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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
13/04/2018
The Manhattan Transfer
Extensions
Nell'ottobre del 1979, anno di uscita di "Extensions", tutto questo suonava come una novità non esente da snobismo e possiamo dire che, in un certo qual modo, questo disco fu davvero la pagina iniziale del postmoderno nella musica pop.

La copertina dell'artista giapponese Taki Ono, dove la band è ritratta in stile art-deco futuristico dice già tutto; un rilancio dei quattro Manhattan Transfer dopo la delusione e le scarse vendite del precedente album "Pastiche", uno sguardo e un'anticipazione di quello che di lì a pochi anni il postmodernismo banalizzerà e renderà accessibile a tutti. Nell'ottobre del 1979, anno di uscita di "Extensions", tutto questo suonava come una novità non esente da snobismo e possiamo dire che, in un certo qual modo, questo disco fu davvero la pagina iniziale del postmoderno nella musica pop.

Quindi, trovato l'art designer per la copertina, il passo successivo e fondamentale fu quello di reclutare dei musicisti che niente avrebbero lasciato di intentato, e un produttore (in questo caso saranno due) che riuscisse ad esaltare le potenzialità del gruppo. Per quanto riguarda i musicisti fu preso il meglio del meglio della scena californiana e per la produzione ci pensarono le sapienti mani di David Foster e Jay Graydon a dare un indirizzo preciso senza snaturare l'anima del gruppo. Il risultato fu un esaltante mix di jazz, doo-wop e pop di classe al punto che il disco diventerà il capolavoro assoluto dei Manhattan Transfer ed uno dei migliori dischi pop del decennio.

Si parte con "Birdland" omaggio all'arte degli Weather Report, in questo caso il gruppo ci canterà sopra un testo scritto appositamente da Jon Hendricks, (in origine doveva essere il cantante jazz Eddie Jefferson a scriverne le parole, sfortunatamente la collaborazione non poté andare in porto in quanto Jefferson finì accoppato in una sparatoria davanti ad un locale di Detroit) una sorta di celebrazione del famoso locale della 52ma strada in quel di Manhattan. Ne scaturirà una canzone con un arrangiamento superbo ad opera della vocalist della band Janis Siegel, al punto che arriverà a vincere il Grammy 1981 per la miglior performance jazz fusion.

"Wacky Dust" è un omaggio ad Ella Fitzgerald; la canzone in origine era cantata dall'artista afroamericana e la polvere di cui si parla nel testo è la cocaina. La parte sonora affidata ai fiati (e qui torna in gioco il postmodernismo) è qui risolta con i sintetizzatori.

La seguente "Nothing You Can Do About It" è invece un gioiellino pop con reminiscenze soul scritto da David Foster, Jay Graydon e Steve Kipner, un brano molto affine alla produzione degli Earth Wind and Fire.

Spazio alle sonorità afro con il divertissement "Coo Coo U" che insieme a "Trikle Trickle" saranno gli omaggi dei MT ai gruppi vocalese degli anni 50, mentre con la rilettura del classico "Body and Soul" veniamo catapultati in atmosfere fumose da ore piccole, bellissima, niente stravolgimenti qui, strumenti acustici da jazz club e le voci a ricamare il tutto.

Le note introduttive della serie TV Ai Confini Della Realtà, scritta da Bernard Hermann, ci introducono a "Twilight Zone/Twilight Tone, un bel brano r'n'b dalla ritmica disco scritto da Jay Graydon insieme ad Alan Paul, mentre le parole e la musica di David Lasley, Jay Beckenstein e Allee Willis per la bossa di "The Shaker Song" ci portano direttamente sulle spiagge assolate di Copacabana.

Gran finale con una canzone di Tom Waits, "Foreign Affair", questa volta cantata in puro stile vocalese dai quattro Manhattan Transfer, ovverosia Tim Hauser, Janis Siegel, Alan Paul e Cheryl Bentyn.

Non per ribattere sul solito tasto, ma una volta album di questa raffinatezza e classe riuscivano anche a vendere bene dappertutto, tranne che in Italia, dove allora furoreggiava il "Gelato al Cioccolato" assieme a Julio Iglesias.