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REVIEWSLE RECENSIONI
25/01/2024
Chiamamifaro
Default
"Default" nasce come antidoto all’alienazione a cui questa contemporaneità impazzita ci sta sottoponendo. Sette canzoni in cui Chiamamifaro esplora territori vicini all'Urban e al Pop elettronico, dove gli episodi più riusciti sono quelli della canzone d’autore in chiave contemporanea, che privilegia melodie agrodolci e hook di grande impatto.

Post Nostalgia, l’esordio di Chiamamifaro uscito a giugno 2022, aveva rappresentato un singolare guilty pleasure nella mia lista degli ascolti di quell’anno. Per quanto il suo Pop virante al mainstream contenesse soluzioni che sarebbe stato possibile definire scontate, il tono frizzante delle composizioni, unito all’abilità della scrittura e ad un timbro vocale molto più interessante rispetto a tante sue colleghe, ne avevano fatto, almeno per me, un lavoro da considerare con attenzione.

I numeri, in ogni caso, l’hanno premiata, perché tra aperture ai Pinguini Tattici Nucleari (nel tour dei palazzetti) ad apparizioni di successo come il Red Valley Fest ad Olbia o l’Arena di Verona, Angelica Gori è riuscita a portare la sua musica in tutta Italia, imponendosi come un nome da tenere d’occhio nel pur sempre troppo affollato panorama It Pop.

Come spesso accade di questi tempi, al disco segue l’EP, formato per certi versi superfluo, nel momento in cui anche gli album veri e propri non hanno un minutaggio di molto superiore; lo dico con un certo rammarico, esprimendo considerazioni che forse sono ormai superflue, ma mi pare evidente che dietro tutto questo cambiamento nelle modalità di proporre la propria musica, ci siano dietro scelte di marketing piuttosto che considerazioni artistiche. Tutto questo per dire che avrei di gran lunga preferito ascoltarla di nuovo sulla lunga distanza ma tant’è, prendiamo quello che arriva senza lamentarci.

 

Default nasce come antidoto all’alienazione a cui questa contemporaneità impazzita ci sta sottoponendo: l’alternativa all’esasperato proliferare del narcisismo Social sembra essere l’innesco del pilota automatico: andare avanti come se nulla fosse, un gesto dopo l’altro, badando bene a non mettersi nei guai, a sopravvivere giorno dopo giorno, piuttosto che vivere cercando di costruire qualcosa di duraturo.

Nella presentazione da lei stessa curata ha citato Foster Wallace, che già evocava in “Sott’acqua”, uno dei brani più fortunati di Post Nostalgia. Si tratta di quel famoso discorso ai laureati del Kenyon College, in Ohio, dove utilizzava l’ormai celebre storiella dei pesci per illustrare come la più grande utilità della letteratura sia sostanzialmente quella di educare il pensiero, di far prendere coscienza della realtà (detto con le sue parole, “decidere che cosa venerare”).

 

Nelle intenzioni dell’artista di Bergamo, queste sette canzoni dovrebbero fare esattamente questo: cercare di recuperare uno spazio che sia realmente autentico, realmente nostro, dove poter dare valore ai gesti e ai rapporti, nella consapevolezza che nulla è per sempre e nessun istante può andare sprecato.

E il punto di partenza per poter fare questo, sembrerebbe, è uscire dalla propria comfort zone: affiancata da una squadra di produttori di tutto rispetto, il cui primo nome è Marco Paganelli, ma dove figurano anche Simone Bertoletti, Giorgio Pesenti, Daniele Capoferri, Pietro Pisani e CELO, Angelica prova a distaccarsi dai suoi classici stilemi di scrittura, per esplorare territori più vicini all’Urban e al Pop elettronico di chiave mainstream. Ne è un esempio la prima traccia, “Rumore bianco”, up tempo dall’atmosfera festaiola, ma anche il singolo “Santa subito”, col featuring di Asteria, decisamente ballabile e con parecchie sfumature Black nelle melodie vocali; “Labbra blu” presenta la seconda collaborazione del disco, questa volta con YTAM, ed ha un vestito Dance molto anni ’90, decisamente ammiccante e a tratti anche ruffiana nel suo andamento.

Sono episodi che mostrano la giusta volontà di allargare le influenze e lo spettro compositivo, ma che rischiano anche di appiattire Chiamamifaro su un’identità standardizzata da playlist. Nulla di sgradevole in queste tracce, intendiamoci; se però andiamo a vedere quelle che, stando alle note stampa, dovrebbero essere le intenzioni di una traccia come “Rumore bianco”, cioè la giusta condanna di un mercato discografico ormai saturo fino all’eccesso (120mila canzoni pubblicate ogni giorno, da quello che si legge), non si capisce come le tracce sopra menzionate dovrebbero aiutare ad uscire dalla massa.

 

Sarà forse brutto dirlo, ma Default funziona molto meglio nel momento in cui la scrittura di Chiamamifaro, aiutata debitamente dai suoi collaboratori (tra i quali, è giusto ricordare, c’è sempre Riccardo Zanotti) si muove sui lidi a lei più congeniali della canzone d’autore in chiave contemporanea, privilegiando le melodie agrodolci e gli hook di grande impatto. “Se parlo di te” e “MA MA MA” sono allo stesso tempo autoreferenziali e irresistibili, la prima nel ruolo della ballata malinconica da amore finito, la seconda del brano ad alto ritmo ideale per cantare e saltare dal vivo (il ritornello sarà un tormentone esattamente come “Metaverso”, immagino). Poi però, attenzione bene, ci sono gli upgrade: “Monete” è un brano più “adulto” di quanto lo fossero i precedenti, mostra la costruzione e la personalità di una grande canzone, mentre “La poesia”, a sei mani con Zanotti e Alessandro Belotti, ultimo singolo estratto, che sta godendo di una buona programmazione radiofonica mentre scrivo, rappresenta probabilmente il passo più sicuro verso il successo commerciale, tenendo però ben salde le radici del suo Pop melodico e cantautorale.

Default è nel complesso un buon lavoro, soprattutto se lo consideriamo come ponte tra quello che è stato il primo disco e quello che potrebbe rappresentare il prossimo. Manca ancora qualcosa per poter essere in grado di arrivare dove conta, ma ad oggi le potenzialità di Angelica Gori sono ancora parecchie. Godiamoci questi brani e attendiamo pazientemente.