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REVIEWSLE RECENSIONI
Devo parlarne con mio padre
Luca coi baffi
2024  (Massima Calma/Artist First )
INDIE ROCK PUNK ITALIANA
7/10
all REVIEWS
22/05/2024
Luca coi baffi
Devo parlarne con mio padre
Luca coi baffi, moniker vagamente dadaista, con il geniale titolo di "Devo parlarne con mio padre" presenta un EP di sei pezzi in bilico tra punk e cantautorato. Semplice, spesso derivativo, ma fresco e ben scritto. Lo attendiamo sulla lunga distanza dell’album, sperando nel frattempo di riuscire a vederlo dal vivo.

Ho preso una bottiglia per stapparla sul divano/ho preso una bottiglia per spaccartela sul naso”. Basterebbero questi primi due versi dell’opener “Sangue di stivali” per capire che la sostanza c’è. Certo, l’influenza di “Bigmouth Strikes Again” è palese, confermata dal fatto che lui stesso ha nominato gli Smiths tra i suoi ascolti giovanili. Eppure c’è un’urgenza autentica, in questa crudezza buttata lì senza riguardi, all’interno di un brano che ha l’andamento melodico e la costruzione poetica di un canto popolare, ma un vestito fatto di basso batteria e chitarre distorte, tra Indie Rock e Punk; un contrasto che enfatizza ancor di più la vena spontaneista e a tratti perfino goliardica di questo lavoro.

Devo parlarne con mio padre, titolo a suo modo geniale, che da solo contiene tutto un mondo ed una visione della vita, è l’EP d’esordio di Luca Casentini, classe 1997, che si è scelto un monicker altrettanto geniale, vagamente dadaista, che confessa di avere “rubato” ad una band Punk di Aprilia, chiamata Gozzilla & le tre bambine coi baffi (non credo siano ancora in attività, l’ultimo disco è di dieci anni fa).

Una passione per la musica ereditata dal padre, una lista di ascolti piuttosto classici tra Indie e Classic Rock, poi il richiamo della scrittura, avvertito subito dopo l’uscita del debut album de I Cani (che sia stato a suo modo un lavoro influente non lo scopriamo certo oggi), un approccio qui da noi alquanto anacronistico, da band e sala prove.

 

Queste prime sei canzoni (in bilico tra punk e cantautorato, recita la bio) registrate e prodotte dallo stesso Luca in compagnia di Axel Ferrari e suonate da un quartetto che comprende oltre a Casentini (voce e chitarra) anche Leonardo Passari (chitarra), Andrea Pochesce (basso) e Simone Costantini (batteria) sono piuttosto scontate nell’approccio ritmico e melodico ma, forse anche per questo, suonano fresche e a tratti ingenue, come dovrebbe essere l’opera prima di un artista che, seppure non più giovanissimo, ha tutta la spensieratezza e la voglia di spaccare il mondo.

È anche interessante notare una certa varietà nella scrittura, che alterna episodi più diretti e veloci (“A te”, con un ripetuto vaffanculo buttato in faccia all’interlocutrice, in un brano che presenta anche una certa componente Urban, sullo stile dei primi Psicologi o di Centomilacarie) ad altri più melodici ma sempre molto pieni a livello sonoro (“Post-irrisione”, cronaca amara di un amore finito).

 

Nella loro semplicità un po’ cinica anche i testi sono ben scritti, mettendo in mostra incertezze e fragilità che a tratti si tramutano però in scampoli di ricerca esistenziale: “Gesù Cristo”, che è anche quella più interessante musicalmente, è una ballata sghemba e straniante molto debitrice ai Verdena, e affronta il tema dell’appiattimento esistenziale della modernità con versi niente affatto scontati nell’accostarsi al sacro (“E nella scatola nera che troverai quando non ci sarò/t’accorgerai dei miei incubi se vuoi/oggi parla la tv/tornerai a parlare te?”).

Altrove, il disagio si fa violenza ai limiti del Pulp, come nel ritratto famigliare di “Cocaina”, autofiction non si capisce se ironica o drammatica, ma senza dubbio potente, con una melodia killer ed una costruzione che alterna pieni e vuoti come nel più classico brano dei Pixies (“Mio padre non lavora più/vuole uccidersi a testa in giù/mia madre stenta a vivere/mio fratello si fa/cocaina”).

Insomma, non si grida al miracolo ma i motivi di cui rallegrarsi non mancano. Lo attendiamo sulla lunga distanza dell’album, sperando nel frattempo di riuscire a vederlo dal vivo.