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REVIEWSLE RECENSIONI
06/10/2018
Limbs
Father's Son
Ritorno sulle scene per i Limbs, band post-hardcore statunitense che, dopo un cattivissimo ep autoprodotto intitolato “Sleep”, forti di contratto con l'etichetta australiana UNFD in compagnia di un full-length con pregi e difetti.

Il tiro hardcore, fatto di screamo, chitarre dissonanti e distorte, regna per quasi tutto l'album, che tra alti e bassi risulta essere un buon prodotto, molto catchy, che strizza l'occhiolino sia ai puristi del genere che a coloro che preferiscono una chiave più melodica.

“Abba”, terza traccia, è una mazzata sui denti: il pezzo che fa creare un circle pit ed un signor pogo, quello su cui si perde la voce e si prendono tanti spintoni, e che ad un qualunque festival di genere può creare il giusto clima e fare da apripista ad un lungo live. Il ritornello, aggressivo il giusto, è martellante e catartico e la ritmica, che va su e giù come le montagne russe, è un climax di adrenalina che conduce dritti dritti a “Black Thumb”, più melodica ma decisamente di buona fattura.

Se fino a qui ci sembra di aver di fronte un album abbastanza comune, con tutti i cliché di genere, le cose cambiano a partire da “Twelve Stone”, un perfetto spartiacque musicale, che, introdotto da un arpeggio di chitarra, mostra il lato più sperimentale della band, creando un clima un po' Mogwai e un po' Deftones, che conduce verso la seconda parte dell’album la cui fattura è decisamente diversa e quasi in controtendenza rispetto alla prima. Se da un lato il cambio di direzione compositiva all’interno dello stesso full length è apprezzabile, dall’altro ci tocca constatare che i pezzi mostrano, con poca rielaborazione ed intraprendenza, gli ascolti pregressi dei componenti dei Limbs. “Crossed”, nella sua ingenuità, è un pezzo incredibilmente misto, inaspettatamente radiofonico, che mette in pentola nuovi ingredienti destabilizzando chi ascolta.

“Father's Son” è un album attento, ben prodotto, che include in sé un copione già scritto e conosciuto e si unisce ad un pizzico di improvvisazione su cui bisogna però osare di più.