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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Fast Car
Tracy Chapman
1988  (Elektra Records)
AMERICANA/FOLK/SONGWRITER
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13/05/2019
Tracy Chapman
Fast Car
Una storia d’amore, quella raccontata da Tracy, che sovverte tutti gli stereotipi della love song attraverso un testo duro e disilluso, in cui il romanticismo lascia il posto a un contesto sociale di degrado e rassegnazione

E’ l’11 giugno 1988. Il meglio dello star system si ritrova a Londra per celebrare sul palco dello stadio di Wembley i festeggiamenti per il settantesimo compleanno di Nelson Mandela. E’ una kermesse imponente, che viene mandata in diretta televisiva in ben sessantasette paesi e che vede alternarsi sul palco, in difesa dei diritti civili dei neri, stelle di prima grandezza, fra cui Stevie Wonder, Peter Gabriel, Sting, Joe Cocker, Whitney Houston, Simple Minds e Jackson Browne.

In scaletta è prevista anche l’esibizione di Tracy Chapman, ventiquattrenne di colore, originaria di Cleveland. Minuta come uno scricciolo, Tracy sale sul palco per cantare due canzoni, la prima delle quali si intitola Fast Car. E’ il primo singolo tratto dal suo album d’esordio (Tracy Chapman), uscito solo due mesi prima per la Elektra Records. La Chapman ha tutti i riflettori puntati addosso, perché a dispetto del suo undestatement, sia fisico che caratteriale, il suo nome ha riempito tutte le riviste specializzate, che parlano a proposito della sua musica di contemporary folk e spendono paragoni lusinghieri con Joan Baez e Joni Mitchell.

Il disco, peraltro, ha un inaspettato successo, balza al primo posto di Billboard 200 e si aggiudica sei dischi di platino. Una ventata di freschezza che mette tutti d’accordo: stremati da anni di disperato edonismo e dalla supremazia dei suoni sintetici, gli appassionati si inchinano di fronte al folk rock schietto e militante della Chapman, la quale senza artifici, ma con testi poetici e impegnati, si schiera dalla parte degli ultimi (Talkin’About A Revolution), sta sulle barricate contro il razzismo (Across The Lines) e racconta amori disperati e senza futuro.

Proprio come avviene in Fast Car, in cui la macchina veloce diventa simbolo di speranza, possibilità di fuga, strumento per ricostruire un futuro. Una storia d’amore, quella raccontata da Tracy, che sovverte tutti gli stereotipi della love song attraverso un testo duro e disilluso, in cui il romanticismo lascia il posto a un contesto sociale di degrado e rassegnazione. La protagonista del brano racconta la propria storia di vita, fatta di dolore e umiliazioni: la madre che abbandona la famiglia, lei che lascia la scuola per prendersi cura del padre alcolizzato e disoccupato.

Decide, allora, di scappare insieme al fidanzato, di salire su un’auto nel cuore della notte e di guidare alla ricerca di un nuovo orizzonte di speranza (We gotta make a decision, leave tonight or live and die this way). Non c’è futuro, però, per la povera gente: anche il suo uomo finisce per trovarsi nelle stesse condizioni del padre, senza lavoro e dipendente dall’alcool. Nessun riscatto è possibile, men che meno attraverso l’amore, che lentamente si spegne: nell’ultima frase del testo, il we (noi) diventa you (tu) e il verso take your fast car and keep on driving (prendi la tua auto veloce e continua a guidare) sembra sancire un’inevitabile separazione fra i due.

Per la cronaca, la canzone vinse un Grammy Award come miglior performance femminile, raggiungendo la top ten di quasi tutte le classifiche, americane ed europee. Fast Car è tornata prepotentemente alla ribalta nel 2015, quando il produttore discografico Jonas Blue ne fece una versione house, che vendette ancor più dell’originale.