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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
09/07/2018
Dust
Dust
Grandissimi tra i minimi, i Dust ebbero per lo meno il merito storico di offrire la prima batteria importante a Marc Bell, futuro fratellino Ramones.

Grandissimi tra i minimi, i Dust ebbero per lo meno il merito storico di offrire la prima batteria importante a Marc Bell, futuro fratellino Ramones.

E mentre voi state a rimuginare sul reale valore di tale merito, ecco che questo trio vi riversa già addosso tutta la carica del doppio uppercut chitarristico di Aaronson & Wise, fautori di un rock duro ma lineare, in piena scia di Highway Robbery o Poobah, senza derive troppo acide ma con ampie concessioni alla velocità ed alla professionalità, adeguatamente nascosta sotto zazzere improponibili e giubbotti in pelle nera, che pure dovettero andare a genio a quelli della Kamasutra che, dopo questo esordio, concessero loro pure il bis.

E si capisce anche il perché, magari ascoltando roba come Love Me Hard, che il trio esegue con la foga di chi sta facendo tardi all’appuntamento con la sgualdrina preferita. Cosa che per altro accade anche in chiusura, con lo scatenato rock ‘n’ roll di Loose Goose, degno dei Ten Years After più selvatici.

Troppo facile scegliere i 10 minuti di From Dry Camel come manifesto dell’album? Bè, e allora concediamoci questa banalità, anche considerando tutte quelle vibrazioni profonde e veramente dark che il brano si porta appresso, sviluppando galoppate rombanti su di un riff ipnotico e rallentato, tra Iommi e Dazed and Confused. Metteteci poi la decadenza malinconica di Often Shadows Felt e l’orrorifica copertina che ritrae tre scheletri in polvere ed ossa, ed il culto è presto servito.

Non meraviglia poi tanto che questi ragazzini si fecero presto un nome nel giro di Brooklyn.

Album piuttosto maturo, ben prodotto, ben suonato e ben confezionato, non stupisce che sia un pezzo noto e sempre ricercato.

 

Kenny Aaronson: bass, guitar, dobro

Marc Bell: drums, vocals

Richie Wise: guitar, vocals