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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
12/06/2023
Le interviste di Loudd
Due chiacchiere con... Giò Sada (Comrad)
Giò Sada, vincitore di XF 9, ci racconta i Comrad, in occasione dell’uscita del nuovo EP della band, “Placenta”, via Kallax Records. Le canzoni alla fine parlano sempre di una cosa sola, riavvicinarsi.

Come si formano i Comrad?

Il progetto Comrad nasce nel marzo del 2020 durante il primo lockdown. Ammettendo di aver vissuto bene il primo lockdown, i 5 pezzi del primo EP sono fuoriusciti uno dietro l’altro in 5 giorni. Dopodichè ho coinvolto 3 amici musicisti e produttori, Alessandro Donadei (chitarra) da Roma, Marco Fischetti (batteria) da Bari e Andy Cummings (bassista e doppie voci, inglese, di Manchester). Ognuno dal proprio studio ha contribuito alla fuoriuscita di “Restiamo vicini” titolo suggerito da quello che stavamo vivendo in quel momento e anche dal fatto che Andy, essendo inglese, ha vissuto la Brexit come un violento allontanamento da quello che fino ad allora era stata una normalità, ossia poter suonare liberamente in tutta europa senza nemmeno portarsi dietro il passaporto. Proprio così, nel 2009, ci conoscemmo nella zona di Manchester. Nel 2022 succede che Pierpaolo (attuale chitarrista) spinge per riuscire a mettere su la band, dato che la distanza geografica impediva il poter provare e suonare con coloro che avevano partecipato al primo EP, tranne Marco alle batterie. Perciò, chiamati a rapporto Lock (attuale basso) e Giovanni Lisena (attuale chitarra), e dopo una dozzina di prove, i Comrad ora sono pronti per partire.

 

Cosa racchiude questo nuovo EP e come avete composto le sue cinque tracce?

Questo nuovo EP racchiude gli ultimi 11 mesi di vita del progetto. Le canzoni che ne fanno parte erano già nate prima, ma le abbiamo arrangiate con l’attuale Band (tranne “In Orbita” che abbiamo composto insieme). Abbiamo prodotto tutto al DEATH STAR STUDIO di Marco.

 

I messaggi nelle vostre canzoni: a quale tieni maggiormente?

Le canzoni alla fine parlano sempre di una cosa sola, riavvicinarsi. Riavvicinarsi tra di noi, accomunare gli intenti, continuare a credere di poter ricreare un periodo migliore di quello che è, spinti da un sentimento inattaccabile: avere cura del proprio tempo troppo spesso strappato via, emanciparsi dal generalismo e far risplendere lo spirito. La canzone che preferiamo alla fine credo  sia “La disfatta” (perché ci piace molto suonarla).

 

"Placenta": un riferimento alla vostra sala prove, come vi è venuta questa idea?

Eravamo in un Trullo in valle d’Ittrio e stavamo cercando un nome per L’EP. Placenta è arrivato ragionando sulla nascita di qualcosa. La sala prove alla fine è un contenitore di idee, entusiasmo, liti, creatività, è un rifugio dalle giornate più stressanti o tristi, racchiude la vita e nutre chi ci finisce dentro, come una placenta.

 

Cosa succede in sala prove, ci racconti qualche aneddoto?

In Sala prove ne succedono tante, anche perché nel luogo dove proviamo ci sono tante band e musicisti baresi, quindi si respira una bell’aria. Essendo in un garage sotterraneo, la sala funge anche da rifugio antiatomico. Di aneddoti in realtà, oltre al non essere spesso riconosciuti dai guardiani al gabbiotto che non ci aprono o restare incastrati nell’ascensore montacarichi non ce ne sono di rilevanti, ma vi terremo aggiornati.

 

Dai brani il genere punk rock si evince chiaramente: fa parte del vostro background? Sei cresciuto ascoltando questo genere musicale? E poi, sei nato in un mondo di musica, ma cosa ha fatto davvero scattare la scintilla?

Sono nato in una casa in cui si ascoltava di tutto e tanti dischi diversi erano a disposizione, dai GBH ai Simply Red. Mi affascinavano le copertine Heavy Metal o Punk. Dopodiché, l’essere entrato nella cultura skate/punk mi ha aperto le porte di quel mondo e ho preso parte alle prime band. Sono andato a cantare nella prima Band perché i componenti frequentavano una ragazza che mi piaceva e che poi è diventata la mia prima fidanzata, vale come scintilla?

 

Che musica ascolti giornalmente?

Giornalmente ascolto canzoni alle quali sto lavorando e che non sono ancora uscite. Altrimenti ascolto quello che gli altri mi consigliano.

 

X Factor è sicuramente stata un’esperienza importante: pensi sia stata fondamentale per il tuo reale “lancio” al grande pubblico? Com’è stato lavorare con Elio? I tempi della TV e il mondo ad essa legata sono molto diversi da quelli del cinema e ancora diversi da quelli dei palchi, dei live: dove ti senti più a tuo agio?

Si, di sicuro è stata una esperienza importante proprio perché l’ho vissuta accanto a Elio, che mi ha protetto e instradato. I tempi della TV sono quelli che sono, assomiglia ma è molto diversa dal cinema e assolutamente è il contrario dei palchi. In TV devi riuscire a racchiudere qualcosa di intenso in pochi minuti e sperare che venga recepito quello che stai dicendo: non sempre succede. Sui palchi entri in una dimensione diversa, che si racchiude in quel rettangolo dove puoi lasciarti andare senza pensare a cosa stai facendo. Lì mi sento a mio agio.

 

Qualche racconto divertente dall’esperienza ??Jack On Tour con Joe Bastianich? Gli Stati Uniti sono fonte di ispirazione per la tua musica, nonostante la scelta di cantare in italiano in questo EP?

Joe Bastianich ha rotto lo steccato di casa di Elvis Presley mentre cercava di guardare dentro il giardino: per fortuna eravamo solo io e lui e ci abbiamo messo una pezza diciamo; ho vomitato nel bagno del maestro liutaio Sadowsky dopo una indigestione da burro montato (e ha pulito lui); una mattina ho fatto la cacca nel bagno di casa di Bob Gruen (fotografo di John Lennon, Led Zeppelin ecc ecc) gentilissimo; ci stavano per arrestare perché Joe ha scavalcato il tornello della metro a New York; abbiamo pranzato con Roy Bittan “the professor” al Piano della E street Band e lì ho abusato del burro montato scambiandolo per formaggio fresco. Ne sono successe tante e ho visto i live più impressionanti della mia vita: di sicuro qualcosa di quello che ho visto e sentito c’è in quello che abbiamo fatto.

 

2017: “Perdere la testa”, con J-Ax e Fedez: ci immaginiamo grande professionalità ma anche molte risate durante la collaborazione, pensiamo bene?

In realtà non ci siamo mai visti per quella collaborazione, fu una cosa al volo ci scambiammo due messaggi e basta. Gli mandammo le tracce e fine. Non credo sia mai stata fatta live, sono sicuro però che se ascoltassero i COMRAD farebbero sì con la testa!

 

 

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