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REVIEWSLE RECENSIONI
23/01/2020
Alice Boman
Dream On
Nulla di nuovo rispetto a quanto ascoltato in precedenza ma canzoni nettamente migliori e veste sonora leggera che è tuttavia perfettamente in grado di valorizzare le melodie qui presenti. Che è poi la forza di un album del genere, che parla un linguaggio ormai fin troppo codificato.

Non è una sconosciuta Alice Boman, nonostante sia appena uscito il suo disco di debutto. È la conseguenza naturale di un’epoca che sta vaporizzando lentamente le produzioni degli artisti, per cui uscire con un full length non rappresenta più una mossa commercialmente efficace e si preferisce centellinare le pubblicazioni in forma di singoli o Ep. Ed è proprio quest’ultima la formula scelta dalla singer svedese, il cui esordio, “Skisser”, risale addirittura al 2013. In quell’occasione uscì anche “Waiting”, al momento il suo più brano più celebre (fu utilizzato a suo tempo nella seconda stagione di “Transparent”) mentre il singolo “Heartbeat”, nel 2018, le diede un’ulteriore copertura mediatica quando fu inserito nella colonna sonora di “13 Reasons Why”.

“Dream On” rappresenta comunque un traguardo importante e forse costituisce anche l’oggetto privilegiato per analizzare al meglio la sua musica. Registrato in mezzo alla campagna svedese, in un contesto di solitudine, relax e concentrazione e affidato alla sapiente regia di Patrik Berger (Robyn, Charli XIX tra gli altri), quest’opera è il risultato di un incontro perfetto tra due anime altrimenti antitetiche: il songwriting sognante e intimista della Boman e l’attitudine Mainstream Pop dell’uomo dietro la consolle.

Nulla di nuovo rispetto a quanto ascoltato in precedenza ma canzoni nettamente migliori e veste sonora leggera che è tuttavia perfettamente in grado di valorizzare le melodie qui presenti. Che è poi la forza di un album del genere, che parla un linguaggio ormai fin troppo codificato. C’è dunque l’inevitabile impronta Folk, le suggestioni Dream Pop, quel feeling malinconico da cameretta, quella tristezza agrodolce da storia d’amore finita, ma il tutto viene declinato con una scorrevolezza tipica delle produzioni più radiofoniche. Con un timbro ed un’interpretazione vocale sempre molto trattenuta, spesso sussurrata, che concede poco sia alla tecnica che all’originalità ma che risulta funzionale a ciò che viene cantato. Della serie: non ce la ricorderemo per la voce ma per le canzoni che scrive. Che è un grandissimo complimento, fidatevi.

Il pregio di “Dream On” è effettivamente quello di contenere brani semplici ed immediati, con melodie bellissime che si ricordano subito e che sarà impossibile non canticchiare incessantemente. Valgano per tutti le suggestioni romantiche dell’opener “Wish We Had More Time” o la soffusa malinconia di “The More I Cry”; o ancora, ed è il pezzo migliore, il singolo “Don’t Forget About Me”, che profuma di anni ’80 e ha il sapore di un Instant Classic, coi suoi echi dei Chromatics di “Kill For Love”. E ancora, “Mississippi”, che chiude il disco con un’impronta esclusivamente Folk, voce e chitarra, una versione da demotape che però funziona perfettamente nell’economia generale.

Un esordio più che convincente e allo stesso tempo una conferma, questo “Dream On”, che certifica Alice Boman come una voce meritevole di essere ascoltata. Anche e soprattutto per chi pensasse che il cantautorato femminile alla lunga sia tutto uguale.


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