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REVIEWSLE RECENSIONI
16/06/2025
Vulvarine
Fast Lane
Le austriache Vulvarine accendono la miccia di una miscela esplosiva di rock, punk, metal e blues, con undici canzoni aggressive, dirette e senza fronzoli.

Le Vulvarine sono quattro ragazze austriache con un approccio musicale ben definito, a partire dal nome che si sono date, che esplicita, senza mezzi termini, una declinazione tutta al femminile di un rock aggressivo e arrembante. L’intento è, ovviamente, quello di sbandierare orgogliosamente una sorellanza musicale da opporre a quel sottogenere chiamato cock rock, un termine che, nel corso dei decenni ha indicato una musica che enfatizza, spesso in modo triviale, una forma aggressiva di sessualità maschile.

Egualmente sfacciata, la proposta del quartetto, qui alla seconda prova in studio e alla prima sotto l’egida Napalm Records, offre un’infuocata combinazione di rock and roll, metal, punk e blues, che si allinea con quello di band coeve quali Thundermother e The Gems, e che trova ispirazione in iconici gruppi del passato tutti al femminile quali Runaways, The Donnas e Girlschool.

Per rimarcare ulteriormente il taglio adrenalinico delle undici canzoni in scaletta, le Vulvarine hanno deciso di intitolare il disco Fast Lane, e la corsia di soprasso è un’immagine perfetta per raccontare una musica suonata con il piede sull’acceleratore e che non fa fermate, se si eccettua la conclusiva "She’ll Come Around", una breve e scarna ballata impolverata di reminiscenze nirvaniane, con cui la decapottabile guidata dalle quattro ragazze si ferma qualche istante a riempire nuovamente il serbatoio.

La traccia di apertura, "The Drugs, The Love, And The Pain", prepara il terreno senza perdere tempo, con le Vulvarine che partono a razzo con un tiro punk’n’roll letale come un serramanico, tanto nostalgico quanto moderno. Una canzone che sembra senza tempo, che è stata pubblicata quest’anno, ma che avrebbe potuto essere pubblicata anche negli anni '80, e che trova il suo punto di forza nei fantastici riff di chitarra e nell’irresistibile ritornello innodico.

Non vanno per il sottile, le rocker austriache, suonano senza artifici, grezze e muscolari, utilizzano un’unica formula (spingere al massimo la velocità per schiantarsi contro hook melodici avvincenti) ma centrata, e badano solo al sodo.

Che si tratti, poi, di aggredire con il morso punk di "Heads Held High", di giocare con il rock blues stridente di "Alright Tonight", di lambire territori metal avvolti nell’oscurità (Demons) o di rinverdire i fasti del più classico rock settantiano ("Ancient Soul"), l’arma più affilata della band è l’istrionica presenza della frontwoman Suzy Q (ogni riferimento all'icona Suzi Quatro non è casuale) il cui graffiante timbro vocale innerva di vivacità ed esuberante potenza ogni singola canzone.

In una scaletta super aggressiva e davvero divertente, due brani, soprattutto, rendono onore alla bravura della band: "Equal, Not The Same" fila rapida su un riff di chitarra che divampa di pathos, potenza rock e urgenza punk, piazzando un ritornello da mandare a memoria per i prossimi concerti, e la cover di "Cheri Cheri Lady", signature song dei Modern Talking, anacronismo anni ’80 spappolato dal ringhio punk rock della band, a cui si unisce la chitarra di Filippa Nassil, madre e padrona delle Thundermother.

In Fast Lane non troverete nulla che non sia già stato suonato, sia in epoche passate che in quelle più recenti, eppure questa band ha trovato nella coesione e nella spregiudicatezza quel plus che rende la seconda prova in studio un disco imperdibile per chi ama un rock aggressivo, diretto e senza fronzoli.

Per una miglior resa, ascoltare in macchina, volume a livello tamarro e finestrini, ovviamente, abbassati.