Partiamo dal principio. Come vi siete conosciuti? Qual è stato il vostro percorso musicale e come siete arrivati a formare i Linfa?
Simone Gastaldin. La band è nata nel 2023 proprio per una mia esigenza di formare un gruppo e fare rock and roll con un progetto cantato in italiano. Ho contattato quindi il mio amico Giorgio, cantante e ottimo bassista, col quale ci conoscevamo da dieci anni e subito dopo Isak, che è stato il nostro primo batterista e col quale abbiamo iniziato in sala prove suonando cover. Dopo neanche due mesi abbiamo iniziato a scrivere materiale nostro.
Giorgio Taliento. Riguardo l’uso dell’italiano, avevamo già collaborato con altri progetti a Monza, perché comunque non siamo moltissimi e quindi alla fine ci si conosce un po' tutti, soprattutto quelli che bazzicano all’Arci e nei centri sociali. Abbiamo fatto diversi progetti insieme, e Simone fa anche il produttore e il beatmaker. Io da parte mia ho fatto rap, neo soul, anche un po' rock, comunque sempre scritto in italiano. Quando Simo si è rivolto a me, ha proposto di fare i testi in italiano però in chiave rock.
Avete pubblicato finora alcuni singoli: “Quello che non hai”, “Desiderio” e “Prenditi Bene”, che esce proprio in questi giorni. Qual è il vostro approccio alla composizione?
In genere qualcuno di noi arriva in sala con un'idea iniziale abbastanza definita che condivide con gli altri. Ciascuno poi ovviamente arrangia la propria parte strumentale e può dire la propria riguardo a uno special, un bridge, un intro o altro. La maggior parte del pezzo nasce comunque su impulso di uno di noi, che poi porta l’ idea in sala.
“Desiderio” per esempio l'aveva scritta quasi tutta Simone, “Quello che non hai" l'aveva scritta Isak, il nostro vecchio batterista che suonava anche la chitarra. Aveva un giro molto ritmico, in cinque quarti, su tre accordi, poi noi l'abbiamo arrangiata; però l'idea iniziale della canzone è arrivata da Isak. Anche i pezzi nuovi sono concepiti principalmente dall'idea di qualcuno, tranne uno che sarà poi inserito nel disco, che è nato come una jam.
Nell’ambito di Carne Fresca, la rassegna per realtà emergenti pensata da Manuel Agnelli, siete una della band selezionate e aprirete per gli Afterhours il 3 agosto ad Assisi insieme agli Aimless. Come vi state preparando per l’appuntamento e in generale cosa portate nella dimensione live? Faccio questa domanda perché leggo dalle vostre note di presentazione che “l’importante è spaccare il palco” e l’affermazione mi ha incuriosito.
La nostra idea di base, quello che noi cerchiamo sempre di portare nei live (ovviamente oltre alla nostra musica e alla nostra composizione) è appunto quella di spaccare il palco, nel senso di portare quanta più energia riusciamo, non soltanto per noi che stiamo sopra il palco ma anche per la gente che giustamente vogliamo coinvolgere quando suoniamo.
L’energia che mettiamo dal vivo nasce anche dall’esigenza di riempire un po' di più il live, di fare un po' di show off. Siamo un trio, in studio abbiamo possibilità che non possiamo replicare sul palco e desideriamo che il live sia bello muscolare, potente, anche dal punto di vista della tecnica
Vi descrivete come trio Alternative Rock alla vecchia maniera. Suonando ed essendo a contatto con un pubblico di giovani, avete la sensazione che ci sia ancora spazio per questo genere e che si possa trovare un pubblico desideroso di ascoltarlo?
Citando quello che hanno già detto Manuel Agnelli e lo staff di Germi, il progetto Carne Fresca dimostra che una scena in qualche modo esiste. Diciamo che non è semplicissimo suonare live e alimentare una scena, anche esibendosi tanto, però piano piano sembra che almeno un poco noi e altre band, fra cui quelle di Carne Fresca, ci stiamo riuscendo.
Inoltre stiamo capendo che dobbiamo impegnarci molto noi, che il lavoro che c'è, oltre a suonare e comporre, pensiamo sia anche quello di lavorare insieme, fare network, stare in giro e unire le forze per incuriosire più gente.
Com'è il vostro rapporto con l'attualità e, nel caso, questa ha un'influenza in quello che sentite e mettete nella vostra musica?
Sì, diciamo che c’è poco da ridere. Se fai rock and roll secondo noi di base non sei soddisfatto. Il rock and roll per definizione è ribelle, è giovane ed è fuoco. Se lo fai è perché tu le cose le vuoi cambiare, le vuoi distruggere per crearne di nuove.
È una cosa che abbiamo notato recentemente anche grazie all’esperienza di Carne Fresca: questa idea di esprimere ribellione e disagio sta un po' riprendendo anche in Italia proprio a livello musicale. Lo vediamo anche in band di giovanissimi, di ragazzi di 18-20 anni, che appunto stanno cominciando a suonare tanto, che stanno spaccando. Ci sono sempre più persone che vogliono uscire un po' dagli schemi. E il rock and roll è uscire dagli schemi.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Ovviamente investire su questo progetto, suonare il più possibile in tutta Italia e magari fuori, fare il disco, che tra l'altro cominceremo a registrare tra due settimane, e poi fare altri dischi, insomma non fermarci. Siamo super gasati, abbiamo un sacco di roba da scrivere, da fare, e non vediamo l'ora.