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REVIEWSLE RECENSIONI
Fauna
Haken
2023  (Inside Out Music)
IL DISCO DELLA SETTIMANA PROGRESSIVE METAL / HARD ROCK
9/10
all REVIEWS
13/03/2023
Haken
Fauna
In “Fauna” gli Haken mischiano progressive ed elettronica, djent e new wave, pop e metal, il tutto nella maniera più naturale possibile. Grazie a un songwriting di primissimo livello e a una performance strumentale di assoluta eccellenza, questo è forse l’album migliore della loro carriera.

Come molti altri lavori usciti in questi ultimi anni, anche Fauna  è frutto della pandemia. Quando nel marzo 2020  l’epidemia da COVID-19 ha costretto gli Haken ha interrompere ogni attività, la band si trovava negli Stati Uniti in tour con Devin Townsend. All’epoca stavano promuovendo Vector, il loro quinto disco, ed erano pronti a pubblicare il suo successore, Virus. Quell’album, bellissimo quanto sfortunato (il titolo, deciso ben prima della pandemia, è sembrato un tremendo scherzo del destino), è stato schiacciato dagli eventi. Pubblicato a luglio 2020 dopo ben tre rinvii, Virus non ha forse goduto della visibilità che meritava (per quanto sia stato accolto benissimo), con la band impossibilitata a portarlo in giro in concerto.

I due anni che sono seguiti – lo ha raccontato il chitarrista Richard Hensall in una recente intervista – sono stati per gli Haken abbastanza frustranti. Oltre ad aver perso parecchi introiti, la pandemia ha frenato bruscamente il processo di crescita della band, impedendogli di spiccare quel salto che sentiva imminente. Vista la situazione, gli Haken non hanno potuto fare altro che tradurre questa frustrazione in musica.

Nel 2021, inoltre, la band si è separata dal tastierista Diego Tejeida, sostituito da Peter Jones, una vecchia conoscenza degli Haken. Oltre a essere un amico d’infanzia del batterista Raymond Hearne, Jones è stato tra i fondatori della band, suonando nel demo Enter the 5th Dimension (2008), prima di dedicarsi alla carriera accademica. Nel corso degli anni Jones ha seguito con costanza gli Haken, suonando con Hensall nei Nova Collective (Further Side, 2017) e facendo una comparsata in un paio di brani di Vector e Virus. Il suo ingresso negli Haken è stato pertanto all’insegna della naturalezza, nonostante il suo stile sia abbastanza diverso dal suo predecessore. Se Tejeida, infatti, era più un sound designer, Jones, che ha un background jazz, ha una tavolozza sonora più ampia e maneggia con la stessa perizia sia i suoni acustici sia quelli elettronici.

Confermando il metodo di lavoro inaugurato con Affinity (2016), i sei membri degli Haken hanno composto i brani di Fauna inizialmente in solitaria oppure in piccoli gruppi, per poi condividere il risultato finale attraverso uno scambio incessante dei file. Dopo aver raccolto una quantità sufficiente di materiale, a inizio 2022 hanno affittato un cottage a una cinquantina di chilometri da Londra e si sono ritrovati tutti assieme per lavorare sugli arrangiamenti, per poi entrare in studio nel corso dell’estate.

Accompagnato da un artwork da rubare gli occhi a opera di Dan Goldsworthy (Sylosis, Alestorm, Cradle of Filth, scoperto dal chitarrista Charlie Griffiths, per il quale ha realizzato la copertina del disco solista Tiktaalika, uscito lo scorso anno), Funa è senza dubbio l’album stilisticamente più vario che la band abbia fin qui pubblicato. Stemperando le forti influenze djent di Vector e Virus, gli Haken recuperano la verve progressive di The Mountain, ibridandola con le influenze anni Ottanta di Affinity, mischiando il tutto e andando a formare un caleidoscopio sonoro dove progressive ed elettronica, djent e new wave, pop e metal vanno a braccetto nella maniera più naturale possibile.

Ad aprire le danze di un disco che ha come tema centrale il rapporto tra Uomo e Natura – a ogni canzone è infatti associato uno specifico animale – ci pensa “Taurus”, costruita su di un riff insistito alla Gojira e con un testo  che riflette sulla situazione di crisi e devastazione che si sta vivendo attualmente in Ucraina. “Nightingale” invece è una canzone fortemente influenzata dal jazz: si apre con un piano Rhodes sul quale si interseca un’elaborata linea melodica del cantante Ross Jennings, per poi proseguire come un pezzo dei Dream Theater più sperimentali (viene in mente “The Glass Prison” da Six Degrees of Inner Turbulence). Con “The Alphabet of Me” si prosegue con la sperimentazione: il primo minuto e mezzo sembra uscito da un disco degli Enter Shikari, quello successivo da Discipline dei King Crimson, per poi concludersi dalle parti dei Genesis di inizio anni Ottanta. Il testo, ispirato al romanzo di Philip K. Dick Ma gli androidi sognano pecore elettriche? e ai film del franchise Blade Runner, è una riflessione sulla natura dell’identità.

“Sempiternal Begins” è forse il brano più canonicamente progressive metal del disco, mentre la successiva “Beneath the White Rainbow” è sostenuta dai riff politonali di Hensall e Griffiths, sui quali si interseca magistralmente la sezione ritmica composta dal bassista Conner Green e dal batterista Raymond Hearne. Un piccolo gioiello è invece “Island in the Clouds”, che inizia inaspettatamente come un pezzo drum and bass per poi ospitare una sezione centrale nuovamente debitrice dei King Crimson (relativamente) più recenti, dove Hensall e Griffiths si divertono a fare i Robert Fripp e Adrian Belew della situazione.

La terza parte del disco si apre con “Lovebite”, un pezzo in 11/8 che mette insieme il metal sperimentale di Devin Townsend e il pop rock elegante dei Toto, con una break regatta de blanc alla Police. Alla suite “Elephants Never Forget” spetta il ruolo di traccia più ambiziosa: inizia con una melodia sincopata che fa tanto Gentle Giant per poi continuare mettendo insieme i Messhuggah e i Dream Theater di “Beyond This Life”.

L’onore di chiudere Fauna va doverosamente a “Eyes of Ebony”, dedicata al padre di Henshall, a detta di Richard il fan numero uno della band, con ben 89 concerti visti e il sogno di raggiungere quota 100. Il brano è un djent malinconico (ammesso che questa definizione abbia un senso) che parte in sordina per farsi via via sempre più epico: verso il terzo minuto gli Haken si trasformano nei King Crimson di Three of a Perfect Pair, con un bel pattern di pianoforte e il bassista Conner Green novello Tony Levin. L’atmosfera però si fa sempre più claustrofobica, finché un ritornello arioso non risolve la situazione, portando la canzone verso la sua naturale conclusione, dove le chitarre creano una ragnatela di arpeggi, le tastiere disegnano un paesaggio sonoro sognante e le voci di Jennings e Hensall armonizzano andando a formare un coro polifonico.

Con una prova magistrale di questo genere, gli Haken si confermano la migliore band progressive metal sulla piazza, con ben pochi rivali all’orizzonte. Se Hensall  temeva – legittimamente – che la pandemia avrebbe frenato l’ascesa della band, Fauna è la dimostrazione che le sue paure a oggi non hanno motivo di sussistere. Questo disco, grazie a un songwriting di primissimo livello e a una performance strumentale di assoluta eccellenza, non è solo una delle migliori uscite del 2023, ma forse anche il migliore album della discografia della band britannica.