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REVIEWSLE RECENSIONI
12/12/2018
Mark Knopfler
Down the Road Wherever
Con “Down the Road Wherever” Mark Knopfler sforna l’ennesimo ottimo album, sia dal punto di vista della scrittura sia dal punto di vista della performance chitarristica.

Dopo ventidue anni di carriera solista e nove album all’attivo – che diventano 21 se si aggiungono anche le colonne sonore e le collaborazioni con Chet Atkins, Emmylou Harris e i Notting Hillbillies – il percorso artistico di Mark Knopfler è ormai chiaro. Lasciati da parte gli stadi e le mega tournée post Brothers in Arms dei Dire Straits, a partire da Shangri-La – l’album del 2004 che è forse il suo lavoro più compiuto, assieme al fortunato Sailing to Philadelphia del 2000 – il buon Mark ha intrapreso un percorso artistico più sottotraccia, fatto di album eleganti magistralmente suonati, nei quali riversare tutto l’amore possibile per i suoi generi preferiti: il Country, il Jazz, il Blues, il Pub Rock, il Folk americano e quello celtico.

Anche questo Down the Road Wherever, quindi, non si discosta dalla formula ormai rodata, riprendendo il discorso esattamente da dove il precedente Tracker lo aveva interrotto. Prodotto assieme al fido Guy Fletcher, tastierista e braccio destro di Knopfler da ormai 34 anni, e suonato dalla “solita” band (Richard Bennett alla chitarra, Jim Cox al piano, Ian Thomas alla batteria, Glenn Worf al basso e Danny Cummings alle percussioni), l’album non è altro che una piccola enciclopedia di Rock angloamericano – «dove il Delta incontra il Tyne», ha detto Knopfler –, nel quale l’inconfondibile fraseggio chitarristico di Mark accompagna testi dall’alto tasso narrativo, sia che raccontino storie di pura fiction sia che si soffermino su episodi marcatamente autobiografici come i suoi ricordi d’infanzia oppure gli esordi dei Dire Straits a Depford, unica concessione al suo passato musicale all’indomani dell’introduzione della band nella Rock and Roll Hall of Fame.

A voler proprio trovare un difetto, forse l’album avrebbe beneficiato di un maggiore lavoro di editing, dal momento che 71 minuti di musica (che diventano 79 nella versione Deluxe) sono un po’ troppi. Asciugato di tre/quattro pezzi, Down the Road Wherever sarebbe stato un album eccellente. Invece, è “solo” un ottimo album, con un Mark Knopfler ancora in forma, sia dal punto di vista della scrittura sia dal punto di vista della performance chitarristica. A 69 anni compiuti, il chitarrista nato a Glasgow ma cresciuto a Newcastle, da buon artigiano non si è ancora stancato di comporre, registrare e suonare musica. E di questo, non possiamo che esserne felici.