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MAKING MOVIESAL CINEMA
Distretto 13 - Le brigate della morte
John Carpenter
1976  (Prime Video)
POLIZIESCO DRAMMATICO AZIONE THRILLER
7,5/10
all MAKING MOVIES
18/03/2022
John Carpenter
Distretto 13 - Le brigate della morte
"Distretto 13 - Le brigate della morte" si attesta nel filone dei b-movies solidi e di valore, realizzati con tempi e budget ridotti, ma che nonostante questo riescono a ritagliarsi uno spazio nei cuori degli spettatori e in larga parte della critica, diventando col tempo dei veri e propri cult.

Film culto degli anni 70 e vero e proprio esordio per Carpenter, il precedente Dark Star era infatti un lavoro eseguito come tesi di laurea e poi con qualche difficoltà distribuito al pubblico. Distretto 13 - Le brigate della morte si attesta nel filone dei b-movies solidi e di valore, realizzati con tempi e budget ridotti ma che nonostante questo riescono a ritagliarsi uno spazio nei cuori degli spettatori e in larga parte della critica diventando col tempo dei veri e propri cult, destino comune a diversi film di Carpenter, regista semplicemente adorato dai suoi fan. Carpenter non nasconde a quei tempi il desiderio di poter girare un western, per questioni di budget il film diverrà un western urbano, in modo da poter sfruttare location a portata di mano e decisamente più economiche di quelle che si sarebbero dovute ricreare in studio per tornare ai tempi del vecchio west. In maniera dichiarata Carpenter guarda allo splendido Un dollaro d'onore, la critica ci vede nella struttura, giustamente, anche La notte dei morti viventi di Romero, in fondo i film a tema "assedio" hanno dinamiche ben precise da rispettare e le analogie sono facilmente verificabili. Con queste fonti e queste idee ben in mente Carpenter piazza i suoi pezzi sulla scacchiera, giocherà una partita fatta di tensione e senso di minaccia incombente per resistere alla quale non si potrà far altro che mettere da parte tutte le differenze e gli attriti e collaborare per il bene comune, insegnamento ai più apparentemente impossibile da recepire nella vita reale ancora oggi.

 

Los Angeles. Il quartiere di Anderson è abbandonato al crimine, i cittadini per bene hanno in massa lasciato la zona per trasferirsi in aree più centrali e civili della metropoli californiana: le strade sono deserte, gruppi di criminali riuniti in folli drappelli si ergono contro le forze dell'ordine per vendicarsi di un blitz costato la vita a sei delinquenti. Anche il distretto 13 è in via di smantellamento, per trasferirsi in una zona più centrale del quartiere e meno isolata. Nella sera della chiusura definitiva il neo tenente della polizia Ethan Bishop (Austin Stoker) viene incaricato di presiedere alle operazioni, fino al distacco di corrente e linee telefoniche. Nello stesso tempo un autobus di sicurezza trasporta alcuni prigionieri verso il carcere di Sonora dove uno di questi, Napoleone Wilson (Darwin Joston) dovrà essere giustiziato, con lui anche il detenuto Wells (Tony Burton). Per le strade di Anderson ci sono anche il signor Lawson (Martin West) e sua figlia Kathy (Kim Richards) in viaggio nel tentativo di convincere la primogenita di Lawson a lasciare la zona e il poco di buono con cui si è messa. I destini di tutte queste persone si incontreranno per vari motivi al distretto 13, insieme ad alcune persone lì impiegate come le assistenti Leigh (Laurie Zimmer) e Julie (Nancy Kies), dovranno resistere a un assedio da parte di una banda di criminali decisa ad attuare i loro propositi di vendetta.

 

Film molto diretto, asciutto, senza fronzoli girato da Carpenter in un decennio dove le violenze nelle metropoli statunitensi non erano notizia rara; nonostante l'assenza di troppi orpelli il regista non manca di mostrare idee e stile, sia nella regia che nella costruzione dei personaggi, ad esempio il Napoleone Wilson di Darwin Joston a guardarlo bene contiene in nuce alcuni elementi che saranno portati all'eccesso dal mitico Jena Plissken dell'altrettanto mitico Kurt Russell, così come per il contesto di cui 1997: Fuga da New York è esasperazione di quello di Distretto 13, un po' come se qui Carpenter avesse iniziato a prendere le misure per l'escalation a venire. La tensione crescente è data da una minaccia criminale incombente poco visibile e impossibile da identificare, le motivazioni dell'esplosione di violenza sono pretestuose, c'è la vendetta che viene perpetrata però in maniera casuale e che coglie le vittime più innocenti, non c'è margine di trattativa, solo resistenza per la quale le parti in causa (poliziotti, condannati a morte, vittime, impiegati) dovranno far fronte comune con le poche risorse a disposizione per non soccombere. La sequenza del primo attacco al distretto, crivellato da una pioggia di proiettili, è girata da Carpenter con grande maestria nonostante i pochi mezzi a disposizione, probabilmente la scena migliore del film. Il nemico non si vede, l'inizio dell'assedio è evidenziato da finestre che si rompono, oggetti che esplodono, documenti che volano per l'ufficio, muri e arredi che si bucano, rumore assordante che fa da contrappunto all'egualmente efficace score musicale composto dallo stesso regista, il frastuono dell'assedio stride con il silenzio innaturale dal quale il quartiere abbandonato è afflitto di giorno. Bel lavoro fatto sui personaggi, l'onesto e umano Bishop, l'affascinante Napoleone che si rivelerà uomo migliore di quel che poteva apparire in principio (sua la frase "Nella mia situazione, i giorni sono come le donne: ognuno diventa dannatamente prezioso. E finiscono sempre per lasciarti") e la coraggiosa Leigh. Oggi Distretto 13 può apparire un film vecchio, superato, troppo diretto, troppo poco "costruito" rispetto a prodotti ai quali siamo abituati oggi, è un film però che senza deviazioni arriva dritto al punto, non c'è nemmeno consolazione alla fine, solo il forte legame che si può creare tra uomini, tra sopravvissuti. Remake francese del 2015 di  Jean-François Richet, si dice che anche quello non sia male, il titolo è semplicemente Assault on precinct 13.