mr. Breadsounds' Vinyl Shop, potrebbe esserci consigliato il nostro disco della vita. Siamo pronti a consacrare la nostra vita nel nome del rock? Forse i Deep Purple possono darci una mano a decidere.

"Benvenuto da Mr. Breadsounds' Vinyl Shop, mio giovane cliente brufoloso col capello unto. Come posso aiutarti? Ah capisco, vorresti godere in quest' anno del Signore 1970 di un disco che ti faccia rizzare i capelli in testa perché, dopo esserti sollazzato con l'heavy blues di Led Zeppelin II e il proto-metal di Black Sabbath, non sai più a quale divinità oscura votarti e stai pensando di iniziare un corso di ricamo al convento delle Orsoline della tua città. Non disperare, sto per proporti qualcosa che sicuramente ti farà tornare sulla retta via.

Si, mio grottesco amico dalla fiducia troppo scarsa, proprio i Deep Purple. Lo so, lo so, hanno appena fatto un fiasco clamoroso con quell' esperimento un tantinello azzardato del Concert For Group And Orchestra, i tre album precedenti erano carini ma nulla di sconvolgente e ora hanno anche al microfono il tizio di Jesus Christ Superstar in persona che non li rende a prima vista così credibili come veri precursori del metallo. Ma aspetta di sentire QUESTO".

 

In effetti, mettere la puntina sul vinile ed essere investiti dalla pura potenza sonora dei Deep Purple all' apice del loro fulgore nel 1970 dev'essere stata veramente un'esperienza sconvolgente per chiunque. In Rock, quarto album in studio della band inglese, è stato sicuramente il loro punto di svolta, dove sono riusciti finalmente a unire le velleità classico-sinfoniche dell'organista Jon Lord e il puro desiderio di CAOS E DISTRUZIONE del sempre iracondo, arrogante e asociale - ma ha anche dei difetti - guitar god Ritchie Blackmore, i quali, coadiuvati dal veterano Ian Paice alla batteria e dai nuovi arrivati Roger Glover al basso e Ian Gillan alla voce, avrebbero marchiato a fuoco tutto l'hard rock e l'heavy metal degli anni (ma che dico anni? Decenni! Secoli!!) a venire.

 

L' impatto con la prima traccia, “Speed King” è devastante: dopo circa 20 secondi in cui ogni componente mette a ferro e fuoco il rispettivo strumento, l'organo Hammond di Jon Lord viene lasciato da solo a costruire un'atmosfera quasi ecclesiastica. Ma si tratta solo della quiete prima della tempesta, perché appena Gillan entra a gamba tesa strillando “GOOD GOOOLLY SAID LITTLE MISS MOLLEEEEYYYY” accompagnato da uno dei riff più violenti di Mastro Blackmore capiamo che i Deep Purple stavolta non faranno prigionieri.

Dopo due strofe in cui il vocalist sciorina alla velocità della luce un testo composto praticamente solo da citazioni tratte dai grandi classici del rock'n'roll anni ‘50; Lord e Blackmore si lanciano in un vero e proprio dialogo tra tastiera e chitarra, che culmina in un unisono cromatico sparato come una pallottola verso l'ultima strofa del brano tra le urla disumane del cantante.

 

Se “Bloodsucker” è un granitico pezzo di sano hard rock all' inglese, caratterizzato da un riffing orecchiabile e da stop and go ritmici che rilanciano continuamente la parte vocale, “Child In Time” è il vero e proprio capolavoro dell'album: una lunga ballad in cui le tastiere liquide di Lord e la voce a tratti malinconica, a tratti disperata, di Gillan sono protagoniste indiscusse, con gli acuti di quest'ultimo che arrivano sempre più vicini alla stratosfera man mano che ci si avvicina al maestoso solo di Ritchie Blackmore (vero e proprio climax emotivo del pezzo) il quale, in uno showcase della sua tecnica virtuosistica e per i tempi innovativa, trasforma il brano in una cavalcata feroce sostenuta dallo swing puntuale della sezione ritmica di Paice e Glover.

Ed è proprio questa parolina magica, swing, a differenziare i Purple dai loro contemporanei nell'ambito del cosiddetto rock duro: favoriti anche dalle elevate capacità tecniche, i cinque musicisti inglesi riescono sempre a mantenere un groove elastico, giocando continuamente sul tempo e portandolo avanti e indietro nell' intento di esprimere nella maniera più efficace possibile il mood del brano; a ciò vanno aggiunte le molteplici influenze che ogni singolo componente della band porta all' insieme, dalla classica al jazz, dal rock 'n' roll al blues, fino ad arrivare al funk tanto disprezzato da Blackmore ma in realtà parte integrante del sound dei Deep Purple, come dimostreranno i lavori da loro prodotti successivamente.

 

“Flight Of The Rat” è un altro brano tirato caratterizzato da un riff di apertura che ha fatto scuola per i gruppi di poco successivi (l'intro di “Ogre Battle” dei Queen ne è quasi una citazione non dichiarata), mentre “Into The Fire” rimane ancora oggi un classico dei Seventies, con la chitarra che produce parti sincopate in contrasto con un accompagnamento alle strofe che più straight non si può. Anche il pezzo forse un po' più debole dell'album, “Living Wreck”, risulta comunque interessante grazie agli intermezzi dell'organo distorto di Jon Lord e soprattutto a un solo di Blackmore quasi etereo, in cui si mischiano senza soluzione di continuità un'anima blues e sonorità ispirate alla musica indiana.

Il compito di chiudere degnamente questo schiaffone in da fazza di disco spetta a “Hard Lovin' Man”, una galoppata aggressiva che può essere probabilmente ritenuta responsabile di gran parte della successiva New Wave Of British Heavy Metal (sí Iron Maiden, sto parlando proprio di voi) con tanto di armonizzazioni sul solo di chitarra e la voce di Gillan che svetta su tutto come se fosse un condottiero che sprona i propri soldati per condurli a una pur sanguinosa vittoria.

 

Insomma, giovane disadattato in piena crisi ormonale, come mi pare di averti ampiamente illustrato questa è la tua occasione per portarti a casa un caposaldo della storia della musica con tutte le caratteristiche per essere ricordato, 55 anni dopo, in un articolo celebrativo scritto da un redattore disagiato quanto te su un qualche blog (Blog? Non capisco come mi sia venuta in mente questa parola) a tema musicale, magari nemmeno in lingua inglese. Cosa faccio, confezione regalo?