Eroi nel vento: Quarant’anni di Desaparecido dei Litfiba di Donato Zoppo getta luce su uno degli album più importanti del rock italiano. Il libro ci porta altresì alla scoperta del contesto ricco di stimoli culturali che permeò Firenze nel corso degli anni Ottanta del secolo scorso.
Sin dagli albori, proprio i Litfiba erano perfettamente riconoscibili in mezzo ad altre realtà musicali non meno valide e promettenti, tra cui Diaframma, Neon, Moda ed altri. Come evidenziano le testimonianze raccolte dall’autore, che sovente lascia la parola ai protagonisti in prima persona, sin da subito i Litfiba sono apparsi sulla scena come “energici e grintosi”, e, in più, i testi dei loro brani avevano un elemento “sognante e misterioso” che risulta tutt’oggi molto affascinante.
Quel che contraddistingueva Ghigo Renzulli e compagni erano, da un lato, la voglia di mettersi in mostra e comporre musica originale, e, dall’altro lato, una feconda “capacità di assorbire gli influssi” che si presentavano, di volta in volta, nel corso del cammino artistico intrapreso dalla band.
Nella prima parte del libro Zoppo descrive in maniera efficace ed esaustiva il milieu artistico e culturale in cui sono nate le singole canzoni poi raccolte nel “disco grigio con la copertina fatta di pietre” del 1985, che ha segnato in modo indelebile l’immaginario rock italiano, ma anche i luoghi sotterranei di una Firenze molto radicale e piena di fantasia, che, almeno in una fase, è stata la capitale artistica underground del Paese.
Come ha ben sintetizzato lo scrittore e pubblicista Pier Vittorio Tondelli, citato, per l’appunto, nel libro, la città gigliata appariva un tempo come “una fra le più vitali città italiane … una città che [mi] richiama con forza alla sua vita, alle sue notti, alle sue discese”. Un momento storico in cui le vie fiorentine pullulavano di musica, teatro, cinema ed arte contemporanea.
Al sottoscritto autore della presente recensione, che ha potuto apprezzare i Litfiba da teenager in una fase già pop della carriera (avendoli ascoltati dal vivo, tra l’altro, a Pordenone durante il tour di Mondi Sommersi (1997), poi a Mestre, a Trieste, e, non per ultimo, a Firenze per il ritorno promozionale di Grande Nazione), durante la lettura è risultato più che normale paragonare l’effervescente realtà fiorentina con la capitale slovena Lubiana degli anni Ottanta che, nella citata decade, soprattutto nel campo musicale, presentava una delle culture indipendenti più espressive d’Europa (Borghesia, Laibach, Niet e molti altri ancora).
Non è un caso che, oltre alla tappa lubianese, pochi mesi prima dell’uscita dell’album Desaparecido, il gruppo fiorentino si esibì a Koper (Capodistria), città slovena dove vive la comunità linguistica italiana: “il 25 giugno dell’84 i Litfiba erano in concerto a Capodistria, nell’allora Jugoslavia, mentre a Firenze si parlava ancora del live degli Psychedelic Furs al Tenax. Quel giorno moriva Michel Foucault” (pp. 96-97).
Nella seconda parte della pubblicazione al lettore vengono chiarite la genesi delle canzoni contenute nel disco, la loro selezione e la loro contestualizzazione: come viene puntualizzato nel capitoletto intitolato “Nozze di sangue e disertori”, pur trattandosi, a tutti gli effetti, dell’album d’esordio della band toscana, Desaparecido fu in buona parte un “lavoro di selezione di pezzi già pronti, rodati dal vivo”. Zoppo ci introduce, in modo esemplare, i temi centrali dell’album, tra cui quello portante – il tema della guerra, accompagnato dalle riflessioni dei membri del gruppo sul potere, tradotte magistralmente in musica (“Guerra”, la title track “Desaparecido” dedicata alle persone scomparse per mano dei regimi sudamericani, e, non per ultima, “Eroi nel vento”, riproposta nel 2013 da Davide Di Leo dei Subsonica con campionamenti in chiave elettronica).
Nel libro, l’album Desaparecido viene giustamente apprezzato e valorizzato per essere anche la prima opera del “trittico etnowave” dei Litfiba, ribattezzato "La Trilogia del Potere” (oltre al citato disco completano il trittico 17 Re (1986) e Litfiba 3 (1988)). Tanto più stimolante e necessaria appare una riflessione sui temi proposti dai Litfiba quarant’anni fa in un contesto, quello odierno, molto più passivo, standardizzato e, per molti versi, superficiale, nonostante le guerre che si sono sviluppate nel corso degli ultimi anni in varie parti del mondo, e a cui tocca malvolentieri assistere (spesso, per giunta, in assenza dei necessari approfondimenti critici).
Complessivamente, il libro Eroi nel vento: Quarant’anni di Desaparecido dei Litfiba risulta interessante e di piacevole lettura. Per chi è un fan della band, i ricordi dei protagonisti raccolti con cura dall’autore (i musicisti, i manager, ecc.) sono un vero e proprio valore aggiunto rispetto a quanto già si sa rispetto al valore del disco. Il volume può invece risultare un po’ difficile da seguire per i lettori più giovani, soprattutto per coloro che non dispongono di informazioni approfondite sulla band di Piero Pelù né sulla scena artistica fiorentina degli anni Ottanta. Questi sono però anche gli unici limiti che si possono riscontrare in un testo che dovrebbe far parte della raccolta personale di ogni cultore del rock italiano.