Il posto è l’appartamento/studio/sala prove di Almè (BG), dove si trovano per lavorare ai pezzi e preparare i concerti. L’ultima volta che sono stato qui stava per uscire Triste sbaglio sempre lontani ma avevo parlato col solo Carlo Pinchetti. Adesso ci ha tenuto esplicitamente che venissi a trovarli in una serata di prove, in modo tale da poter incontrare tutto il gruppo: un ulteriore segnale del fatto che ormai i Lowinsky hanno trovato un assetto stabile e sono diventati una vera e propria band.
In effetti è un anno che la formazione è sempre quella, e non è cosa da poco, se consideriamo tutte le giravolte del passato: Carlo Pinchetti (voce e chitarra), Linda Gandolfi (voce), Davide Tassetti (chitarra), Elena Ghisleri (basso e violoncello), Federico Inguscio (batteria) hanno condiviso i palchi negli ultimi dodici mesi e hanno registrato un disco, Alice inizia a capire, che potrebbe essere davvero considerato un nuovo punto di partenza per il gruppo bergamasco.
Non è un caso che, dopo cena, quando Carlo e Linda escono per prendere un caffè al bar di sotto, lui ci dica di iniziare ugualmente l’intervista, in modo tale da lasciare il più possibile spazio alle voci degli altri. L’atmosfera scherzosa e rilassata in cui si è svolta questa chiacchierata, e che ho cercato di riprodurre qui, mi pare il segno più grande del fatto che sì, l’intesa e la complicità che questi musicisti hanno sviluppato, possono davvero essere considerati i fattori principali per spiegare la bellezza e il valore del nuovo disco.
Tempo fa, al momento di rimettere in piedi il progetto Lowinsky, ricordo che Carlo mi diceva che tale monicker avrebbe dovuto funzionare più che altro un come ideale contenitore per i suoi numerosi progetti, l’idea era anche che, se la line up avesse dovuto cambiare, non sarebbe stato un problema.
Tasso: In realtà era solo una scusa che si era inventato perché le persone continuavano a mollarlo (risate generali NDA).
Però poi è successo che, a parte l’ultimo, ennesimo, cambio di batterista, è ormai parecchio che avete una formazione stabile, anche se siete tutti arrivati in momenti diversi.
Fede: Sì, io sono arrivato ad agosto per cui ormai è un anno.
Elena: Io forse sono quella che è dentro da più tempo perché ho iniziato a collaborare con lui durante il Covid, quando mi ha chiesto di registrare alcune cose per il suo disco solista (Una meravigliosa bugia, registrato appunto durante il lockdown e uscito nell’aprile del 2021, NDA).
Tasso: Io non ricordo di preciso quando sono rientrato però non molto tempo prima.
In effetti tu sei l’unico che aveva preso parte anche alla prima formazione, ricordo che quando vi ho intervistati per Oggetti smarriti eravamo proprio qui.
Tasso: Ero subentrato in un secondo momento però, non avevo suonato nel disco. E oltretutto ero entrato come bassista: un bel casino, eh (risate, NDA)! Elena è subentrata a me, anzi no, prima forse c’era un altro bassista ma non ricordo più chi fosse (risate, NDA)!
E quindi? Cos’è successo che non ve ne siete più andati? Cos’è che vi piace, di questo gruppo?
Elena: Io personalmente sono contenta di non essere in una boy band (risate, NDA).
Tasso: È un’esperienza molto libera, senza la paranoia di dover combinare chissà che cosa, quindi è tutto molto rilassato e piacevole. In passato ho vissuto esperienze che sono sfociate in rotture brutte, quasi da “coppia”, ci si era lasciati molto male. Carlo invece ha una sua maniera di creare un’atmosfera “anarchica”, per così dire, e tutto fila bene.
Fede: Anch’io mi trovo benissimo, l’unico problema è la strada che mi devo fare ogni volta per venire in saletta, perché abito sul lago d’Iseo. In uno dei miei primi concerti, però, ho aperto i Nada Surf, per cui ti puoi immaginare! Sono contento perché si suona tanto, rispetto agli standard a cui ero abituato. Si provano bene le canzoni, si va a fare i concerti… è tutto molto strutturato, diciamo che ho trovato esattamente quello che cercavo.
Non è esattamente il genere con cui sei cresciuto, quello che suoni ora, giusto?
Fede: Esatto, vengo più che altro dall'hardcore punk, oppure dal pop punk.
(Nel frattempo entrano Carlo e Linda, NDA)
Carlo: Attento però, perché che se indagassi sul background di tutti, ti renderesti conto che forse lui è quello che ci azzecca di più (risate, NDA)! Sul serio, devi sapere che Elena e Tasso erano metallari…
Tasso: Beh io in effetti mi ero presentato alla prima prova con la chitarra di James Hetfield: Carlo ha detto che potevo anche non farmi più vedere (risate NDA).
Elena: io invece vengo più dal Black…
Dal Black Metal?
Elena: No no, Black nel senso di Black Music (risate, NDA).
Peccato, stavo già volando altissimo (risate, NDA)
Carlo: Comunque il suo soprannome era Ghislayer… (risate, NDA)
Tasso: E le piacciono molto i Nine Inch Nails. È anche andata a vederli a giugno, io purtroppo no.
Cercando di richiamarci all’ordine, direi di parlare del disco: prima stavo facendo notare che ormai avete una line up stabile; e credo che ascoltando i nuovi pezzi questo elemento venga fuori bene.
Carlo: È vero, questo è in tutto e per tutto il disco di una band. Triste sbaglio sempre lontani era più che altro un mio album solista al quale hanno preso parte alcuni amici; Oggetti smarriti è stato anch’esso registrato da una band ma qui siamo in presenza di un’evoluzione clamorosa: l’ho scritto tutto io ma hanno contribuito tutti al risultato finale. I pezzi sono arrivati da me, come sempre accade, però questa volta ognuno ha fatto la sua parte, ha portato in sala prove le proprie idee per gli arrangiamenti, e questo senza che nessuno lo richiedesse esplicitamente.
Fede: Beh, io un po’ di direttive ne ho avute (ride, NDA).
Carlo: Sì certo, in linea di massima do sempre qualche indicazione su come dovrebbe suonare il pezzo, però poi ognuno fa il suo.
Linda: Ci sono state anche discussioni sulle scelte da prendere…
Carlo: C’era anche un pezzo in più che volevo mettere ma non me lo hanno permesso…
Tasso: Faceva cagare a tutti (risate, NDA)!
Carlo: Vedi? Un tempo nessuno me lo avrebbe detto, avrebbero accettato le cose che presentavo senza fare troppe obiezioni, per cui che sia successo questo è assolutamente positivo!
Linda: La stessa “Alice inizia a capire” era nata un po’ come un gioco, perché il testo era interamente composto da titoli di pezzi dei Lemonheads. Ci siamo detti: “Ha senso fare una cosa così, in un disco che è strutturato in un certo modo? E quindi l'abbiamo stravolta, e adesso è molto più bella, ha molto più senso: rimane sempre il concetto di omaggio ad un gruppo che ci piace molto (nel ritornello sono rimasti i titoli delle canzoni) ma si è evoluta in una direzione più interessante.
Tra l’altro questo è un disco molto più vario rispetto ai precedenti: il trademark è sempre quello, ma qua e là ho trovato soluzioni melodiche diverse, cose che non avevate mai provato prima.
Carlo: Scrivo nello stile di ciò che mi piace ascoltare, non sono eclettico. L'evoluzione semmai è stata più a livello sonoro: sono andato da Ette (Ettore Girardoni, NDA) con una copia di Shame About Ray e gli ho detto: “Senti qui, mi piacerebbe ottenere un effetto simile.” Insomma, senza impazzire troppo, l’idea era quella.
Tasso: È poi c’è anche quella cosa per cui ci siamo ispirati agli 883 (risate, NDA).
Mi sembra giusto, soprattutto dopo la serie tv…
Carlo: In effetti è bellissima, mi è piaciuta molto, comunque, a parte gli scherzi, devi sapere che dopo aver finito di provare “Brucia”, Tasso tutto contento se ne esce con: “Sembra un incrocio tra gli 883 e i Nirvana!” (risate, NDA). A livello prettamente stilistico, forse l’unico nome che ti posso fare è Bill Ryder Jones: l’ultimo lechyd Da mi ha veramente sconvolto, è inevitabile che nello scrivere i nuovi brani la sua influenza si sia fatta sentire.
Ti capisco, è stato uno dei dischi dell’anno scorso anche per me! Un’altra cosa che mi ha colpito molto è che ci sono diversi pezzi lenti, scarni e dal mood particolarmente triste, che contrastano in maniera piacevole col resto del repertorio e dove il violoncello ha un ruolo davvero importante.
Fede: Ho fatto molta fatica a registrarli, quelli: di mio avrei pestato molto di più, se devo essere sincero.
Elena: Sai, col violoncello fare cose felici è impossibile, inoltre avere in mano tutta quella potenza è bellissimo: basta un semplice accenno e già riempi tutto il brano!
Carlo: Purtroppo non lo porteremo dal vivo, a meno che non capiti l’occasione giusta: sarebbe molto difficile a livello di equalizzazione, il soundcheck soprattutto sarebbe un incubo…
Se faceste un concerto acustico però ci starebbe…
Carlo: Esatto! Non escludiamo uno show apposta ma sicuramente in questi live non ci sarà.
Tasso: Dai, rifacciamole tutte in versione acustica!
Carlo: Per me va bene, sono sempre stato un grande fan dell'acustico!
Linda, in questo disco canti molto di più, hai diverse parti da solista e credo che questo abbia giovato parecchio alle canzoni.
Linda: In passato succedeva spesso che, nei pezzi in cui cantavo solo su alcune parti, quando li facevamo dal vivo mi ritrovavo impalata sul palco e non sapevo bene cosa fare. Così piano piano ho iniziato a cantare anche lì dove non era previsto e questo ha poi reso più spontaneo il mio contributo sui brani nuovi, che sono nati tutti insieme nel lavoro come band: le provavamo e quello che ci piaceva lo tenevamo e lo perfezionavamo. È stato più difficile registrarle in studio perché in quei giorni avevo la bronchite, però alla fine è andato tutto bene!
Tasso: Carlo, ormai non sei più il frontman (risate, NDA)!
Carlo: Da quando ho sentito per la prima volta i Better Oblivion Community Center (il progetto nato dalla collaborazione tra Conor Oberst e Phoebe Bridgers, NDA) ho capito che la cosa più bella in assoluto è l’insieme delle due voci, maschile e femminile.
Anche il tuo ruolo, Tasso, è ora molto più definito: le tue parti di chitarra sul disco sono davvero efficaci e funzionali all’economia dei vari pezzi.
Tasso: Certo! Adesso è tutto molto più calcolato.
Carlo: Ha azzeccato quello che serviva al disco, sì. La cosa bella è che fino al giorno prima aveva dei dubbi, poi è venuto in studio e le ha fatte senza problemi. Dopodiché, ovviamente, ha dimenticato tutto (risate, NDA)!
Parliamo di Ettore Girardoni: a livello di produzione ha fatto davvero un bel lavoro, il disco suona benissimo!
Carlo: Con Ette avevo già fatto due dischi dei Daisy Chains, recentemente ci sono tornato per registrare “Bottom of the Barrel” (contenuta nel precedente Triste sbaglio sempre lontani, NDA), ne avevamo fatta anche una versione con la chitarra slide, che suonava lui. È famoso più che altro per le produzioni Punk, ma ha un gusto ed una capacità unica di gestire lo studio: noi siamo arrivati con un’idea chiara di quello che volevamo fare, lui ha capito tutto immediatamente e così ci abbiamo messo pochissimo.
Tasso: E poi è un musicista e un tecnico del suono incredibile!
Carlo: È un grande appassionato di musica e con la sua etichetta, la RocketMan ci sta dando un po’ una mano con questo lavoro.
Ma è vero che i Coldplay hanno registrato da lui?
Carlo: Sì, è successo di recente, dovevano suonare a Milano e avevano bisogno di uno studio nelle vicinanze per registrare al volo una canzone, in qualche modo sono arrivati a lui. Tra l’altro volevano imparare una canzone tradizionale da suonare quella sera a San Siro e lui ha insegnato loro “O mia bela madunina” (risate, NDA).
Mi è piaciuto molto il testo di “Brucia”, per come esprime un certo disagio esistenziale: la protagonista è inventata o esiste davvero?
Carlo: Mi sono inventato un personaggio ma il punto di partenza è un verso di “Didn’t Know What I Was For” dei Better Oblivion Community Center, che dice: “Says she cries at the news but doesn’t really”. Io però ho rovesciato la situazione: qui si parla di una ragazza che si dà un tono, fa finta di piangere, mentre il mio personaggio vive un disagio reale.
Nel ritornello cantate: “Se il tempo passa come anni in una serie, ci siam persi nel filo di un discorso”.
Carlo: Mi è venuto in mente così, mi piaceva l’immagine ma non ci ho mai pensato troppo, non saprei dirti che cosa significhi…
Linda: Io me la spiego così: siamo talmente concentrati sul “filo”, su quello che per noi è essenziale, (può essere la vita, una relazione, ecc. ) tanto da non accorgerci che il tempo passa veloce e noi, appunto, non realizziamo, ci perdiamo il filo.
C’è un verso dei Quattro quartetti di Eliot che dice: “Dov’è la vita che abbiamo perduto vivendo?”
Carlo: Ecco, appunto! Sai, è successo che per la la prima volta in vita mia portavo di volta in volta le canzoni in sala ed Elena mi chiedeva: “Di che cosa parla questa?” Con voce cattiva, tra l’altro (risate, NDA)!
Forse il brano più atipico del disco è “Respirare”: ha un’impronta molto “italiana”, anche se poi il gruppo che mi è venuto in mente per primo sono i Gang, che hanno anche loro riferimenti anglosassoni. In ogni caso suona molto più Folk di tutto quello che avete scritto in passato.
Carlo: Sì è vero, il paragone coi Gang ci può stare. La strofa in effetti è quasi Country folk e si tratta di un pezzo dal testo volutamente sociale. È ironico certo, perché se non lo fosse ci sarebbe da spararsi: di base, parla di gente che non riesce ad arrivare a fine mese. Normalmente cerco di non essere troppo politico però ogni tanto mi viene fuori.
C’è anche “Capelli bianchi”, dallo split con Broomdogs, che più o meno va in quella direzione.
Carlo: Si, infatti.
E invece “Il trono d’oro”? Se musicalmente è una di quelle più vicine al vostro stile, il testo mi sembra particolarmente enigmatico…
Carlo: (rivolto agli altri, NDA) Voi cosa dite?
Elena: Io credo che parli di una situazione di prigionia, come potrebbe essere un matrimonio che non funziona. E poi ci sono diversi riferimenti a Dio...
Linda: Io invece l’ho sempre pensata come un delirio onirico: sono immagini tradotte in parole e musica, come se fosse un viaggio lynchiano ma senza la componente horror…
Carlo: Come quasi sempre accade coi testi che scrivo, c’è stata un’ispirazione esterna. È tratta da una canzone di Bill Ryder Jones, “If Tomorrow Starts Without Me”, che è di fatto una lettera lasciata da un suicida. Il trono d'oro invece è quello dove immagino sia seduto Dio.
Linda: In questo senso potrebbe ricollegarsi un po’ anche a “Simmetry”…
Quella mi piace molto, è una di quelle ballate un po’ cupe che vi sono uscite veramente bene…
Carlo: Si tratta dell’unico caso in cui ho utilizzato parole scritte al 100% da qualcun altro. È un testo di Livio Montarese dei Fernandhell: me l’aveva mandato diverso tempo fa, mi era piaciuto e ho pensato di tirarci fuori una melodia. Ovviamente gli ho chiesto il permesso di poterla usare nel disco, lui non solo mi ha dato il permesso ma quando ha sentito il risultato finale si è quasi commosso!
E invece la copertina da dove viene? Ha uno stile cartoon che mi piace molto?
Carlo: S’intitola Mr Potato Eyes Us, è un’opera di Rhea Mack, artista del Massachusetts che ci piace molto. L’abbiamo contattata per chiederle il permesso di utilizzarla e lei è stata subito molto contenta della cosa, ci ha fatto pagare pochissimo e ha fatto un post su Instagram dove ha condiviso la copertina.
E il titolo “Alice inizia a capire”? Avete detto che era nata un po’ come scherzo per cui è singolare che sia diventata la title track…
Carlo: Normalmente mi piace scegliere come titolo dei dischi quello di una canzone presente in scaletta. In questo caso eravamo indecisi tra questa e “Il trono d’oro”, che però ci sembrava un po’ troppo ridondante. Invece “Alice inizia a capire”, oltre ad essere una esplicita citazione dei Lemonheads (il titolo riecheggia quello del loro classico “Alison’s Starting to Happen”, NDA) è anche musicalmente più adatta, dal punto di vista dell’atmosfera generale… a proposito, sai che una volta ho chattato con la vera Alison del pezzo?
Ma dai?
Carlo: Sì, lei è Alison Galloway degli Smudge. Il pezzo parla di lei e, sembrerebbe, della sua prima esperienza coi funghetti allucinogeni: “She’d shake it up, was hard to make out/Now it’s plain to see/I couldn’t cook to save myself/Found my life a recipe”… potrebbe essere, no?
Per concludere: date in arrivo?
Carlo: Apriremo ancora per i Nada Surf, il 17 settembre al Legend Club di Milano. In quell’occasione suoneremo un bel po’ dei brani del disco, anche se la presentazione ufficiale sarà il 27 all’Ink di Bergamo, un locale dove abbiamo suonato parecchio in passato, sia io da solista sia con la band. Poi ne stiamo trattando altre ma non sono ancora confermate, quando sarà il momento comunicheremo tutto!