Tornando ai giorni della gestazione dell’EP dei Selva Oscura, oltre al sound e all’idea del nuovo progetto, c’erano dei concetti o dei temi specifici che volevi toccare nei brani o nell’atmosfera del disco?
Mi ero prefissato di scrivere testi leggermente diversi dal solito, più epici e rivolti a un pubblico maggiormente visionario, che potesse guardare ancora in faccia al concetto di psichedelia tanto caro e rappresentativo dei Selva Oscura. Stessa cosa è stata per la musica, arrivata in realtà prima; ma la verità è che abbiamo suonato e scritto tutto di impeto, c'è stato poco tempo per ragionare e pensare a cosa realmente fare e a come farlo. Dopo pochi giorni che ci eravamo conosciuti l'EP era già quasi pronto, alla fine è stato maggiormente impegnativo lavorare nella cura dei dettagli.
Se potessi idealmente aprirci le porte della sala prove nella quale avete dato forma ai brani, c’è stato un aspetto, una scoperta, una novità di cui ti sei reso conto o che hai provato nel corso di quelle sessioni?
Ho scoperto che suonare con persone giovani è spesso un valore aggiunto, perché si va spediti come piace a me. Purtroppo la vita di tutti i giorni frena chi ha una certa età, soprattutto mentalmente. Personalmente sono sempre stato un disilluso DOC, non mi aspetto nulla e niente da nessuno, tant'è che per carattere vengo quasi sempre deluso, sia dalle aspettative che poi dai fatti di chiunque, tuttavia mi piace correre senza perdere tempo, fare cose nuove con persone nuove. La lentezza mi mette ansia.
Selva Oscura è un nome che ispira suggestioni riguardo l’essere a metà del cammino, lo smarrirsi, il buio, presagio di pericolo incombente (subito dopo essersi smarrito, infatti, Dante incontra tre bestie feroci). C’è un richiamo voluto ai tempi che stiamo vivendo? Se sì, quale riflesso ha l’attualità nella scrittura dei tuoi brani?
L'attualità mi affascina poco e non ha nessun riflesso su di me. La realtà, come per tutti, ingloba anche me, lasciandomi però abbastanza imperturbabile e disinteressato sulle eventuali conseguenze. Con l'età ho imparato ad allontanarmi da tutto ciò che mi disturba e oggi, mi disturba molto di quello che vedo. Quello che scrivo è frutto della mia immaginazione condita dal desiderio che mi accarezza la mente. Il resto è tutto da tradurre.
Adesso che sei in tour con la band, dopo le prime date dal vivo, puoi parlarci di come è collaborare e suonare live con questo gruppo di giovani musicisti?
Non siamo in tour, facciamo solamente date sporadiche, i tour sono un'altra cosa. Posso dire di divertirmi molto, anche se mi manca il controllo, poiché si tratta di una band, di un progetto parallelo e non di Umberto Maria Giardini. Quando qualcuno non fa quello che dico io, mi crea nervosismo e incomincio a veder nero. Sono un perfezionista e debbo per mia natura avere il controllo su tutto, perché posso e perché quasi sempre ne sono capace; forse si chiama esperienza-diffidenza. Detto questo Selva Oscura è un perfetto connubio tra vecchia scuola (io) e nuova generazione (loro) in cui ognuno dà il meglio di se; funziona.
Tornando alle suggestioni dantesche, e gettando uno sguardo al panorama musicale attuale, ti sentiresti di indicare uno o più nomi che vedresti bene in un ideale Paradiso della musica (inteso come riconoscimento, non come luogo ultraterreno) e perché?
Io non ho mai guardato al panorama musicale nazionale poichè non c'è, e se ci fosse non mi cattura. Oggi tutti sono in tour, tutti, quindi se osservassi veramente quello che mi circonda impazzirei nel vortice della noia. I cantautori in quanto tale mi fanno venire il vomito, specie quelli che vanno di moda oggi, ovviamente nel post Sanremo. Ascolto attentamente i loro testi e mi viene da sorridere alla pochezza che avvelena le menti delle folle inconsapevoli e ingenue. Preferisco starmene in disparte e godermi la "creme" della musica italiana, come occasionalmente faccio. Come Silvia Cignoli, Carlotta Sillano e Daniele Celona assolutamente il più capace. In un paradiso ideale porterei sicuramente gli Zu, miglior band italiana di sempre, il resto compreso me, mi annoia.
Il progetto nasceva per esplorare sonorità legate agli anni ’90, ma la mia impressione è che i brani abbiano un respiro che vada anche oltre. Ci saranno altri capitoli per Selva Oscura?
Non so rispondere. Gli anni '90 si rifacevano ai primi '70, quindi non so nemmeno io a cosa abbiamo attinto come Selva Oscura. Spesso c'è meno consapevolezza di quella che appare, spesso si suona e quello che nasce, nasce, avendo fisionomie passate. Nulla più. Nell'arte il tempo non è complice, quello che nasce non ha riferimenti temporali, ma attitudine, spesso trasversale e inaspettata.
Ringraziamo Umberto Maria Giardini per la disponibilità.