Cerca

logo
Banner 2
REVIEWSLE RECENSIONI
Devotion & The Black Divine
Anaiis
2025  (Dream Sequence Recordings)
IL DISCO DELLA SETTIMANA BLACK/SOUL/R'N'B/FUNK
8/10
all REVIEWS
06/10/2025
Anaiis
Devotion & The Black Divine
Incertezze, accettazione, maternità e suoni dal mondo. Il nuovo album di Anaiis amplia lo spettro dell’espressione musicale e conduce l’ascoltatore verso la ricerca del proprio universo sonoro.

C’è un mondo dentro Devotion & The Black Divine che occupa un ingombrante spazio metaforico. Un volume direttamente proporzionale a quello incluso nell’esperienza di maternità vissuta dalla cantante franco-senegalese, ma londinese di adozione artistica, Anaiis. Un cambiamento di stato che chi ne è protagonista sostiene manifestarsi attraverso un’espansione interiore, una sorta di mitosi, uno sdoppiamento di sé che, a lungo termine, genera una versione 2.0 della matrice. Una copia, un upgrade, una moltitudine da maneggiare con cura. 

La sofisticata voce di Anaiis si fa interprete della complessa varietà di ciò che compone la natura di noi esseri umani, intuita, organizzata e resa attraverso un disco splendidamente eterogeneo. Devotion & The Black Divine risente profondamente delle più recenti esperienze cosmopolite della cantante, culminate con il percorso di transizione avviato con il progetto live realizzato in Brasile con il Grupo Cosmo.

Il senso dell’operazione è più che evidente. Con una vocalità e un timbro così sublime non c’è nulla che non sia in grado di valorizzare la melodia. La sua risulta così una voce collettiva, in grado di variare impercettibilmente lungo le curvature più adatte a seguire ciascuna delle emozioni rintracciabili in natura, qui descritta attraverso gli stili più appropriati. Ogni brano è una parte a sé di un insieme, un tassello di una spiccata vocazione all’interculturalità.

 

In Devotion & The Black Divine c’è posto per ogni derivato della musica black, frammentato dagli stralci di un’intervista ad Adrienne Maree Brown, attivista e scrittrice americana, pensati per trasmettere al meglio l’approccio consapevole di Anaiis. Se c’è qualcosa da sistemare con “Something Is Broken”, basta una preghiera accomodante come “Deus Deus” e le cose si mettono immediatamente a posto. Un singolo che è una vera bomba diversamente roots reggae, con la batteria in one drop e nemmeno uno strumento in levare, dalla prima all’ultima battuta. E non sono trascorsi nemmeno tre minuti dall’inizio del disco che già si delinea un co-protagonista, questa volta a quattro corde dal diametro inconfondibile, a noi ascoltatori decidere se volontario o no. Le linee di basso supportano con intensa personalità ogni sottogenere praticato, a partire proprio dai lineamenti dub della seconda traccia. 

La conferma si ha nella ballad indie successiva, “Dreamer Too”, il brano più significativo del disco. Se la suadente parte solista di Anaiis riesce a darvi un po’ di tregua, vi sfido a seguire l’articolato bordone che accompagna il giro di accordi di chitarra, soprattutto nella parte finale. Con “Moonlight” si entra nel vivo dell’r&b su base hip hop con qualche accenno di cantato veloce nelle strofe che rimanda al rap, un impeto spento di lì a poco con “In Real Time”, una perla acustica arricchita da un magistrale arrangiamento di archi. “Call Me (a) (B)” comprende davvero due canzoni gemelle e antitetiche, una chiara e l’altra scura, una rarefatta e l’altra ai margini del trip-hop. 

In “Here Comes The Sun” torna a emergere il basso con un accompagnamento più melodico che ritmico, a contrasto delle pulsioni del tamburo percosso al ritmo del cuore dall’inizio alla fine sotto una pioggia di suoni pilotati dal sequencer fino alla coda che, invece, è jazz libero e puro. La canzone che segue, “My World (beyond)”, è un genuino downtempo soul in stile sixties che anticipa la sua nemesi, “Green Juice” dove un synth bass guida le armonizzazioni del piano Fender e tutto il resto, per chiudere con il rarefatto arrangiamento di “Bright Lights”.

 

Registrato quasi totalmente dal vivo a Londra, nell’insieme Devotion & The Black Divine sembra raccogliere in note e ritmo una serie di domande e risposte scambiate da Anaiis con ciò che la circonda, dentro e fuori la sua comfort zone, ora condivisa con un figlio. L’affascinante cantante diventa oracolo della coscienza collettiva ed esprime un accorato e intimo desiderio di ritorno a casa. Che, al termine di un lungo viaggio, è facile da ammettere, si trova sempre più in prossimità di noi stessi.