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REVIEWSLE RECENSIONI
24/10/2023
PVRIS
Evergreen
Quello di Pvris non è solo un album: è il manifesto anti-sociale di Lyndsey Gunnulfsen, ormai unica componente della band nata nel Massachusetts. Attraverso un mix di generi musicali, passando per l’elettronica, il rock e la pop music, Lynn esterna la rabbia generata da una società che ci vuole incastrati in rigide categorie, senza rinunciare a comunicare anche il suo lato più intimo.

Che Lyndsey Gunnulfsen avesse una personalità fuori dal comune, il suo pubblico lo aveva già capito quando aveva deciso di proseguire con un progetto solista quello che in origine era un gruppo musicale. Nel 2020, infatti, Lynn decide di inaugurare una nuova stagione del percorso dei Pvris, abbandonando il ruolo di componente di una band e prendendo completamente in mano le redini di quello che, a suo dire, era un progetto la cui anima proveniva da lei.

Nel nuovo album Evergreen, uscito da poco per Hopeless Records e co-prodotto della stessa cantante e da collaboratori come Mike Shinoda, Y2K, JT Daly e Dan Armrbuster, Pvris non si smentisce. Non è solo musica, ma è lo strumento utilizzato da Lynn per esprimere la sua denuncia nei confronti di una società che categorizza e classifica.

 

La prima traccia, “I don’t wanna do this anymore”, apre il sipario in maniera emblematica dell’intero album:

“Pray for better times 'cause something doesn't feel right

Am I losing my mind? Every day and all night

Promise that I'm fine, but something doesn't feel right

Am I losing my mind? 'Cause lately I've been feeling like-

I don't wanna do this anymore”.

La cantante si accorge di un disagio interiore e lo esprime attraverso un suono che è energico e drammatico allo stesso tempo. Il tono non è rassegnato, ma combattivo: Pvris è pronta a fare la guerra a ciò che sente stonare. Il video musicale, diretto da Jax Anderson e dalla stessa Lyndsey Gunnulfsen, rispecchia perfettamente lo spirito dell’intera produzione: il corpo di Pvris è sotterrato e solamente la testa spunta dal terreno. La trama del video e ciò che i produttori hanno voluto esprimere attraverso i diversi frame è intenso, ma, allo stesso tempo, non si perde una punta di ironia, che rende la visione efficacie, senza però risultare eccessivamente gravoso.

È proprio questo, infatti, il punto di forza e la genialità dell’intero album: Evergreen è impegnato, comunica un chiaro messaggio di denuncia, ma riesce comunque a rimanere fresco e fruibile a tutti.

 

La quarta traccia dell’album, “Animal”, è ancora più esplosiva. L’incipit è quello di una canzone rock e per tutta la canzone la base riflette la cupezza e la rabbia della cantante, che esprime, invece, il messaggio con voce energica e un sound quasi pop:

“Don't tell me that you know me, know me
Sayin' what I feel, what I do, what I want
Quit actin' like you own me, own me
Sayin' that I'm yours to control, but I'm not
Your animal”.

Pvris incita, invita chi la ascolta a liberarci dal controllo a cui gli altri ci sottopongono costantemente, ma anche a quello che, spesso, ci autoinfliggiamo.

 

Non mancano, però, brani in cui si può percepire la parte più intima della cantante, come in “Anywhere but here” o “Love is a…”, in cui anche la musicalità si fa più soft e il cantato più sussurrato.

Insomma, Pvris continua il suo coraggioso percorso in cui ciò che si esprime non è solo una personalità forte, ma anche il desiderio che la musica faccia da veicolo al fine di esprimere (e di imprimere in chi ascolta) un messaggio deciso. Tutto questo, senza rinunciare ad una ricerca dal punto di vista musicale.