“Elastic Days” è un titolo che è stato scelto solo perché “suonava bene” (oltre che c’è una canzone omonima all’interno della tracklist) ma a ben vedere fotografa alla perfezione il senso di questo artista. J Mascis è uno che c’è sempre stato, da qualunque parte la si guardi, il tempo per lui sembra non avere significato, come un elastico che si possa tendere o meno a seconda dei momenti. Per lui le mode, le tendenze, le correnti non hanno mai contato. Dal rifugio sicuro di uno dei luoghi più anonimi del New England, con un riserbo sulla sua vita privata che certamente fa a pugni con certi cliché del rock, in un certo qual modo iconico, con quei capelli grigi, la barba e gli occhialoni colorati, J Mascis è di per se stesso al centro di più contraddizioni: è un grandissimo chitarrista ma ha sempre preferito non sbandierarlo troppo, è un autore di canzoni superlativo ma allo stesso tempo per più di trent’anni ha sempre e soltanto scritto la stessa canzone. La sua stessa musica si basa dopo tutto su un paradosso apparentemente inconciliabile, vale a dire l’accostamento della furia chitarristica e della delicatezza delle melodie vocali.
“Elastic Days” nasce al di fuori della produzione dei suoi Dinosaur Jr e ce lo presenta dunque in una veste più intima, chitarra acustica a tracolla (dice che nelle prossime date che farà da solista lo vedremo suonare in piedi), basso e batteria leggeri, giusto come accompagnamento, voce ancora più sottile e sussurrata del solito. Quello che non manca sono però le rasoiate della sua chitarra elettrica, che entrano a più riprese tra una strofa e l’altra, lacerando volutamente la quiete contemplativa dei brani, come se il suo autore non volesse rinunciare alla sua più grande fonte di divertimento e quasi a simboleggiare il fatto che non esiste calma senza una buona dose di tempesta.
E le canzoni? Quelle sono tutte uguali, dalla prima all’ultima nota. Mascis è così, il suo tocco lo riconosci all’istante, la sua impronta è unica e anche per questo non ha mai brillato per varietà. Negli anni i Dinosaur Jr hanno cambiato qualcosa in line up, hanno lavorato sugli arrangiamenti, ma il marchio di fabbrica è sempre rimasto quello. Verrebbe dunque facile liquidare il tutto come “la solita roba”. Ed è sicuramente così, se si volesse osservare il disco con sguardo distaccato. La verità però è che, prevedibile o meno, questa solita roba ti afferra alla gola e te la stringe per 41 minuti, impedendoti di respirare.
Malinconia nostalgica, indolenza agrodolce, quella sorta di rassegnata passività con cui si sta in casa a guardare la pioggia che cade, magari anche con un libro in mano, ma senza aspettarsi più di tanto dal giorno che verrà.
Eppure, in un certo modo misterioso, questo è anche il disco di chi è in pace con se stesso e prova un gusto enorme nel fare ciò che più gli esce meglio. Aggiungendo che, tra tutti i suoi lavori solisti (ma anche di tutta la più recente produzione della sua band principale) si tratta indubbiamente del più intenso ed ispirato.
Non avete idea di chi sia J Mascis? Comprate questo disco. Dopodiché rimediate qualcosa dei Dinosaur Jr (tra parentesi, è appena uscita una versione riveduta e ampliata della vecchia raccolta “Ear Bleeding Country”: non ne offre una fotografia esaustiva ma per iniziare va benissimo) e prendete coscienza del fatto che da più di tre decenni esiste qualcuno che, andando ben oltre l’etichetta di “Indie Rock” che gli viene correttamente ma anche riduttivamente appiccicata addosso, sforna un capolavoro dopo l’altro, una serie di album tutti uguali e tutti allo stesso tempo imprescindibili. Fa sempre la stessa canzone, J Mascis. Ma se tutti fossero come lui, il mondo musicale sarebbe solo e soltanto un luogo meraviglioso in cui abitare.