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MAKING MOVIESAL CINEMA
Favolacce
Damiano e Fabio D'Innocenzo
2020  (Vision Distribution)
DRAMMATICO
all MAKING MOVIES
03/08/2020
Damiano e Fabio D'Innocenzo
Favolacce
"Sento parecchio rimorso per avervi raccontato questa storia insensata, amara e anche pessimistica, vi meritavate forse qualcosa di più realistico, una storia normale, di quelle che accadono tutti i giorni, e non lo sfogo di un annoiato dalla vita, vi chiedo scusa, ricominciamo da zero".

Questa è la chiusa al film da parte della voce narrante, una voce importante fin dalle prime battute di questo lavoro dei fratelli D'Innocenzo, un elemento che ci presenta quella che non vuole essere una storia vera, come spesso ci accade di vedere al Cinema, non vuole essere nemmeno una storia come un'altra, vuole essere invece una favola, come gli stessi registi hanno dichiarato a più riprese, per non rischiare fraintendimenti l'hanno pure specificato nel titolo, e non una bella favola ma una favola nera, nerissima, una favolaccia quasi insostenibile. Anzi, insostenibile senza il quasi. E la voce coglie nel segno, è una storia pessimistica, troppo, seppur non lontana da alcune realtà nostrane, dai comportamenti di genitori incapaci di esserlo, una storia molto, troppo, tendente al nero.

Periferia romana, un quartiere decentrato, villette a schiera, spaziose, con il giardino, a dare quasi un'idea di benessere. All'interno delle case, dentro quei giardini, vive un'umanità gretta, disillusa, senza prospettive, con un amore contorto e trattenuto che non riesce mai ad arrivare nella maniera giusta ai più piccoli, ai figli, veri protagonisti di questa favola del disagio. Ciò che muove questi adulti mai giunti a maturazione sono sentimenti come l'invidia e la rabbia, sentimenti acuiti e incancrenitisi a causa della mancanza di lavoro o dalla presenza di lavori svilenti, da desideri materiali, lontani da spiritualità e amore, dall'incapacità di creare rapporti basati sulla sincerità, in taluni casi dalla mera ignoranza. In un mondo dove non c'è niente, la casa, la scuola e poco altro, i genitori non fanno che scaricare frustrazioni più o meno consapevolmente sui loro figli, un gruppo di ragazzi senza guida o con figure di riferimento sbagliate; anche quando un po' d'amore affiora, il comportamento di questi genitori appare più infantile di quello dei ragazzi, i due registi raccontano una generazione non in grado di prendersi cura della successiva, incapace di mettere la giusta distanza tra le loro azioni e quelle che dovrebbero essere più adatte ai bambini che si trovano a recitare ruoli lontani da quelli a cui avrebbero diritto alla loro età, circondati da una confusione e da una mancanza di punti di riferimento che taglia loro le gambe. Questi bambini sono diretti magnificamente dai fratelli D'Innocenzo, grandi professionisti sotto molti punti di vista, ma proprio con i bambini, vista anche la delicatezza dei temi trattati, viene qui fatto un grande lavoro, bellissimi volti che magari, chissà, in un prossimo futuro ritroveremo per ruoli da adulti o ragazzi fatti.

La storia, sceneggiata dagli stessi registi, è un bel pugno allo stomaco, non lascia speranza, eccede nel pessimismo trovando fine compiuta in una chiusa quasi irricevibile, che porta la narrazione nel mondo della favola nera, un finale con il quale bisogna scendere a patti e non ho remore nell'ammettere di non essere riuscito a farlo fino in fondo, nonostante l'ottimo lavoro dei D'Innocenzo anche in sede di regia (alcune sequenze sono effettivamente molto belle), non posso dire di aver goduto appieno di questo film, forse è troppo difficile farlo, cosa che potrebbe essere un altro punto a favore dei due autori (perché dimostrano di esserlo) che lasciano indubbiamente il segno elevandosi sopra la media dei prodotti italiani. Un bel film che merita la visione, indubbiamente, però cazzo che botta...


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