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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
30/03/2018
Måneskin. Morirò da re
Era meglio morire da piccoli...
Tralasciamo il testo, ma tralasciamo anche la musica, che altro non è che una brutta, pessima, avvilente scopiazzatura dei Red Hot Chili Peppers durante una serata con digestivi a base di acidi, sugna vegana e mignotte obese
di Linda G

Devo scrivere dei Måneskin. Ebbene sì, devo farlo, ma non perché lo fanno tutti, no, perché se scrivo qui lo devo soprattutto ai Måneskin. 

Era dicembre e dopo anni a digiuno dalla scatola nera, che oggigiorno non è più nemmeno scatola ma è un quadro, ero entrata in contatto con X Factor Italia, avevo visto sul canale Cielo circa 3 puntate ed avevo quindi, ahinoi, conosciuto i Måneskin. 

Era dicembre, dicevo, e me ne stavo alla fermata dell'autobus in una mattina "ghiaccia", non fredda, "ghiaccia". L'autista aveva pensato di fermarsi a comprare dei fiori alla moglie, pensavo, oppure l'autobus era stato fagocitato da un fascio di luce aliena. Io congelavo, congelavo e mi incazzavo. Perché doveva arrivare il Natale e da mesi macinavo ore di lavoro senza sosta, perché ero reduce dalla millesima influenza stagionale, perché io sono solare ma la mattina, mioddio, la mattina no, la mattina sono furente.

Mi incazzavo e pensavo a questo gruppo di parameci che, purtroppo, avevo mio malgrado ascoltato; e lo avevo fatto con il buon cuore caritatevole che mi contraddistingue dalle 18.00 in avanti. Li avessi sentiti la mattina, non avrei potuto esprimere un giudizio oggettivo. La sera, invece, amo tutti. Concederei una seconda possibilità anche a Unabomber e cercherei di trovar del buono anche nel raduno di Pontida della fu Lega Nord, che so, nello stile con cui grigliano le salamelle.

Ma i Måneskin sono riusciti a rendermi mattiniera anche la sera, cioè colma di disprezzo, giudicante, inflessibile, intransigente. 

L'autista nel frattempo faceva l'amore con le figlie del dottore e io leggevo istericamente articoli fino, per caso, ad imbattermi nell'accorato appello dei giovani e certamente atletici Capoccia di Loudd. Solo Dio, o l'autista, sa perché quel giorno io abbia deciso di sfogare tutta l'ira che avevo in corpo inviando una mail di autocandidatura colma di epiteti, insulti, considerazioni becere e filosofia da discount azero (che poi magari hanno discount di livello) sui giovani implumi Måneskin.

Probabilmente non sono la sola ad avere degli irrisolti da gestire ed infatti, gli aitanti Capoccia, mi hanno assoldata. Ed ecco il perché io devo scrivere dei Måneskin. 

Perché l'evento più inspiegabile di questo infinito inverno, non ha riguardato la mia ascesa nei cieli di Loudd, è stata la sfolgorante esplosione del fenomeno Måneskin.

I Måneskin suonano male. Tanto. Troppo.

Per chi come me proviene dal Sottopalco (il sottosopra degli abitanti dei locali di musica dal vivo) i Måneskin sono l'equivalente del gruppo spalla che fa da spalla al gruppo più scarso di una selezione di gruppi di merda. Non vanno a tempo, il cantante canta con la gola e arricchirà le casse di un foniatra (come fa la Laurona nazionale, quella che dice che no, le scuole di canto non servono), i loro brani sono così ovvi, così scontati, così poverini che a confronto "Incompreso" è divertente come un film di Alberto Sordi. Non sto a porre l'accento sulla follia collettiva che ha colto un nutrito gruppo di donne, squirtanti, travolte da spasmi ormonali per questo ragazzino dalla tremenda gengiva campagnola, non lo farò (ma ne scriverei un trattato, ohhh come ne scriverei). Scriverei anche dei trattati sul perché ci sia gente disposta a pagare 22 euro per vedere un gruppo del genere, ma c'è chi paga per farsi inchiodare le palle ad una sedia quindi, non lo farò. 

Mi fermerò solo all'oggettiva analisi delle brutture che questo gruppo produce.

"Morirò da re", ad esempio, il singolo che già dal titolo rende apprezzabile l'umiltà del giovane Damiano. Umiltà peraltro ribadita dall'imberbe nel definire "piccoli locali" posti che, gente che suona da 30 anni, considererebbe quasi un punto d'arrivo, e pulirebbe il palco con la bava già solo per la possibilità di averne calcato le assi. 

Nel piccolo locale Damianuccio bello, sentiresti Fiiiiiiiiiiiiiii o Fruuuuu, il noto rumore delle casse quando il locale è vuoto, e lo sfrigolìo dei coni diventa un fedele compagno di merende, che ogni musicista ha conosciuto almeno una volta nella vita. Non se vai a suonare al Lokomotiv di Bologna, perdio! L'unica Lokomotiv che dovresti prendere, o giovane superbone, è quella del treno per levarti in fretta dai coglioni, prima di aver disturbato con il tuo vociare le mie ancor giovani e caparbie orecchie.

"Morirò da Re" è la copia in italiano di "Chosen", il singolo di lancio di questo gruppo di emo proposto alla finale di X Factor. 

Morirò da re....

Ora, io potrei capire un titolo del genere, forse, se tu fossi Albano, ma con Albano l'unica cosa che hai in comune è, per l'appunto, l'ano (e qui leggetela come più vi aggrada). 

Tralasciamo il testo, ma tralasciamo anche la musica, che altro non è che una brutta, pessima, avvilente scopiazzatura dei Red Hot Chili Peppers durante una serata con digestivi a base di acidi, sugna vegana e mignotte obese. I Måneskin mi avevano disturbata a dicembre, in una mattina ghiaccia e con l'autobus in ritardo. I Måneskin mi hanno disturbata anche oggi, che è primavera e che fretta c'era se poi mi toccava sentire "Morirò da re"??

Morirò da re.... era meglio morire da piccoli, con i peli del culo a batuffoli.